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La conferenza integrale di Spalletti alla vigilia di Fiorentina-Roma

SPalletti

“Mario Rui, Rudiger e Nura indisponibili. Vermaelen dopo la partita di Cagliari ha avuto un fastidio, poi è partito per la Nazionale, dove si è allenato, la prima amichevole non l’ha disputata, poi nella partita contro Cipro è stato utilizzato con degli antinfiammatori perché avvertiva dolore. Quando è tornato aveva il massimo del fastidio. Lo abbiamo tenuto fermo con la Samp, poi abbiamo provato in settimana prima di Plzen e si è visto che non era in grado di poter scendere in campo. Lo abbiamo tenuto fuori e ora avverte ancora questo fastidio. Se lo schieriamo si torna indietro e non se ne esce fuori. Rudiger nelle prossime settimane comincerà il lavoro di confidenza con la Primavera, escludendo impatti, per un 15-20 giorni e dopo una serie di allenamenti veri tornerà con noi”. Arriva la Fiorentina, che forse possiamo definire il primo vostro big match. L’anno scorso l’ha elogiata molto, forse la loro qualità maggiore resta il possesso palla e la debole la fase difensiva? “Loro sono rimasti gli stessi, una squadra forte con un allenatore stimato da tutti in una piazza non facile come Firenze. Questo è segno che ha delle conoscenze importanti per poter convincere una piazza come quella. Loro giocano un buon calcio, fatto di possesso palla e di giocate per andare a far gol e vincere le partite. Di conseguenza alzano un po’ la linea e soffrono in fase difensiva, è inevitabile e capita a tutte le squadre che giocano bene a pallone e che voglio portare tanti giocatori nell’area avversaria. La Fiorentina e quello stadio creano un ambiente particolare, ma anche con altre squadre con cui abbiamo giocato è successo: nel nostro campionato ogni partita diventa difficile. Ieri, per esempio, contro il Milan la Samp ha fatto un’altra bella partita, trascinante. Questo è simbolo delle insidie del nostro campionato, che è sempre molto livellato. La Fiorentina secondo me è destinata a stare nella parte alta della classifica. Noi dobbiamo trovare equilibrio, senza cadere negli alti e bassi che si sono visti ultimamente”. Sembra esserci difficoltà nell’ultimo passaggio: è un problema tattico o mentale? “Io le partite le vedo sempre e più di una volta. A Plzen mi era sembrato che la squadra abbia avuto le stesse difficoltà: non riesce a essere continua e a far sua la partita gestendola e comandandola. Però delle giocate e delle fasi in cui abbiamo giocato un buon calcio, facendo le cose giuste, ci sono stati. Anche più di quelli che credevo vedendola dal vivo. Poi spesso non si riesce a riempire la partita con le componenti che ci vogliono. La cosa fondamentale è una: dobbiamo essere più precisi nella semplicità. Non riusciamo a fare passaggi facili che ci potrebbero permettere di gestire meglio la partita. Spesso proprio perché sembra troppo facile, i nostri giocatori evitano di fare certi passaggi, forse perché li reputano banali. Fare una rete di passaggi per riuscire a mantenere la nostra presenza nel campo avversario è quello che dobbiamo ricercare”. Salah come sta vivendo questa vigilia? Lui è uno di quei calciatori che riempie la partita? “Salah vive tutto allo stesso modo. È una persona perfetta, ha sempre il sorriso sulle labbra. Quando a volte fa finta di non capire, gli dico qualcosa in fiorentino e si gira di scatto. Capisce tutto, sa tutto ed è uno sveglissimo. È rimasto attaccato a quella piazza, ma lui vuol far bene con la Roma, non ho dubbi che metterà in campo tutte le sue qualità. Ha grande imprevedibilità, attacca la linea difensiva, con la palla tra i piedi, esce da certe situazioni da solo in un modo che non ti aspetti, a volte è meglio non dargli troppe indicazioni a questi giocatori perché si rischia di limitarlo. È bravo ad andare dietro la linea difensiva. Per esempio a uno come Iturbe gli si deve più dare indicazioni sulle cose che deve fare. Salah ha più estro, più talento e va lasciato un po’ libero. Nel suo riempire la partita, quando gli viene la palla addosso e l’avversario gli è alle costole di solito riesce a muoversi e a liberarsi con certi movimenti, quando ce l’ha troppo addosso, però, può migliorare anche lui. Però è un giocatore affidabile”. A distanza di mesi, è ancora dell’idea che Roma sia l’ambiente ideale per lavorare? “Sono della stessa idea sull’ambiente e sulla squadra. Io mi deformerò a fine anno se devo deformarmi. Non mi deformo. La squadra è forte, nei giocatori ci credo e continuerò a crederci. Continuerò a seminare. Quando si semina bene da qualche parte qualcosa nasce, poi bisognerà star attenti a cosa nasce. L’altra sera ho detto “Iturbe da rivedere”, ho detto “rimandato”. Non ho detto che l’ho buttato via. Per me vanno bene questi qui fino a fine anno. È la rosa che ho voluto e che mi soddisfa. Non mi deformo. Roma è l’ambiente ideale per lavorare. È chiaro che poi bisognerebbe riuscire a far nascere l’entusiasmo che ti supporta. I giocatori, nonostante abbiano una testa, in un ambiente con entusiasmo danno qualcosa in più. Vivere sempre nel dubbio e tra le tensioni e le esasperazioni diventa più difficile. Allora lì ci vorrebbe più carattere e personalità. Qualcuno lo sa, però non riesce a opporsi nella maniera corretta e bisogna indicargli la giusta strada. Le tensioni e le esasperazioni ci sono. Bisogna vincere, l’imposizione è vincere, ma secondo me c’è anche un’altra strada. Serve lavorare in maniera corretta e fare un percorso in cui lasci dei paletti e fari vedere che quella è la strada da continuare, ci deve essere un modo di lavorare, di pensare, un modo di fare che deve determinare poi il futuro”. C’è bisogno di un lavoro accurato con la difesa, che ha commesso diversi errori individuali ultimamente? “Abbiamo preso qualche gol di troppo e abbiamo anche fatto qualcosa fatta bene, anche se non ne sento parlare. La difesa ha un’importanza effettiva nell’economia del gioco di squadra e nel raggiungimento dei risultati. Se io guardo il gol preso contro il Plzen, metto in evidenza che Juan Jesus ha giocato due partite in cui gli è stato chiesto di fare uno sforzo fisico. È stato disponibile, ma sicuramente non è al meglio. Precedentemente ci aveva fatto vedere qualcosa di diverso. Non c’entra niente il lavoro sulla linea difensiva o la qualità del giocatore. Bisogna pensare al futuro, questo è il mio lavoro. Dobbiamo fissare delle situazioni sulle quali ci si potrà basare sul futuro. Anche questa deve essere la ricerca dei miei calciatori. Deve essere una costante in tutti quelli che lavorano nella Roma. Creare una forza futura. Juan Jesus a sinistra ha piede, ha il passaggio nello spazio. Se poi deve mettere la palla filtrante e dribblare un uomo allora è un altro discorso. Sulla marcatura in area di rigore è fortissimo, invece. Quella deve essere una sua qualità, un suo cavallo di battaglia”. Continuerà con il tridente leggero o sta pensando di rimettere Dzeko? “Sono divisioni alle quali pensate voi, io non le penso. La formazione dell’anno scorso ha dimostrato che aver portato a dei profitti alla Roma. Penso anche a Dzeko, anche perché con lui trova più potenza fisica, diventa più possente, ci dà la possibilità di trovare più soluzioni. Se l’ho lasciato fuori l’altra sera è per averlo fresco a Firenze. Poi è chiaro che Salah ed El Shaarawy hanno fatto bene in precedenza. Non è sempre bene allo stesso modo, abbiamo la nostra rosa e il mio lavoro è infondere fiducia ed è quello che sto facendo. Piantare fiducia, sono convinto che qualcosa nascerà e ci si potrà costruire il resto. Attualmente dobbiamo solo trovare un equilibrio sostanziale nella partita, senza subire o creare questi alti e bassi dove non riusciamo a essere una squadra forte che può ambire a risultati importanti. Questo si fa attraverso la semplicità e una rete di passaggi continui, di scelte facili da fare per arrivare fino alla linea difensiva avversaria”. “Nell’ultima partita abbiamo fatto bene a lunghi tratti. Abbiamo fatto benissimo per la prima metà del primo tempo contro la Samp e benissimo per tutto il secondo tempo. A Plzen è stato uguale, abbiamo iniziato bene nel primo quarto d’ora prima di prendere gol e poi c’è stato un calo e non siamo stati continui. La chiave è quella di fare cose semplici, fare il possesso palla semplice. Diamo un contributo invisibile, il passagino che una un valore pari a zero. Poi però l’addizione di passaggi farà la sufficienza”. Alisson o Szczesny? “I portieri per me sono due calciatori normali. Penso al calcio moderno. Per i portieri ovviamente farebbe più comodo sapere se è titolare o meno. Il titolare è chi fa meglio. Punto. Ci sono momenti in cui puoi cambiare, magari sbagliando. Ma poi si traggono delle conclusioni. Noi abbiamo avuto un momento difficile, un passaggio a vuoto e cioè l’uscita dalla Champions. Ma c’è un lavoro da fare per poter lasciare una Roma migliore rispetto a come l’abbiamo trovata”. Con la Sampdoria e con il Plzen la Roma è cambiata con Totti: è difficile vederlo dal primo minuto? “Totti è possibile vederlo anche dal primo minuto. Lui quando è entrato ha fatto bene il suo lavoro. Faccio un discorso in generale”. La rosa di quest’anno è più competitiva rispetto all’anno scorso? “La rosa è più competitiva, mi piace più di quella dell’anno scorso. Fino a fine anno non cambio idea”. Sull’utilizzo di Francesco Totti ha cambiato idea rispetto allo scorso anno? “Io ho sempre la stessa idea su Francesco. Purtroppo lui viene usato in maniera sbagliata secondo me. E anche lui questo lo avverte. Io non voglio togliere niente ai giocatori. Ripartiamo da lì, da quello che è stato il discorso dell’anno scorso. Io ho parlato chiaramente a Francesco, dentro al mio ufficio e poi siamo partiti per un tragitto e un decorso durante l’anno. La squadra ha cominciato a far bene, lui aveva un infortunio. Io porto avanti una ricerca e cioè di riuscire a trovare altri riferimenti. Voi no, ai media interessa solo una cosa: parlate di questa cosa qui per creare distacco all’interno della Roma. Si usa Francesco per spaccare la Roma. Non sento parlare bene di niente, la Società non va bene, il direttore generale non va bene, l’ambiente non va bene, quelli che lavorano alla Roma non vanno bene, le macchine che si usano vanno male, non va bene niente. Ci sarà una cosa che vi andrà bene dentro la Roma? È stato costruito uno spogliatoio nuovo, Pallotta si è dato da fare, ha speso dei soldi per creare una struttura. Vogliamo dire che la Roma ha fatto bene qualcosa? Su Francesco che devo dire? Più di dire che è un genio? Ha 40 anni. Lui mi deve aiutare a trovare altri calciatori. Lui ci ha dato un contributo per trovare la vittoria. L’anno scorso la Champions l’ha creata anche il resto della squadra. Io posso e devo far vedere che vado in una direzione. Francesco è un giocatore straordinario. Ma se pensiamo solo a lui non si vincerà niente. Da solo non basta. Questo discorso non va mischiato alla passione degli sportivi, loro possono fare quello che vogliono. È giusto. Noi abbiamo il dovere di portarli in un corpo solo, con l’entusiasmo, con la disponibilità, con la professionalità. Però la Roma deve essere anche altre cose. Ne parlavo stamattina a colazione con lui. Gli ho concesso di allenarsi prima per i funerali della zia. Non ho niente contro Francesco. Da quest’anno dalla prima intervista ho detto che non è l’ultima stagione di Francesco. Sarà il campo a dirlo se sarà o meno così. Voi mi volete attribuire una responsabilità che io non voglio e che non ho: far smettere Francesco. Io posso dire che continuo a fare l’allenatore della Roma se c’è Totti, se lui smette smetto anche io”

Luciano Spalletti ha incontrato i media alla vigilia della sfida contro la Fiorentina per la consueta conferenza stampa. Ecco le sue parole.

“Mario Rui, Rudiger e Nura indisponibili. Vermaelen dopo la partita di Cagliari ha avuto un fastidio, poi è partito per la Nazionale, dove si è allenato, la prima amichevole non l’ha disputata, poi nella partita contro Cipro è stato utilizzato con degli antinfiammatori perché avvertiva dolore. Quando è tornato aveva il massimo del fastidio. Lo abbiamo tenuto fermo con la Samp, poi abbiamo provato in settimana prima di Plzen e si è visto che non era in grado di poter scendere in campo. Lo abbiamo tenuto fuori e ora avverte ancora questo fastidio. Se lo schieriamo si torna indietro e non se ne esce fuori. Rudiger nelle prossime settimane comincerà il lavoro di confidenza con la Primavera, escludendo impatti, per un 15-20 giorni e dopo una serie di allenamenti veri tornerà con noi”.

Arriva la Fiorentina, che forse possiamo definire il primo vostro big match. L’anno scorso l’ha elogiata molto, forse la loro qualità maggiore resta il possesso palla e la debole la fase difensiva?

“Loro sono rimasti gli stessi, una squadra forte con un allenatore stimato da tutti in una piazza non facile come Firenze. Questo è segno che ha delle conoscenze importanti per poter convincere una piazza come quella. Loro giocano un buon calcio, fatto di possesso palla e di giocate per andare a far gol e vincere le partite. Di conseguenza alzano un po’ la linea e soffrono in fase difensiva, è inevitabile e capita a tutte le squadre che giocano bene a pallone e che voglio portare tanti giocatori nell’area avversaria. La Fiorentina e quello stadio creano un ambiente particolare, ma anche con altre squadre con cui abbiamo giocato è successo: nel nostro campionato ogni partita diventa difficile. Ieri, per esempio, contro il Milan la Samp ha fatto un’altra bella partita, trascinante. Questo è simbolo delle insidie del nostro campionato, che è sempre molto livellato. La Fiorentina secondo me è destinata a stare nella parte alta della classifica. Noi dobbiamo trovare equilibrio, senza cadere negli alti e bassi che si sono visti ultimamente”.

Sembra esserci difficoltà nell’ultimo passaggio: è un problema tattico o mentale?

“Io le partite le vedo sempre e più di una volta. A Plzen mi era sembrato che la squadra abbia avuto le stesse difficoltà: non riesce a essere continua e a far sua la partita gestendola e comandandola. Però delle giocate e delle fasi in cui abbiamo giocato un buon calcio, facendo le cose giuste, ci sono stati. Anche più di quelli che credevo vedendola dal vivo. Poi spesso non si riesce a riempire la partita con le componenti che ci vogliono. La cosa fondamentale è una: dobbiamo essere più precisi nella semplicità. Non riusciamo a fare passaggi facili che ci potrebbero permettere di gestire meglio la partita. Spesso proprio perché sembra troppo facile, i nostri giocatori evitano di fare certi passaggi, forse perché li reputano banali. Fare una rete di passaggi per riuscire a mantenere la nostra presenza nel campo avversario è quello che dobbiamo ricercare”.

Salah come sta vivendo questa vigilia? Lui è uno di quei calciatori che riempie la partita?

“Salah vive tutto allo stesso modo. È una persona perfetta, ha sempre il sorriso sulle labbra. Quando a volte fa finta di non capire, gli dico qualcosa in fiorentino e si gira di scatto. Capisce tutto, sa tutto ed è uno sveglissimo. È rimasto attaccato a quella piazza, ma lui vuol far bene con la Roma, non ho dubbi che metterà in campo tutte le sue qualità. Ha grande imprevedibilità, attacca la linea difensiva, con la palla tra i piedi, esce da certe situazioni da solo in un modo che non ti aspetti, a volte è meglio non dargli troppe indicazioni a questi giocatori perché si rischia di limitarlo. È bravo ad andare dietro la linea difensiva. Per esempio a uno come Iturbe gli si deve più dare indicazioni sulle cose che deve fare. Salah ha più estro, più talento e va lasciato un po’ libero. Nel suo riempire la partita, quando gli viene la palla addosso e l’avversario gli è alle costole di solito riesce a muoversi e a liberarsi con certi movimenti, quando ce l’ha troppo addosso, però, può migliorare anche lui. Però è un giocatore affidabile”.

A distanza di mesi, è ancora dell’idea che Roma sia l’ambiente ideale per lavorare?

“Sono della stessa idea sull’ambiente e sulla squadra. Io mi deformerò a fine anno se devo deformarmi. Non mi deformo. La squadra è forte, nei giocatori ci credo e continuerò a crederci. Continuerò a seminare. Quando si semina bene da qualche parte qualcosa nasce, poi bisognerà star attenti a cosa nasce. L’altra sera ho detto “Iturbe da rivedere”, ho detto “rimandato”. Non ho detto che l’ho buttato via. Per me vanno bene questi qui fino a fine anno. È la rosa che ho voluto e che mi soddisfa. Non mi deformo. Roma è l’ambiente ideale per lavorare. È chiaro che poi bisognerebbe riuscire a far nascere l’entusiasmo che ti supporta. I giocatori, nonostante abbiano una testa, in un ambiente con entusiasmo danno qualcosa in più. Vivere sempre nel dubbio e tra le tensioni e le esasperazioni diventa più difficile. Allora lì ci vorrebbe più carattere e personalità. Qualcuno lo sa, però non riesce a opporsi nella maniera corretta e bisogna indicargli la giusta strada. Le tensioni e le esasperazioni ci sono. Bisogna vincere, l’imposizione è vincere, ma secondo me c’è anche un’altra strada. Serve lavorare in maniera corretta e fare un percorso in cui lasci dei paletti e fari vedere che quella è la strada da continuare, ci deve essere un modo di lavorare, di pensare, un modo di fare che deve determinare poi il futuro”.

C’è bisogno di un lavoro accurato con la difesa, che ha commesso diversi errori individuali ultimamente?

“Abbiamo preso qualche gol di troppo e abbiamo anche fatto qualcosa fatta bene, anche se non ne sento parlare. La difesa ha un’importanza effettiva nell’economia del gioco di squadra e nel raggiungimento dei risultati. Se io guardo il gol preso contro il Plzen, metto in evidenza che Juan Jesus ha giocato due partite in cui gli è stato chiesto di fare uno sforzo fisico. È stato disponibile, ma sicuramente non è al meglio. Precedentemente ci aveva fatto vedere qualcosa di diverso. Non c’entra niente il lavoro sulla linea difensiva o la qualità del giocatore. Bisogna pensare al futuro, questo è il mio lavoro. Dobbiamo fissare delle situazioni sulle quali ci si potrà basare sul futuro. Anche questa deve essere la ricerca dei miei calciatori. Deve essere una costante in tutti quelli che lavorano nella Roma. Creare una forza futura. Juan Jesus a sinistra ha piede, ha il passaggio nello spazio. Se poi deve mettere la palla filtrante e dribblare un uomo allora è un altro discorso. Sulla marcatura in area di rigore è fortissimo, invece. Quella deve essere una sua qualità, un suo cavallo di battaglia”.

Continuerà con il tridente leggero o sta pensando di rimettere Dzeko?

“Sono divisioni alle quali pensate voi, io non le penso. La formazione dell’anno scorso ha dimostrato che aver portato a dei profitti alla Roma. Penso anche a Dzeko, anche perché con lui trova più potenza fisica, diventa più possente, ci dà la possibilità di trovare più soluzioni. Se l’ho lasciato fuori l’altra sera è per averlo fresco a Firenze. Poi è chiaro che Salah ed El Shaarawy hanno fatto bene in precedenza. Non è sempre bene allo stesso modo, abbiamo la nostra rosa e il mio lavoro è infondere fiducia ed è quello che sto facendo. Piantare fiducia, sono convinto che qualcosa nascerà e ci si potrà costruire il resto. Attualmente dobbiamo solo trovare un equilibrio sostanziale nella partita, senza subire o creare questi alti e bassi dove non riusciamo a essere una squadra forte che può ambire a risultati importanti. Questo si fa attraverso la semplicità e una rete di passaggi continui, di scelte facili da fare per arrivare fino alla linea difensiva avversaria”.

“Nell’ultima partita abbiamo fatto bene a lunghi tratti. Abbiamo fatto benissimo per la prima metà del primo tempo contro la Samp e benissimo per tutto il secondo tempo. A Plzen è stato uguale, abbiamo iniziato bene nel primo quarto d’ora prima di prendere gol e poi c’è stato un calo e non siamo stati continui. La chiave è quella di fare cose semplici, fare il possesso palla semplice. Diamo un contributo invisibile, il passagino che una un valore pari a zero. Poi però l’addizione di passaggi farà la sufficienza”.

Alisson o Szczesny?

“I portieri per me sono due calciatori normali. Penso al calcio moderno. Per i portieri ovviamente farebbe più comodo sapere se è titolare o meno. Il titolare è chi fa meglio. Punto. Ci sono momenti in cui puoi cambiare, magari sbagliando. Ma poi si traggono delle conclusioni. Noi abbiamo avuto un momento difficile, un passaggio a vuoto e cioè l’uscita dalla Champions. Ma c’è un lavoro da fare per poter lasciare una Roma migliore rispetto a come l’abbiamo trovata”.

Con la Sampdoria e con il Plzen la Roma è cambiata con Totti: è difficile vederlo dal primo minuto?

“Totti è possibile vederlo anche dal primo minuto. Lui quando è entrato ha fatto bene il suo lavoro. Faccio un discorso in generale”.

La rosa di quest’anno è più competitiva rispetto all’anno scorso?

“La rosa è più competitiva, mi piace più di quella dell’anno scorso. Fino a fine anno non cambio idea”.

Sull’utilizzo di Francesco Totti ha cambiato idea rispetto allo scorso anno?

“Io ho sempre la stessa idea su Francesco. Purtroppo lui viene usato in maniera sbagliata secondo me. E anche lui questo lo avverte. Io non voglio togliere niente ai giocatori. Ripartiamo da lì, da quello che è stato il discorso dell’anno scorso. Io ho parlato chiaramente a Francesco, dentro al mio ufficio e poi siamo partiti per un tragitto e un decorso durante l’anno. La squadra ha cominciato a far bene, lui aveva un infortunio. Io porto avanti una ricerca e cioè di riuscire a trovare altri riferimenti. Voi no, ai media interessa solo una cosa: parlate di questa cosa qui per creare distacco all’interno della Roma. Si usa Francesco per spaccare la Roma. Non sento parlare bene di niente, la Società non va bene, il direttore generale non va bene, l’ambiente non va bene, quelli che lavorano alla Roma non vanno bene, le macchine che si usano vanno male, non va bene niente. Ci sarà una cosa che vi andrà bene dentro la Roma? È stato costruito uno spogliatoio nuovo, Pallotta si è dato da fare, ha speso dei soldi per creare una struttura. Vogliamo dire che la Roma ha fatto bene qualcosa? Su Francesco che devo dire? Più di dire che è un genio? Ha 40 anni. Lui mi deve aiutare a trovare altri calciatori. Lui ci ha dato un contributo per trovare la vittoria. L’anno scorso la Champions l’ha creata anche il resto della squadra. Io posso e devo far vedere che vado in una direzione. Francesco è un giocatore straordinario. Ma se pensiamo solo a lui non si vincerà niente. Da solo non basta. Questo discorso non va mischiato alla passione degli sportivi, loro possono fare quello che vogliono. È giusto. Noi abbiamo il dovere di portarli in un corpo solo, con l’entusiasmo, con la disponibilità, con la professionalità. Però la Roma deve essere anche altre cose. Ne parlavo stamattina a colazione con lui. Gli ho concesso di allenarsi prima per i funerali della zia. Non ho niente contro Francesco. Da quest’anno dalla prima intervista ho detto che non è l’ultima stagione di Francesco. Sarà il campo a dirlo se sarà o meno così. Voi mi volete attribuire una responsabilità che io non voglio e che non ho: far smettere Francesco. Io posso dire che continuo a fare l’allenatore della Roma se c’è Totti, se lui smette smetto anche io”.