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Alla scoperta dei nuovi membri della Hall of Fame: Antonio Carlos Cerezo

Alla scoperta dei nuovi membri della Hall of Fame: Cerezo

Dopo l'annuncio del 18 luglio proseguiamo nella scoperta dell'ultimo dei nuovi membri della Hall of Fame, Antonio Carlos Cerezo, protagonista di 104 presenze in competizioni ufficiali con la Roma e autore di 25 reti...

Dopo l'annuncio del 18 luglio proseguiamo nella scoperta dell'ultimo dei nuovi membri della Hall of Fame, Antonio Carlos Cerezo, protagonista di 104 presenze in competizioni ufficiali con la Roma e autore di 25 reti.

Leggi qui di seguito la nostra scheda sul brasiliano classe 1955, uno tra i personaggi più amati di sempre dalla tifoseria giallorossa.

Forse, per intuire quello che è stato, ed è tutt’ora il rapporto di Antonio Carlos Cerezo con il pubblico giallorosso basta ricordare un aneddoto risalente al 24 agosto 2002. Il fuoriclasse brasiliano all’epoca sedeva sulla panchina dei Kashima Antlers e alla guida della squadra nipponica sbarcò allo Stadio Olimpico per un’amichevole. A cinque minuti dall’inizio della gara, Toninho sbucò dal sottopassaggio della Curva Sud con i caratteristici calzettoni abbassati, indossando la maglia numero 10 di Francesco Totti, per un giro di campo che mandò in visibilio i tifosi.

La storia di Cerezo alla Roma entra in gestazione già nell’estate del 1982 quando la Roma fa alcuni sondaggi per cercare di portarlo nella capitale. L’operazione andrà in porto solo l’anno seguente e non senza superare diverse difficoltà, non ultima quella del Consiglio Federale che il 2 luglio annulla il suo tesseramento con argomentazioni di carattere burocratico che verranno superate dopo una rapida quanto durissima battaglia legale.

Approdato finalmente alla corte di Nils Liedholm, Cerezo dimostra immediatamente dei mezzi tecnici e atletici sconfinati, che sono pari solo alla capacità di stabilire un rapporto umano caloroso con chiunque lo avvicini.

Un esempio? Nella finale del Torneo di Amsterdam, nell’agosto 1983, la finale con il Feyenoord di sua maestà Johan Cruyff finisce ai rigori. Per tutti, tranne Cerezo, che avendo donato la sua maglia ad un bambino piazzato a bordocampo si vede costretto a rinunciare alla serie dagli undici metri.

Il suo modo funambolico di trattare il pallone, l’energia inesauribile riversata sul campo, l’autentico genio calcistico dimostrato, si uniscono ad un’umanità forgiata per sposarsi e fondersi con lo spirito dei tifosi romanisti. Ecco dunque che durante un periodo di appannamento, la Curva Sud gli dedicherà uno striscione (“Vai Nessa Toninho! La torcida te da na forca”, esposto il 22 gennaio 1984 nel corso di Roma – Sampdoria) che cementerà ancora di più questo rapporto.

Nei tre anni trascorsi nella Roma, Cerezo vince due volte la Coppa Italia e disputa la finale di Coppa dei Campioni. Struggente e poetico al tempo stesso il suo addio alla maglia giallorossa. Proprio il 14 giugno 1986 nella finale di Coppa Italia, Cerezo, costretto da un infortunio a saltare quello che sarebbe stato il terzo mondiale della sua carriera, viene messo in campo a una manciata di minuti dalla fine del match. Toninho racconterà così l’impatto con il primo pallone toccato in quella finale: “Ho visto il cross pulito e ho capito che Pruzzo avrebbe fatto la torre e allungato la traiettoria. E’ andata così e ho avuto tutto il tempo per colpire di testa e cercare l’angolo”.

E’ questo il suo addio alla Roma, un gol che allo scadere porta i colori giallorossi sul 2-0 ribaltando il 2-1 subito nella finale di andata, l’apoteosi di un calciatore sempre certo, a dispetto del tempo, di un legame fortissimo. Quello con la Roma e i suoi tifosi: “Non sono stato il più forte giocatore della storia della Roma, ma credo di essere stato il più amato”. Oggi quei tifosi che tanto l’hanno così amato applaudono al suo ingresso nella Hall of fame.