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Frame: generazione DDR

Frame: generazione DDR

In Champions League è iniziata la sua storia d'amore con la Roma. Una storia arrivata al quindicesimo anno, 5405 giorni fa da quel 30 ottobre 2001

Daniele De Rossi esordì in gare ufficiali con la maglia giallorossa proprio nella massima competizione europea, quando aveva diciotto anni, il numero 27 sulle spalle, un caschetto biondo con la riga in mezzo e nessun accenno di barba. All'Olimpico si giocava Roma-Anderlecht, partita che non aveva molto da dire in fatto di qualificazione, ma che servì per aggiornare i libri di storia. Finì 1-1, segnò Delvecchio in risposta a Mornar.

Lui, Daniele, subentrò nella ripresa al posto di Tomic a venti minuti dal termine e si andò ad appostare nella zona di competenza, in mezzo al campo. La squadra di Capello scese sul terreno di gioco con una divisa Champions, quella per metà gialla e metà rossa in stile palio di Siena.

Ieri, 17 agosto 2016, è passata una vita da quella nottata pre Halloween. Quindici anni, una generazione. Lui è un affettuoso “pluripapà”, il caschetto si è tramutato in capello corto, la barba ha preso il largo sul viso, il 27 sulle spalle è diventato 16 per la figlia Gaia. È un uomo. Un uomo che ha vinto un Mondiale di calcio con la Nazionale, qualche titolo nazionale con la Roma (non lo scudetto) e collezionato un mare di presenze da professionista.

Più di 100 con l'Italia, 522 da romanista, di cui 77 in Europa. 77 le ha compiute a Porto, contro il Porto. Partita difficile, dura, soprattutto da quando la squadra di Spalletti è rimasta in inferiorità numerica. Lui, Daniele, si è confermato un punto di riferimento assoluto davanti alla difesa cercando di proteggere la retroguardia come solo DDR sa fare. Con determinazione e intelligenza tattica.

Era il capitano, il leader, non solo per la fascia al braccio. Ha ragionato quando c'era da ragionare e ha battagliato quando c'era da battagliare. Ha fatto semplicemente quello che fa da quindici anni a questa parte per la Roma. Ha fatto De Rossi.