È uno dei giocatori con più esperienza nella rosa, ma questo ruolo non turba affatto Daniele De Rossi che si appresta a iniziare la sua sedicesima stagione in giallorosso.
“Cerco sempre di dare una mano e di dare subito confidenza ai più giovani, nonostante io non sia un pallone d’oro”, ha dichiarato il centrocampista nella conferenza stampa alla vigilia del playoff di andata di Champions contro il Porto. “Qui a Roma so che un giovane rischia di sentirsi in difficoltà quando arriva, ma con me hanno tutti un ottimo rapporto. Leo Paredes in particolare, anche perché lo conosco da qualche anno, ma lo stesso Gerson si è inserito bene. Io sono quello che sono nella realtà: un loro compagno di squadra, ho più esperienza ma tutti sanno che possono scherzare con me come se fossi un giovane come loro. Avere esperienza non mi turba, ma mi dà la sensazione che devo essere un esempio più di quanto non lo sia stato negli scorsi anni”.
Domani all’Estadio do Dragao la Roma avrà la prima partita valida per l’accesso alla massima competizione europea e il numero 16 della rosa di Spalletti conosce senza dubbio l’importanza di una simile sfida.
“Domani sarà una novità anche per me, io non ho mai fatto un preliminare di Champions League. Ho disputato qualche finale di Supercoppa ad agosto, che era certamente importante, ma questo preliminare dà la sensazione che possa cambiare tutta la nostra stagione in base al risultato. Cambierà la nostra impostazione mentale a seconda di come andrà. Non è una finale, ma è come se fosse un ottavo o un quarto di finale. È una partita fondamentale, come era quella contro il Real Madrid la scorsa stagione. Non ho consigli per i miei compagni, anche loro hanno grandissima esperienza, li sento che hanno capito l’importanza della partita. Sono certo, però, che la senta anche il Porto questa sfida: ci saranno due squadre pronte e preparate per fare una partita così importante”.
Senti di essere in una condizione fisica ottimale che da tempo non avevi?
“Dirlo oggi non è mai molto intelligente, perché bisognerebbe aspettare qualche partita e vedere l’esito deli match per capirlo direttamente dal campo. Quest’estate sono stato bene e ho avuto la conferma di quello che l’allenatore qui accanto a me (Spalletti, ndr) mi ha detto quando ero più giovane: lavorare bene non basta, bisogna lavorare forte, fortissimo. Questo vale soprattutto quando diventi vecchio: devi impegnarti ancora più di prima. Se un tempo mi sembrava abbastanza quello che facevo, adesso so che devo lavorare ancora di più”.
C’è una linea difensiva praticamente tutta nuova, che giudizio hai?
“Essere qui da tanti anni mi insegna che ad agosto si può prevedere ben poco. Orientativamente, di solito, nelle squadre che vanno bene come successo a noi nella scorsa stagione meno cambi e meglio è. La difesa è un reparto delicato e lo staff tecnico dovrà fare più lavoro ancora più impegnativo per unire le menti in un unico movimento. Sono arrivati giocatori bravi e di esperienza che si adatteranno presto, non vedo particolari problemi e sono sicuro che quello arretrato sia un reparto forte”.
Qual è il nuovo arrivo che ti ha impressionato di più?
“I nuovi si sono inseriti tutti bene, sono giocatori che si conoscono e sono già affermati, sul quale si può fare un grande affidamento. Non è nuovo, ma quello che mi ha impressionato per i miglioramenti registrati è Leo Paredes, è tornato più maturo rispetto a quando è partito, ma un campionato fuori, con un allenatore molto bravo, penso gli abbia fatto molto bene.”.
Può la vittoria dell’Europeo da parte del Portogallo dare entusiasmo a una squadra come il Porto?
“Le grandi stelle del Portogallo giocano all’estero, ma l’entusiasmo che si è vissuto qui sarà di grande aiuto per le squadre portoghesi. Lo stesso è stato per noi nel 2006, anche se forse lì l’ondata di ottimismo si spense troppo presto, ma per un periodo ci siamo sentiti tutti più forti a livello di club.
Il Porto ha cambiato molto, individualmente quali sono i calciatori più pericolosi secondo te?
“Ha cambiato parecchio, ma credo che la forza del Porto negli anni sia stata quella di cambiare giocatori molto quotati, venderli e ritrovare sempre giocatori giovani e forti talentuosi. Non ci spaventa uno in particolare, ma il collettivo e il modo di giocare che hanno sempre avuto sì. Sono proprio i loro cambiamenti a non darci tranquillità e senza dubbio anche quelli che conosciamo di meno saranno giocatori all’altezza”.
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