L'esordio a Brescia sarebbe arrivato un mese e dieci giorni dopo, ma la prima partita fra i grandi Totti l'ha giocata quel giorno, contro la nazionale allenata per la prima volta da Herbert Prohaska. Stadio Flaminio di Roma, Roma contro Austria, roba imperiale, anche un po’ di più se è possibile.
Siamo in piena Tangentopoli, Scalfaro fa un appello al parlamento sulla questione morale, Licio Gelli rivela che nel 1980 intervenne presso Calvi per far ottenere un prestito al PSI di Craxi, tramite il Banco Ambrosiano, ma, soprattutto, quel giorno una tribuna coperta allo stadio costa 25.000 lire, i Distinti 10.000, che forse erano troppi all'epoca per un'amichevole in un'annata non eccezionale della Roma, ma visti da qui erano prezzi stracciati: quanto vale il biglietto dell'ouverture assoluta di Francesco? Si conta? Quel giorno Padoa sul Messaggero preannunciava l'esordio: “Boskov avrà i suoi problemi (...) basta citare gli assenti: Rizzitelli, Salsano, Garzya, Haessler...Mihajlovic... E ancora sicuri assenti Caniggia e Muzzi in nazionale... Potrebbe entrare il giovane attaccante Totti, casse '76, una mezzoretta per far capire che le sue qualità un giorno potranno essere sfruttate anche dalla prima squadra”. Potrebbe. Poté. Può ancora.
“In campo poi è entrato Totti, classe 76, al posto di Giannini:un paio di lanci illuminanti, un gol fallito per un niente con un diagonale di destro, grande autorità e applausi dei tifosi. Un debutto in grande stile per il gioiello della Primavera, reduce da un'operazione al ginocchio” scriveva il giorno dopo Ferretti sul Messaggero. Il grande momento è stato l'11' del secondo tempo: Totti al posto di Giannini, fuori il Principe dentro il Piccolo contro l'Austria Imperiale. Ci sta tutto. A disposizione fra gli austriaci c’era Miki Konsel, seduto accanto a lui Herbert Prohaska che a sua volta viveva il suo esordio da commissario tecnico.
“Cominciare questa avventura proprio da Roma mi fa enormemente piacere. È impossibile cancellare i ricordi...”.
E chi se li dimentica i giorni di Prohaska a Roma. Lo chiamavamo Lumachina per i capelli e per la sua (relativa) lentezza, come uno dei personaggi di Pinocchio, ma eravamo per davvero nel Paese dei Balocchi quell’anno.
Prohaska è stato la definizione stessa della discrezione, dell'esattezza, della puntualità, della levità. È stato un anno soltanto qui e ha vinto quello che questa città aspettava da 41 anni. In quell’anno segnò gol come lui: decisivi in partite non così clamorose da ricordare (Ascoli, Avellino e Firenze nel giorno in cui il Toro faceva 3 gol in 4’ alla Juve: chi se lo ricorda il suo gol su rigore?).
Se nel calcio romanista c’è un cameo, quello è stato il suo percorso: Prohaska è il co-protagonista perfetto di qualsiasi storia, non poteva non esserlo della Storia che proprio quel giorno cominciava a farsi, senza quasi che se ne accorgesse qualcuno. Un cameo che è un kolossal.
Chi se li scorda i giorni di Prohaska a Roma! Chi se la ricorda la prima di Totti?
Era giovedì come oggi.
Il tabellino:
Roma: Cervone (46' Zinetti), D. Rossi, Caputi, Tempestilli, Aldair (74' G. Rossi), Comi (46' Benedetti), Piacentini, Petruzzi, Carnevale, Giannini (56' Totti), Bonacina.
A disposizione: Pellegrino, Marchetti, Perli, Torbidoni.
All. Boskov.
Austria: Wohlfart, Hochmaier, Peci (48' Streiter), Feiersinger (46' Wazinger) Zsak, Baur, Ogris (68' Stoger), Prosenik, Pfeifenberger, Kuhbauer, Rodax (46' Schinkels).
A disposizione: Konsel.
CT Prohaska.
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