La Roma conquista la prima vittoria esterna in campionato con un convincente 3-1 sul Napoli. Affrontare i partenopei al San Paolo non è mai semplice – soprattutto se i tuoi tifosi non hanno il permesso di seguirti in trasferta – ma la Roma ha sfoggiato un grandissimo spirito guerriero e un’eccellente unità di intenti di che le hanno consentito di fare bottino pieno.
Conseguire un risultato così importante contro un avversario formidabile senza, tra le altre cose, Kevin Strootman e Bruno Peres, non fa altro che confermare l’acume tattico di Spalletti, la sua fiducia nella squadra e la sua capacità di motivare la truppa.
Mohamed Salah ed Edin Dzeko hanno ribadito come la loro complementarietà nel reparto avanzato giallorosso sia un’arma micidiale. Entrambi hanno dimostrato ancora una volta di saper leggere al meglio il comportamento e i movimenti del compagno, cosa che ha consentito loro di dialogare efficacemente e creare scompiglio nella difesa avversaria.
Le due reti messe a segno dal bosniaco, che hanno portato il suo computo stagionale a sette, e il gol realizzato da Salah hanno fatto sì che l’apporto offensivo dei due trascinatori giallorossi venisse in seguito giustamente riconosciuto ed elogiato. Tuttavia, merita una menzione speciale anche il loro contributo in fase difensiva, in particolare per quanto riguarda Salah.
Il momento che ha probabilmente cambiato la partita ha visto coinvolti proprio Dzeko e Salah, con quest’ultimo a pressare incessantemente Koulibaly e a sradicare il pallone dai piedi del senegalese, per poi fornire al bosniaco l’assist per il primo gol della gara al 40º minuto di gioco.
I tre intercetti, i due disimpegni e il contrasto vinto da Salah sottolineano al meglio come il suo contributo non si sia limitato solamente all’ultimo quarto di campo.
Ogniqualvolta la Roma intendeva uscire da dietro palla al piede, la decisione di Spalletti di organizzare la propria squadra in quello che sostanzialmente era un 3-2-3-2 ha certamente pagato. Questo, infatti, ha consentito ai giallorossi di avere diverse opzioni per cercare di superare i giocatori avversari, i cui movimenti sterili consentivano alla Roma di assicurare al meglio i collegamenti tra i reparti.
Un altro aspetto chiave è stato il fatto che i centrocampisti e i difensori giallorossi hanno saputo resistere al meglio al pressing degli azzurri, consentendo loro di avanzare agevolmente in gran parte delle occasioni.
La posizione di Juan Jesus si è rivelata particolarmente interessante poiché, sebbene fosse stato schierato sulla carta come terzino sinistro, il suo ruolo assomigliava di più a quello di un centrale di sinistra. Questo accorgimento voluto da Spalletti ha consentito alla squadra di essere più compatta, con l’attacco napoletano che doveva ogni vota vedersela con tre difensori centrali.
Conoscendo la pericolosità di José Callejón, l’ala destra del Napoli, e la sua abilità nel ricevere palla nel corridoio interno, la decisione di Spalletti di schierare Juan Jesus in posizione più “coperta” ha limitato con successo la minaccia e il dinamismo dello spagnolo.
Sebbene il venticinquenne giallorosso sia poi dovuto uscire dopo 70 minuti a causa di un infortunio, la sua prestazione è stata senz’altro la migliore da quando indossa la maglia della Roma.
Per controbilanciare la posizione di Juan Jesus, Alessandro Florenzi, schierato da terzino destro, ha avuto licenza di affondare e proiettarsi il più avanti possibile. Con i movimenti verso l’interno di Salah a creare spazi e la copertura assicurata da Manolas, Florenzi ha potuto così spingersi in profondità.
Le sue scorribande hanno costituito una minaccia costante per la difesa del Napoli, in una gara dove Florenzi ha provveduto ad allungare costantemente la difesa di Sarri.
Florenzi non ha tuttavia trascurato i suoi compiti difensivi, recuperando sei palloni fondamentali e facendo registrare cinque disimpegni, quattro intercetti e un contrasto vinto. L’assist per il secondo gol di Dzeko, perfettamente calibrato, è stata la giusta ricompensa per il lavoro svolto.
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