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Spalletti: “È un bel Natale, perché ieri c'è stato uno stadio festante e abbiamo giocato una buona partita”

Spalletti: “È un bel Natale, perché ieri c'è stato uno stadio festante e abbiamo giocato una buona partita”

Per il tecnico toscano quello giallorosso sarà un bel Natale in seguito alla bella prestazione dei suoi ragazzi contro il Chievo e alla bella atmosfera respirata dentro l’Olimpico nell’ultima gara del 2016.

Per Luciano Spalletti quello giallorosso sarà un bel Natale in seguito alla bella prestazione dei suoi ragazzi contro il Chievo e alla bella atmosfera respirata dentro l’Olimpico nell’ultima gara del 2016.

Il tecnico toscano è intervenuto questa mattina ai microfoni di Roma Radio per parlare non solo del match, ma anche per fare un bilancio dell’anno e per fare gli auguri a tutti i tifosi.

Ecco qui di seguito una sintesi delle sue parole.

Ieri in certi momenti c'è stato un tifo all'antica, vero?

"Sì, soprattutto in quello spicchio lì tra la Sud e la Monte Mario. Loro sono presenti, sono stati continui durante tutta questa stagione. Hanno fatto vedere di voler contribuire a fare meglio. Hanno lavorato insieme a noi e ieri si è raccolto i frutti tutti insieme. Se sugli spalti si farà ancora meglio, sarà di più anche quello che riuscirà a fare la squadra".

Un allenatore non deve solo mettere solo i giocatori in campo. Deve capire anche la loro psicologia. Come se lo sente questo gruppo?

"Il gruppo me lo sento vicino. Lo abbiamo scelto, ci fidiamo di loro. Tutti hanno un valore importante per la squadra e quindi si va avanti per la strada scelta, non si cambia per una giocata sbagliata. Come è successo ieri a Peres. Che poi però ha dato un contributo eccezionale, ha corso e ribaltato più azioni di tutti gli altri. Ha sbagliato qualcosa ma nel fare le cose può succedere. Poi c'è il caso di Emerson che è un discorso differente. E' un ragazzo che ha qualità e ve ne accorgerete. Ha un gran piede anche quando tira in porta. Nel momento in cui questo riuscirà ad essere riconosciuto, avrà fatto esperienza e si sentirà libero di esprimersi, vedrete chi diventerà questo qui. In generale la Roma non è la squadra ideale per far crescere i giovani e per permettergli di fare esperienza, di sbagliare. Certe cose si possono fare più facilmente a Udine e ad Empoli. Lì è più facile far esprimere le qualità dei calciatori".

Parliamo anche di Fazio. E' vero che lo voleva già allo Zenit. Se lo ricordava così prima di averlo. Lui è uno che dà tranquillità.

"Non solo tranquillità e calma. Fazio ha qualità e personalità, di lui ne avevamo già parlato in passato. Lui si era trasferito dalla Spagna e non giocava, ma il suo valore era chiaro a tutti. Ieri ci ha dato una mano importante. E' stato quasi il regista della squadra. Se si fa giocare mediano, diventa pure un mediano fortissimo. Lui è uno capace di arrivare al limite dell'area, copre campo. Ha questa costituzione fisica importante e non si pensa che abbia la possibilità di essere da tutte le parti del terreno di gioco come i centrocampisti e invece ci arriva. Anche con le spalle girate si sa disimpegnare quando viene attaccato dall'uomo".

Che Natale è questo per la Roma?

"E' un bel Natale, perché ieri c'è stato uno stadio festante, abbiamo giocato una buona partita, abbiamo lavorato nella maniera corretta. Che poi era il succo di quanto ci siamo detti dopo Torino. Ci siamo detti di non farci travolgere dalla sconfitta, perché non si doveva buttare via tutto. E infatti è stato così. Oggi è tutto l'opposto di quello che ti poteva sembrare otto giorni fa. E nel calcio spesso succede così".

Una partita matura da parte della Roma...

"La prestazione di ieri è stato un passo avanti dal punto di vista della maturità, della determinazione. Partite come quelle contro la Juve si possono sbagliare, quelle con Empoli e Cagliari bisogna portarle a casa. Ci vuole la personalità di prendersele, di passare sopra all'avversario anche se gli altri sono organizzati. In certe partite bisogna dire: io questa la vinco e non ci sono discussioni".

Possiamo farlo un bilancio di quest'anno?

"Vanno fatti i complimenti ai giocatori che da quando sono arrivato hanno lavorato in maniera seria. Sono loro che portano a casa i risultati, che si fanno il sedere lavorando sodo tutti i giorni. Fanno discorsi corretti negli spogliatoi. Ai più farfalloni glielo si spiega. Questo è un gruppo bello, importante. Potete stare tranquilli. In questa stagione ci si è messo un po' a carburare, ora siamo molto più forti dell'inizio. Quando abbiamo avuto molti giocatori infortunati e non si è trovata subito la quadratura. Ma siamo stati bravi in quello, perché i ragazzi si sono messi a disposizione per cambiare qualcosa individualmente e di squadra, e hanno sposato quello che gli veniva detto. Abbiamo perso un po' di tempo ad essere squadra. Ora si possono fare delle buone cose".

C'è una cosa che si può fare per salire un altro scalino?

"L'esempio che si può portare è quello di Stephan El Shaarawy. Ieri l'ho visto entrare su dei palloni in un modo che, per quelle che sono le sue caratteristiche, in altre occasioni non lo faceva. Se ai giocatori che abbiamo con tanta qualità gli facciamo mettere anche la determinazione... Per lui è un po' come il discorso che faccio spesso per Dzeko. Edin ieri poteva fare due o tre gol. Nella sua concezione lui dà sempre il massimo in tutte le cose. A volte però puoi dare il massimo in tutte le cose ma poi c'è quella che ti dà il segreto del risultato".

Cosa si sente di augurare alla squadra e ai romanisti?

"Molti di noi non condizionano il lavoro in funzione della famiglia, ma condizioniamo la famiglia in funzione del lavoro. Gli auguri sono sempre gli stessi. Se riusciamo ad essere uniti e coinvolti in quello che ricerchiamo, possiamo far diventare tutti i giorni Natale. Dipende da quella che è la nostra volontà di stare insieme e lavorare per un unico obiettivo. Se il supporto di quello spicchio di stadio di ieri diventa di tutto lo stadio può essere che le partite come quella di ieri vengono fuori tutte le volte".