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Un po’ di storia: i precedenti della Roma contro le brasiliane all’Olimpico…


In vista della sfida tra Roma e Chapecoense del 1 settembre all’Olimpico il nostro Tiziano Riccardi ci propone una carrellata con tutte le sfide che hanno visto i giallorossi sfidare club brasiliani nella capitale…

In vista della sfida tra Roma e Chapecoense del 1 settembre all’Olimpico vi proponiamo una carrellata con tutte le sfide che hanno visto i giallorossi sfidare club brasiliani nella capitale…

Una partita di calcio non è soltanto un pallone che rotola. Gol o non gol, palo o traversa, linea o fuori. È questo, sì, ma anche altro. Una partita di calcio può significare tanto di più. Uno spaccato di vita, un fatto o un avvenimento particolare, una ricorrenza, qualcosa che resta impresso nella mente e nella storia. Amichevole o gara ufficiale che sia, cambia poco.

Prendere l’esempio di Roma-Chapecoense del 1 settembre allo stadio Olimpico. Incontro totalmente inutile ai fini del risultato, ma iniziativa di enorme spessore morale per contribuire alla rinascita del club brasiliano, dopo il tragico incidente aereo in Colombia del 29 novembre 2016. Nel nome del calcio, solidarietà trasversale a chi ne ha bisogno senza nemmeno un pizzico di retorica. La ricorderemo tra una trentina d’anni con orgoglio.

Sembra curioso, ma pure tante altre amichevoli giocate a Roma contro squadre brasiliane hanno storie da raccontare. Pezzi della Roma che è stata.

Una la racconta spesso Alberto Ginulfi, portiere della Roma Anni 60 e 70. Il 3 marzo 1972 il suo nome diventa immortale parando un rigore a Pelè, in un Roma-Santos 0-2 allo stadio Olimpico. Va così. “Pelè parte e mi fa una finta. Sposta il corpo verso sinistra perché voleva mandarmi a destra, io mi lancio dall’altra parte e gliela prendo. Con la mano aperta. Fu gentile, venne ad abbracciarmi. A fine partita volle regalarmi la maglia: chissà quanti soldi ci faccio se la vendo”. Non la vende, Ginulfi, quella maglia bianca del Santos con il numero 10 di “O Rey” dietro. La custodisce a casa ed è giusto così. Re per una notte.

Come Gustavo Javier Bartelt, soprannominato “El Facha”. Sempre contro il Santos all’Olimpico. L’attaccante argentino, classe 1974, arriva a Roma a 25 anni dal Lanus. Buone referenze sul suo conto, ma poco altro. I tifosi aspettavano un colpo più altisonante per il ruolo di centravanti, ma il 9 finisce sulle spalle del biondo dai capelli lunghi e di bell’aspetto. L’occasione per presentarlo è Roma-Santos del 27 agosto 1998. Stesso giorno in cui la Lazio di Cragnotti ufficializza l’ingaggio del bomber Vieri dall’Atletico Madrid. Una notizia che non viene presa nel migliore dei modi dai tifosi presenti. L’incontro inizia male, i brasiliani vanno in vantaggio con Anderson e doppietta di Aristizabal. Sullo 0-3 l’atmosfera ambientale si fa pesante. Al 1’ della ripresa entra l’ultimo arrivato e in pochi minuti segna una doppietta, mostrando tecnica e velocità. C’è chi grida al fenomeno, ma resta un fuoco di paglia. Bartelt darà solo un’altra grande dimostrazione di forza, in campionato contro la Fiorentina. La partita conosciuta come quella “del gol di Bartelt alla Fiorentina”. Non segna, ma fornisce un assist vincente per l’1-1 di Alenitchev e poi dà un contributo decisivo al gol della vittoria di Totti.

C’è poi Roma-International di Porto Alegre dedicata a Francesco Rocca. Lui, “Kawasaki”, quello che sembrava il terzino sinistro venuto dal futuro per giocare negli Anni 70, è costretto a lasciare il calcio a 27 anni per troppi problemi fisici. “Smetto perché non posso più essere quello che volevo essere”. È il 29 agosto 1981, l’ultima volta che scende su un campo di calcio lo fa per l’esibizione con l’ex squadra di Falcao. Rocca si vede in campo solo nel primo quarto d’ora e poi viene sostituito da Spinosi. Finisce tra le lacrime e il rimpianto di una carriera che avrebbe potuto regalare tanto altro e tanto di più.

A proposito dell’International, in passato è capitato che club brasiliani fossero invitati nella Capitale in seguito ad alcuni affari di mercato. È il caso dei rossi di Porto Alegre, che scendono in campo all’Olimpico in seguito alla chiusura del trasferimento di Falcao alla Roma. Il “Divino” si presenta ai tifosi il 30 agosto del 1980 in una sfida contro il suo passato. È la prima volta che indossa quella maglia, ma non ruba l’occhio degli addetti ai lavori: “È certamente un giudizio prematuro, ma la Roma di Falcao ieri non si è vista. Il brasiliano ha giocato – di fronte a 50 milia spettatori – fuori ritmo, in condizioni difficili”. Non avrebbero mai immaginato cosa avrebbe rappresentato più in là quel numero 5 riccioluto e dall’incedere elegante.

Il 6 luglio 1955 si disputa Roma-Botafogo. Il club giallorosso opziona il “mezzo destro” offensivo Dino Da Costa. E – nella trattativa ancora da concludere – c’è in accordo un’amichevole da disputare all’Olimpico. Da Costa scende in campo con l’ex squadra dai colori bianconeri, con cui peraltro va anche a segno. Dopo una settimana da quella sfida, Dino diventa un giocatore giallorosso a tutti gli effetti. Un giornale dell’epoca scrisse così: “A nostro avviso, la probabile mezz’ala giallorossa non è un fuoriclasse come il suo compagno di squadra Vinicio, ma nel complesso dovrebbe essere molto utile all’attacco giallorosso”. Utilissimo, dato che diventerà il miglior marcatore nei derby della Capitale (12 reti tra gare ufficiali e non).

Di Roma-Atletico Mineiro ce ne sono state tre, dal 1983 al 1985. Tutte organizzate nell’ambito dell’operazione di Toninho Cerezo alla Roma. La prima delle tre, quella del 18 agosto 1983, Cerezo gioca qualche minuto con la maglia della vecchia squadra, salvo poi vestirsi tutto della Roma. Romanista. “Il cuore di Dio è giallorosso”.

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