Nella giornata di mercoledì, Mauro Baldissoni è intervenuto a Radio 24 dove ha parlato di Fair Play Finanziario, di calciomercato, della stagione in corso, di stadio, di sponsor e del VAR.
Ecco tutte le sue parole.
“Da qualche anno le società non sono libere di agire secondo le loro strategie, devono fare i conti con un regolamento che nasce in ambito UEFA, ma ora è stato anche recepito dal campionato italiano: il Fair Play Finanziario. Tutto questo implica delle restrizioni nell’operatività di mercato: una Società deve raggiungere il pareggio di bilancio. Si possono solo avere costi corrispondenti ai ricavi. Spesso si sente dire “la Roma ha bisogno di soldi”. No, la Roma fortunatamente non ha bisogno di soldi, perché ha una proprietà solida che li mette: negli ultimi 15 mesi ci ha inviato 98 milioni, basta guardare i bilanci che sono pubblici. Senza contare quelli precedenti all’aumento di capitale del 2014, in cui ne sono stati versati altri cento di milioni. Il parametro di bilancio, però, non considera i contributi della proprietà come attivi, per poter mettere a paro le perdite”.
“La stagione scorsa la Roma ha fallito l’accesso alla Champions League e aveva una rosa con dei costi onerosi, tarati per una competizione di un certo livello. La proprietà, però, ha contribuito a fare i versamenti necessari permettendoci di mantenere la gestione dei costi elevati che avevamo. Purtroppo, però, tutto ciò non viene considerato utile per rispettare il parametro di bilancio. Il Fair Play Finanziario è stato istituito per evitare che, dopo l’acquisizione del Manchester City e del PSG da parte di due nuove proprietà che fanno riferimento a due stati, un proprietario ricchissimo potesse avere una possibilità infinita di spesa violando la competizione. È per questo che i contributi delle proprietà non contano”.
“Con la UEFA abbiamo una tematica aperta e siamo fiduciosi in virtù del percorso intrapreso finora. Abbiamo comunicato loro, già in sede del Settlement Agreement di un paio di anni fa, la volontà di rispettare il Fair Play Finanziario senza trucchi e aggiramenti. Fino a oggi abbiamo dimostrato di saperlo fare. Nei tre anni in esame, abbiamo sforato un solo parametro dei quattro presi in esame e per giunta soltanto nell’ultimo anno. Di conseguenza siamo fiduciosi che la UEFA, dopo aver manifestato fino a oggi il compiacimento per la nostra attitudine gestionale, ci consenta di continuare a operare in questo modo senza imporci sanzioni particolari”.
“Al 31 gennaio la Roma ha venduto un solo calciatore ed è avvenuto ieri. Questo significa che la Società non aveva nessuna disperazione di vendere i calciatori. Dobbiamo essere bravi a trasformare le necessità in opportunità, come fatto in questi anni. Quando la nuova proprietà ha acquistato il Club, si partiva da una perdita di 58 milioni a fronte di un patrimonio di calciatori pari a 38 milioni. E la Roma è stata sanzionata dalla UEFA, nonostante la proprietà fosse arrivata da poco, proprio perché i calcoli delle perdite sono pluriennali. Le strade percorribili per noi erano due. La prima è abbattere i costi di gestione facendo aumentare i ricavi, aspettando dieci anni. La seconda è quella che abbiamo percorso: continuare a investire, mantenendo i costi alti, recuperando il differenziale tra costi e ricavi attraverso le plusvalenze che consentono di sistemare il bilancio. Facendo questo, la Roma è riuscita a mantenere la competitività anno dopo anno, tant’è vero che è rimasta stabilmente per tre volte in Champons leage negli ultimi quattro anni. Se arriva un’offerta imprevista su un giocatore come Dzeko, si può valutare se ritenerla congrua o meno. Se la Roma avesse avuto l’esigenza di vendere Dzeko lo avrebbe fatto. Il Club ha invece mantenuto le sue posizioni e le sue richieste. Non abbiamo avuto fretta e non abbiamo accelerato nella trattativa. Edin è un grande campione e siamo felice che sia rimasto”.
“I nostri costi di gestione finiscono per l’80% nel salario dei giocatori: questa è la dimostrazione che il nostro sia un progetto sportivo e non di rating. Siamo la seconda rosa per costo di gestione della Serie A, pur avendo il quarto o quinto monte ricavi. Le cessioni sono funzionali alla competitività della squadra: sono condizionate da regole internazionali, sono una necessità. La squadra ha fatto secondo, secondo, terzo e secondo posto ultimamente: l’obiettivo di restare competitivi è stato finora raggiunto.
“Nella nostra Società i soldi non sono soltanto spesi per investire sui nuovi calciatori, ma anche in rinnovi molto onerosi: la Roma dall’ultima estate a oggi ha rinnovato il contratto con Strootman, Nainggolan, Manolas. Questa è la dimostrazione che continuiamo a credere nella competitività della squadra e nei giocatori di alto profilo che abbiamo. Purtroppo a volte dobbiamo sanare il differenziale tra costi e ricavi attraverso delle cessioni, che vengono sempre valutate come un’opportunità per investire e migliorare”.
“Quando i risultati non arrivano sul campo, è evidente che bisogna fare meglio. Questa squadra ha dimostrato di essere competitiva come ci aspettavamo fino alla prima settimana di dicembre, quando si è qualificata come prima in un girone difficilissimo di Champions ed era a ridosso delle prime con una partita in meno. Da metà dicembre in poi, però, le prestazioni e i risultati non sono state all’altezza delle aspettative dei tifosi. Su questo c’è da lavorare e la delusione della gente è giustificata. La loro frustrazione è la nostra. Capiamo perfettamente il loro sfogo, non possiamo biasimarlo”.
“Non ci siamo indeboliti: abbiamo ceduto Emerson Palmieri che in campionato ha giocato zero minuti fino a oggi e lo sostituiremo con Jonathan Silva, che viene dalla Champions League con lo Sporting Lisbona e ha fatto anche la finale di Coppa Libertadores”.
“Parlare di distrazioni da parte della squadra per il caso Dzeko sarebbe grave: costituirebbe un alibi alla squadra, che è composta da professionisti di spessore internazionale, sarebbe un insulto alla loro professionalità. Le prestazioni negative sono arrivate da metà dicembre, non è possibile accostarle alla trattativa Dzeko.
“Questa squadra ha avuto un calo mentale e di determinazione che ha portato a prestazioni caratterizzate da timori e paura. La dimostrazione è la sfida di San Siro, quando abbiamo dominato per larghi tratti per poi farci prendere dal braccino del tennista. Un gruppo poco tranquillo entra in un periodo di crisi. È un tema sul quale ci interroghiamo, cercheremo di trovare delle soluzioni.
“Non siamo stati mai abbastanza competitivi per conquistare il trofeo, dobbiamo lavorare meglio, tutti. Staff tecnico, dirigenti e ambiente Roma all’interno. Dobbiamo avere il coraggio e la forza per andare a lottare per raggiungere dei trofei. Altrimenti continuiamo a creare ottimi presupposti, trasformati in fallimenti che diventano poi frustrazione e rabbia, tutte cose che peggiorano o riducono le possibilità di successo”.
“Lo sponsor è un elemento importante da considerare. Le catene dei ricavi sono ben definite nel calcio: una è quella dei diritti tv, la seconda è quella del botteghino, l’ultima è la voce commerciale che fa riferimento ai ricavi di sponsorizzazione. Lo sponsor è solo una voce dei ricavi commerciali, ma è la più evidente. Quando si parla di contratti pluriennali significa essere disposti ad accettare un’offerta, come una ricevuta da noi nel 2013 ed era indicativamente meno della metà dei nostri competitor principali in Italia, avrebbe significato continuare a bloccare la crescita del nostro brand. Per questo abbiamo scelto di rinunciare a certe offerte ritenute troppo basse per far accrescere il brand Roma e farlo arrivare all’altezza di quello dei nostri competitor. Ci sono diversi parametri che lo dimostrano, come le nostre iniziative nel mondo dei media che oggi raggiungono livelli internazionali. Ci attendiamo a breve dei risultati positivi per poter annunciare collaborazioni con brand di valore internazionale per ammontare che sono in linea con i nostri competitor. I contratti pluriennali devono per noi essere un volano e non un tappo”.
“Per quanto riguarda lo stadio, che poi è il vero game changer su cui la proprietà crede molto, abbiamo spesso fatto riferimento ad altre realtà, come l’Emirates, o come l’Allianz Arena. Ma il caso più semplice è quello della Juventus, che ha aumentato del 175% anno su anno nei ricavi. Pensate una nuova infrastruttura che tipo di incremento riesce a dare. L’investimento dello Stadio è enorme, di 800 milioni dei quali oltre 200 sono privati. Questo consente di sviluppare ricavi superiori rispetto a quelli attuali e di aumentare la sostenibilità di costi della squadra, della gestione sportiva, permettendoci di mantenere la competitività e accrescerlo, per poter ambire a risultati sempre maggiori. Io rido quando si dice che Pallotta vuole fare lo Stadio per guadagnare personalmente. È ovvio che un investimento così importante sia utile a fornire alla Roma un volano di ricavi che altrimenti attraverso la crescita organica, anche con lo sponsor di maglia che a breve potrebbe essere annunciato, comunque non riusciremmo a ottenere”.
“Non esistono posizioni ufficiali del Club in merito. La mia personale, che ho anche riportato agli arbitri, è che la VAR non può garantire la giustizia assoluta, sia per un protocollo limitativo, sia perché le decisioni sono sempre soggette a una valutazione umana. Se non c’è la giustizia completa a me non piace pagare il costo della perdita dell’immediatezza: fare un gol e non poter esultare perché bisogna attendere delle revisioni che portano via tempo, è un aspetto negativo. Se gli errori ci sono ugualmente, io preferisco che siano limitati alla visione in tempo reale e all’intuito”.