Come ha avuto inizio la storia d’amore con la Roma?
“Mi è sempre piaciuto il calcio italiano perché i miei genitori, i miei nonni e i miei zii sono italiani. Ho iniziato a seguire la Roma da vicino alla fine degli anni 90, in parte per il calcio spettacolo di Francesco Totti, ma anche per il legame esistente tra il club e i brasiliani, il modo di giocare della squadra, i suoi colori e il fascino della città, che ho visitato per la prima volta nel 1996. Poi c’è stata l’incredibile festa dei tifosi in occasione dello Scudetto vinto dai giallorossi. Nel 2002 ho vissuto per un anno a Roma e in quel periodo ho sviluppato un legame particolare con la squadra, che ha stupito anche me, visto che avevo all’incirca 30 anni. Quando vivevo a Roma, ho potuto assistere a quasi tutte le partite dei giallorossi all’Olimpico”.
Cosa ti aspetti da questa “nuova era” del club?
“Il ritiro di Totti non è stata una sorpresa ma è stato comunque difficile da digerire. Speriamo che possa diventare un grande dirigente del club. Mi è piaciuta la scelta di Di Francesco come nuovo allenatore, per via del lavoro svolto a Sassuolo ma anche per il modo in cui affronta le interviste e per il suo passato romanista, un aspetto che credo sia importante in un club come la Roma. Il mio giudizio su Monchi? Finora ha effettuato delle ottime operazioni in uscita e ha fatto arrivare giocatori di valore ma credo che il suo lavoro verrà effettivamente riconosciuto quando gli acquisti meno noti si riveleranno degli ottimi giocatori”.
Com’è stato commentare la gara tra la Roma e il Genoa su ESPN sapendo che sarebbe stata l’ultima partita di Totti?
“In passato ho commentato la Coppa del Mondo e ho intervistato giocatori famosi di tutto il mondo ma quello è stato senza dubbio il momento più bello della mia carriera. È stato strano perché quello sarebbe stato inizialmente il mio giorno libero ed ero pronto a vedermi la partita da casa; poi mi è stato chiesto, invece, se potevo occuparmene io.
È stata la cosa migliore che mi potesse capitare. Sebbene fosse difficile separare l’emozione dal dover commentare la partita in maniera imparziale, credo che abbiamo comunque offerto un ottimo prodotto. Paulo Andrade (l’altro telecronista) ed io abbiamo ricevuto una miriade di messaggi dopo la partita che ci facevano i complimenti e molte persone ci hanno persino confessato di avere pianto. Io stesso ho pianto diverse volte durante la diretta, così tante che ESPN ha poi deciso di caricare un video sul sito. A casa conservo il DVD di quella partita, l’unica volta in otto anni in cui ho chiesto a ESPN una copia di una mia telecronaca”.
La Roma è sempre stata un club in grado di valorizzare i giocatori brasiliani. Chi è stato il tuo preferito?
“La risposta più ovvia sarebbe Falcao, per come giocava a calcio e per l’importanza che ha rivestito per la Roma, ma personalmente direi Aldair. La ragione è molto semplice: oltre ad essere un giocatore importante per la storia della Roma, faceva anche parte della squadra che ha vinto l'ultimo Scudetto e, soprattutto, ha ricevuto un grande tributo in occasione della sua ultima gara all’Olimpico e io ne sono stato testimone. È stato bellissimo vedere lo stadio pieno, in una stagione in cui la Roma aveva fatto davvero male in campionato”.
Provi un certo orgoglio nel sapere che il tuo club preferito può vantare account ufficiali Twitter e Facebook in lingua portoghese per i propri tifosi brasiliani?
“Penso che la Roma stia facendo davvero bene. In Brasile, poi, ci sono margini di crescita per quanto riguarda il numero di appassionati giallorossi, dal momento che ci sono molte cose che legano i brasiliani e la Roma. Poter disporre di account social in lingua portoghese è un passo molto importante per assicurare tale crescita. Ma, ovviamente, non c’è niente che possa favorirla meglio dei risultati sul campo e dei titoli vinti”.
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