Dopo il mio precedente trascorso alla Roma, io tornai in giallorosso proprio l’anno dello Scudetto. E il 17 giugno fu una giornata stupenda perchè sancì il coronamento di un sogno sia per me e la mia carriera sia per i tifosi giallorossi
- Abel Balbo
"Vincere uno Scudetto è già di per sé difficile, vincerlo in una piazza come Roma è ancora più raro e quindi la gioia che ne deriva è immensa.
Il livello di questo sentimento di felicità poi dipende dal rapporto personale che ogni giocatore instaura con il pubblico. Io avevo già dalla mia precedente esperienza nel club una relazione molto intensa con i tifosi, con la Società e con la città. Quindi per questi motivi, anche se non ho giocato moltissimo in quella stagione, il 17 giugno 2001 è stato un momento molto importante per me. Il coronamento di un sogno.
Quel giorno l’atmosfera allo stadio era unica e quel clima magnifico sfociò poi nei festeggiamenti in campo e negli spogliatoi dopo il triplice fischio finale. Ma la cosa pazzesca è stata la festa successiva nella città, che è durata per giorni.
Il 17 giugno quindi rimane tra i ricordi più belli per me anche perché è conciso con la fine della mia carriera in Italia: non avrei mai pensato di tornare alla Roma dopo essere andato via e invece tornai e vinsi lo Scudetto! E’ stato un premio unico e speciale per me”
Mi ricordo che a due minuti dalla fine della partita tutti noi giocatori guardavamo la tifoseria che già festeggiava con le bandiere e mille colori: era uno spettacolo stupendo
- Marcos Cafu
“Mi ricordo tutto di quel 17 giugno. Dal primo all’ultimo secondo della giornata.
Quella vittoria sul Parma e la conquista dello Scudetto furono il meritato premio per quella squadra, per tutti i ragazzi di quel gruppo che avevano fatto un lavoro dall’inizio alla fine della stagione con grande personalità e con tanta voglia di vincere.
Roma-Parma era attesa da tutti, soprattutto dai tifosi che da 18 anni aspettavano quel momento memorabile. Mi ricordo che a due minuti dalla fine della partita tutti noi giocatori guardavamo la tifoseria che già festeggiava con le bandiere e mille colori: era uno spettacolo stupendo.
Quel giorno fu davvero la realizzazione di un sogno che, noi giocatori sul campo e i tifosi sugli spagli, vivemmo appieno”.
Quando andammo in campo nel pre partita, l'Olimpico era tutto pieno di bandiere e colori. E’ stata una giornata e una situazione bellissima che ora è anche il momento di rivivere
- Damiano Tommasi
“Il 17 giugno è stato un giorno particolare per tanti motivi. Perché significava la conclusione di un percorso iniziato mesi prima e portato a termine proprio in quella gara contro il Parma. Poi perché quella fu una fine di campionato molto avanzata nel tempo, visto che le Olimpiadi di Sidney del 2000 avevano fatto posticipare la conclusione della stagione. Infine per il significato e per quanto era atteso quel traguardo: è stata una giornata che si è vissuta in pieno.
Mi ricordo che lo stadio era stracolmo già tante ore prima dell’inizio della gara: quando noi andammo in campo a vedere il campo nel pre partita, era tutto pieno di bandiere e colori. E’ stata una situazione bellissima che direi che è anche ora di rivivere.
Noi non avevamo preparato nulla per i festeggiamenti perché si preparato qualcosa la gara precedente, nella penultima di campionato contro il Napoli, ma in quel caso le cose non erano andate come sperato e allora per scaramanzia non si erano fissati programmi di festa particolari in campo dopo il triplice fischio. In campo all’Olimpico davanti ai tifosi abbiamo festeggiato qualche mese dopo, nella Supercoppa contro la Fiorentina ad agosto, anche se alcuni dei protagonisti di quello Scudetto non c’erano più”.
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