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Da Attilio Ferraris a Daniele De Rossi: i capitani della Roma


Millenovecentoventisette, 25 settembre Roma-Livorno prima partita in campionato della Roma, designato come capitano Attilio Ferraris IV. “Il romanino”, “er più de Borgo”, il romanista per antonomasia è stato il nostro primo capitano

Quello per cui il papà disse no alla Juve “perché io non vendo mio figlio”; il primo figlio di Roma per il quale quelli che avevano da ridire sulla Roma erano invece “fiji de ‘na mignotta”. È così. Son detti. Sono novant’anni fra un mese.

Da Attilio Ferraris a Daniele De Rossi che il 20 agosto 2017 è stato designato capitano della Roma: il ventisettesimo della nostra storia contando quelli designati con continuità, quindi non i casi di Scaratti, Rocca (che capitano lo è nell’anima) e Raffaele Costantino, designato solo in Roma-Pro Patria il 13/3/1932.

Dopo Ferraris venne quasi subito Fulvio Bernardini perché anche per Attilio “Furvio era er mejo”. Se la scambiarono la fascia in una storia di Roma e di amicizia che è praticamente il senso profondo di questa società. Bernardini è stato il più grande ma lo Scudetto da Capitano lo ha vinto Guido Masetti che si è ritirato dal calcio col tricolore sul petto. Lo stava per fare anche l’anno prima, prima di venire richiamato dalla Roma, quando la fascia ce l’aveva Aldo Donati, il carro armato che cantava l’operetta.

Dopo Masetti, Amadei il primo ottavo Re di Roma, un altro figlio di Roma che ci ha insegnato che la Roma è come una madre “e io non posso accoltella’ mi madre”. Sergio Andreoli con la maglietta della Roma ci dormiva sotto al cuscino. Un cavaliere. Così è sicuramente apparso Tommaso Maestrelli al capotifoso Memmo Montanari quando a Genova prima di una partita disperata per la salvezza giurò che “cercheremo di morire sul campo piuttosto che perdere”. Non perdemmo ma retrocedemmo.

Ci riportò su un Capitano dal nome particolare Tre Re, citato da Pasolini in Una vita violenta, e capitano della Roma tifata da Anna Magnani in Bellissima. Bellissima è questa storia sempre. Che passa per Arcadio Venturi il primo giocatore in B chiamato in Nazionale, per Alcide Ghiggia uno che ha fatto il gol più importante nella storia del calcio e che ha chiamato il figlio Arcadio per Arcadio Venturi. Tutti figli della Roma. Capitani della Roma.

Come Giuliano, scampato alla tragedia di Superga perché lasciato a riposo; come Giacomo Losi una vita romanista raccontata mille volte come quel Roma-Samp in cui un altro capitano Egidio Guarnacci si ruppe il ginocchio: scoperto da Masetti, cresciuto a via Borgognona, Guarnacci è stato chi indirettamente ha messo la fascia al Core de Roma.

È rimasta legata lì anche quando è passata a “Ciccio Cordova-Amarildo-Del Sol ogni tiro un gol”, però senza Amarildo ma con Peirò: uno che fatto grande la grande Inter segnando in Coppa Campioni al Liverpool ma che ha giocato il doppio degli anni a Roma piuttosto che nella Milano delle luci a San Siro.

Non c’è bisogno di accenderle sui nomi e l’onore di Sergio Santarini, Agostino Di Bartolomei (il capitano per sempre), Bruno Conti, Carlo Ancelotti, Giuseppe Giannini, Rudi Voeller, Amedeo Carboni, Abel Balbo, Aldair e Francesco Totti che la fascia al braccio l’ha portata per 19 stagioni.

Eccola la fine, l'inizio: dopo 19 stagioni Daniele De Rossi è il capitano numero 27 della Roma, significa che quando ti metti quella fascia al braccio è ancora e sempre il 1927.