“De Rossi è un monumento, un calciatore di classe internazionale”: Maxime Gonalons elogia il suo compagno di reparto e capitano della Roma, Daniele De Rossi, indicandolo come un giocatore da cui imparare molto nella sua nuova esperienza italiana.
“Lui è un simbolo della Roma, come lo era Totti” ha detto il francese in una intervista rilasciata al Corriere dello Sport. “Per me è soltanto un piacere poter lavorare con lui, che tra l’altro parla anche un po’ di francese e perciò può aiutarmi nell’inserimento”.
Ecco qui di seguito una sintesi delle sue dichiarazioni rilasciate a Boston durante la tournée che il club giallorosso sta disputando in questi giorni.
Domanda secca: perché la Roma?
“Facile. Perché è una delle squadre più forti d’Italia. Perché il campionato italiano è tornato affascinante come un tempo. Perché qui sono convinto di potermi togliere grandi soddisfazioni, magari anche in campo internazionale. Quando sono stato chiamato non ho esitato neppure un minuto: era un’occasione troppo eccitante per me, anche Pjanic e Grenier mi hanno spinto ad accettare”.
A Lione era il capitano, qui dovrà contendere il posto al capitano della Roma. Anche questa è una novità per lei…
“De Rossi è un monumento, un calciatore di classe mondiale. Un simbolo della Roma, come lo era Totti. Per me è soltanto un piacere poter lavorare con lui, che tra l’altro parla anche un po’ di francese e perciò può aiutarmi nell’inserimento”.
Qui rischia di partire dalla panchina: non la preoccupa rimettersi in discussione?
“Per niente. Mi sono sempre conquistato il posto in squadra, sia all’inizio della carriera al Lione che nella nazionale francese, dove c’era una concorrenza anche maggiore. Sono qui perché spero di poter giocare il maggior numero di partite possibile”.
Cosa pensa di aggiungere alla Roma?
“Sono un calciatore che gioca molto per la squadra. E credo di avere delle qualità che in un gruppo sono utili”.
Sarà differente il suo compito nel 4-3-3 di Di Francesco rispetto al modulo che avevate al Lione?
“Non più di tanto. Cambiano qualche movimento e qualche allineamento tattico. Magari anche la velocità, che nel calcio italiano è superiore. Però il mio ruolo è sempre lo stesso: sono la sentinella della squadra”.
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