Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
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De Rossi su Juve-Roma, Di Francesco, Totti, il campionato e il VAR


“Sabato sera abbiamo fatto la nostra partita, un po’ meno bene nel primo tempo, meglio nella ripresa ma ci sta di soffrire con la Juventus”: così Daniele De Rossi è tornato sulla sconfitta dell’Allianz Stadium

“La Juventus ha giocatori fortissimi, se vincono da 6 anni di fila significa che sono più forti degli altri”, ha dichiarato il capitano giallorosso ai microfoni di Sky Sport. “Basta vedere i nomi che avevano in panchina, hanno una rosa importantissima. Un pareggio però non sarebbe stato un risultato rubato, ci avrebbe portato a vedere questo inizio di stagione in maniera differente”.

Al gol, Benatia si è buttato con grande ferocia sulla palla mentre la difesa sembrava un po’ arrendevole: può essere l’immagine simbolo della partita?

“Benatia è anche quello che ha passato la palla a Schick all’ultimo minuto e lì l’arrendevole è sembrato lui. È un amico e so che è fortissimo. Anche nella mia palla per Florenzi che poi colpisce la traversa due difensori della Juventus si bloccano. Si possono leggere in tanti modi queste situazioni, poi noi non le abbiamo sfruttate. Farne un discorso di squadra è troppo influenzato dal risultato. Noi siamo andati a prenderli a abbastanza bene, a cercare di essere aggressivi come l’avevamo preparata. Contro le squadre forti può riuscire o meno”.

Questo gruppo della Roma ti sembra maturo e pronto per vincere?

“È un percorso lungo vincere. È una parola di cui non bisogna abusare, me l’ha insegnato un allenatore che stimo tanto: Antonio Conte. Si vince tutti i giorni negli allenamenti, negli atteggiamenti, nella vita e poi con gli episodi in campo. Non si possono basare le ambizioni su una partita sola contro una squadra molto forte, che vorremmo raggiungere ma che mette tutti in difficoltà”.

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Qual è la qualità che Di Francesco ha apportato maggiormente alla squadra?

“Potrei parlare semplicemente dei punti. L’altr’anno con un allenatore magnifico abbiamo fatto un campionato strepitoso. Quest’anno potremmo arrivare al giro di boa con più punti. Sta dando un’impronta riconoscibile, nell’aggredire ogni squadra. Da questo punto di vista stiamo ottenendo tanto, anche da quello dalla solidità difensiva”.

Come ti spieghi questo momento di difficoltà dell’attacco?

“Ti dirò una banalità, è un discorso di squadra, di episodi e di supporto ai giocatori offensivi. Magari c’è anche un pizzico di sfortuna o di stanchezza, non vedo un problema grave. Creiamo di meno, quando ci sono dei dati sistematici non si può parlare di sfortuna. I nostri attaccanti sono forti, torneranno a segnare e noi da dietro daremo loro una mano”.

Dzeko: è andato male il primo anno, il secondo è stato stupendo, poi ci sono periodi come questo. Ci aiuti a giudicarlo?

“È facilissimo da giudicare: un campione assoluto che aiuta la squadra ina maniera incredibile anche quando non segna. Anche gli attaccanti più forti possono sbagliare. È un giocatore che ha bisogno di presenza in area, di manovra, di palle che arrivino dentro. L’anno scorso segnava anche da 30 metri ma sono stagioni che non sempre che si ripetono. Per me sta facendo un’ottima stagione e ha risolto partite importanti”.

Per lo Scudetto vedi meglio Juventus o Napoli?

“Sono due anni che dico che il Napoli è la squadra più accreditata per come gioca. Ma la Juventus è sempre lì e la metto come favorita. Dietro metto il Napoli e noi. Il campionato è lungo, ci saranno tanti scontri diretti. Dobbiamo andare avanti e giocarcela con tutti. C’è anche l’Inter. È un periodo in cui abbiamo perso qualche punto ora abbiamo partite da vincere assolutamente per riavvicinarci”.

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Ti piace Totti da dirigente?

“Mi piaceva più da calciatore a 28-29 anni, quando non mi faceva sudare. Davo palla a lui e ci faceva vincere le partite. Ora si sta ambientando bene in questo nuovo ruolo anche grazie a un ottimo rapporto con Monchi. Questo lo aiuta a sentirsi a casa. Era questa per me la sua paura: mettersi in un posto che non fosse casa sua. Invece ha trovato il suo posto ideale”.

Che ne pensi del VAR?

“Non è ancora uno strumento perfetto ma negli anni ci darà grande tranquillità nell’accettare le decisioni. Sono un patito di football americano e lì la tecnologia è normale e riconosciuta, è un cosa automatica e non si protesta. È una decisione presa in maniera corretta, ci vorrà un po’ di tempo. Capitano decisioni dubbie, nel calcio ci sono regole interpretabili ma toglierà quasi tutti i dubbi che ci sono stati in questi anni in Italia”.

Parliamo di Nazionale: dagli spifferi che sono usciti ci sarebbe stato un grande scollamento con il CT…

“Sono state dette tante cose intorno a Italia-Svezia, anche su un mio rifiuto, cosa che non è successa. Uno scambio che succede centinaia di volte. Mi sono scaldato ed ero pronto a entrare. C’è stato un momento di grande nervosismo ma è qualcosa che non dovrebbe mai uscire dallo spogliatoio, non credo sia giusto parlarne, è grave che queste cose escano. Si passano notizie per avere cosa in cambio? Pensare di non essere al Mondiale per una riunione turbolenta vuol dire essere fuori strada. Penso solo a cosa avrei potuto fare di più in quelle due partite”.

Qual è la tua posizione sulle candidature alla presidenza federale?

“Damiano Tommasi ha dato sempre un’immagine diversa rispetto agli altri. Non mi è piaciuto nemmeno che tutta la croce sia stata buttata addosso a Carlo Tavecchio. Non mi sono piaciute alcune sue uscite, ma non poteva fare miracoli. Forse nella prima fase della sua gestione ne ha fatti, i meriti vanno anche a lui. Tanta gente che ha parlato dopo, nel caso fosse entrato il palo di Darmian avrebbe taciuto. Poi che abbia falito, come abbiamo fallito tutti, è poco ma sicuro”.