Abbiamo deciso di riviverla attraverso i vostri racconti…
“Ero a casa, non avevo trovato un biglietto per vedere l ultima partita del mio Capitano. Arriva quel momento... quello che mai avrei voluto arrivasse. La partita è finita e le lacrime scorrevano a fiumi... il mio Capitano salutava lo stadio, la sua casa, i suoi tifosi, e non tratteneva le lacrime lui figuriamoci io.
Da tifosa ho vissuto molti addii, ma questo è in assoluto quello che ha fatto più male... il mio Capitano che mi dimostrava ancora una volta che il vero amore esiste e che chi si ama non si lascia mai! E noi, Capitano, ti ameremo per sempre!”
Ilda Marotta
“Avrei avuto la possibilità di acquistare i biglietti per andare allo stadio (ad un prezzo abbastanza ragionevole) ma ho preferito vederla da casa insieme a mio padre. Ho sentito la necessità di condividere quel momento così significativo per la storia della Roma e del calcio in generale con la persona che mi ha trasmesso l'amore per il calcio.
Claudia Bartoli
“Guardavo con invidia quelle poche persone che riuscivano a trattenere le lacrime, mentre io piangevo, tenendo per mano mio figlio di otto anni, come un bambino a cui hanno rubato il sogno più bello”.
Alessandro Muchetti
“Lo scorso 28 maggio ero allo stadio. Ma prima di essere all’Olimpico mi sono svegliata col cuore pesante. Quasi senza accorgermene, mi sono avviata verso lo stadio con mia mamma e mio fratello tutti pronti a vedere la storia distendersi davanti ai nostri occhi. Gli stessi occhi che ora scrivendo sono pieni di lacrime solo ripensando a quelle ore.
Nei miei 20 anni mai avevo visto l’Olimpico così pieno. Nei miei 20 anni mai avevo sentito un’ansia così allo stadio.
Poi il 90’ è arrivato. E tutto è cambiato.
La Roma come l’avevo sempre conosciuta perdeva il suo Capitano, senza sapere che in realtà noi il Capitano, non l’avremmo mai perso.
Francesco ci ha fatto piangere e disperare, perché il suo dolore era il nostro, le sue lacrime erano le nostre, la sua paura era la nostra.
Anche se adesso guardiamo le partite allo stesso modo, Capitano, per me la Roma sarà sempre racchiusa in due parole e in un numero: Francesco Totti, 10”.
Mavi Massarin
“Come posso dimenticare il 28 maggio dello scorso anno? Ricordo tutto come se fosse ieri.
Ero in Sud, settore 19 con una delle mie migliori amiche. Ricordo l’ansia già da quando feci il biglietto e poi, mano a mano che si avvicinava la fatidica data, aumentava anche il magone nello stomaco.
Se dovessi raccontare per filo e per segno le emozioni che ho provato quel giorno, probabilmente arriverei al 28 maggio del prossimo anno.
Basta dire che un minuto prima esultavo ridendo per la qualificazione in Champions e il minuto dopo piangevo tutte le lacrime che avevo in corpo perché smetteva il mio Capitano, il motivo per cui ho iniziato a seguire la Roma e che, giorno dopo giorno, me ne ha fatto innamorare ancora di più.
A distanza di un anno, se ci ripenso, ancora piango. Quanto mi manchi, Francesco”.
Francesca Iannaccone
“Ero allo stadio: un’emozione così forte non la potrò mai dimenticare! Ero insieme ai miei figli Diego e Sofia. Insieme a loro l’unico e immenso Capitano sarà sempre l’amore della mia vita!”
Francesca Livigni
“Ero sola con mio figlio, stretti sul divano, a convincerlo che non stava finendo nulla. A convincerlo che l'amore non finisce, che i ricordi non svaniscono e che piangere tutti insieme ci stava rendendo grandi come non lo eravamo mai stati.
E le lacrime per una volta non significavano dolore ma AMORE”.
Lucia Martucci
“Ero a casa a guardarla con la mia ragazza. Avrei voluto che quella partita non finisse mai. Al gol di Perotti non riuscii ad esultare completamente di gioia perché sapevo che era l'ultima partita del nostro Capitano. Ai minuti di recupero iniziò a salire il magone e quando arrivò il triplice fischio scoppiai in lacrime. Solo dopo i tre fischi dell'arbitro capii che era veramente finita. Io e la mia ragazza piangemmo a singhiozzi per tutto il tempo della celebrazione di addio al calcio del capitano. Grazie ancora di Tutto Capitano!”.
Mauro Corradi
“Quel giorno, indimenticabile e indelebile, non è stato soltanto il giorno dell’addio del capitano, ma anche il giorno del mio matrimonio.
Provo e proverò per sempre delle emozioni indescrivibili nel ricordare quel giorno.
Poco dopo il taglio della torta mi è stato dato in mano, a sorpresa, il biglietto per Roma-Genoa. Fatto sta che poco prima delle 18.00 entro nello stadio insieme a mia moglie (complice della sorpresa), vestiti da sposi e insieme ad altri amici, nello stupore generale di tutta la gente che ci guardava.
È stata una giornata emozionante, da ricordare a vita in tutto e per tutto con lacrime di gioia annesse”.
Alessandro Rita
“A distanza di un anno da Quel giorno, forse per la prima volta, cerco di tornare indietro nel tempo per rivivere, in qualche modo, quei momenti.
Ricordo in modo nitido l'ansia dei giorni precedenti, spesi alla ricerca di un biglietto in qualsiasi settore; la tristezza infinita quando sembrava ormai impossibile esserci, completamente ribaltata dalla gioia procurata da un semplice messaggio: “Biglietti fatti. Ci saremo!”.
Da lì, una serie di emozioni impossibili da spiegare: il viaggio per lo stadio in un clima surreale; l'attesa; migliaia di persone con la stessa identica maglia, TOTTI 10; l'Olimpico intero che canta “Un Capitano, c'è solo un Capitano”; la Sud che si colora con “Totti è la Roma”.
Poi la partita, bellissima, vinta all'ultimo respiro, seguita da momenti che hanno fatto storia. Ricordo l'emozione del Capitano, la sua voce rotta dal pianto, il pianto degli amici, dei vicini, di tutti noi tifosi cresciuti con Lui. Ricordo i bambini con il viso solcato dalle lacrime, ma con gli occhi sognanti di poter diventare come Totti un giorno. Ricordo allo stesso tempo uomini piangere perché consapevoli che uno così passa una volta ogni cento anni e che questa è una storia destinata a restare unica.
Oggi, 28 maggio 2018, la ferita causata da quell'addio è ancora aperta: sogno costantemente di poter rivedere in campo la 10 con quel nome dietro la schiena. Ma, del resto, dopo 24 anni e dopo essermi innamorato del calcio prima, e della Roma poi proprio per Lui, mi sarei stupito del contrario.
Ah Maledetto Tempo”.
Andrea Buglione
“Di quel giorno ricordo tutto...impossibile dimenticare anche il minimo dettaglio.
Era domenica ma sono andata a lavorare. Ho chiesto ad una mia collega di sostituirmi le ultime due ore per poter essere a casa in tempo per vedere il secondo tempo della partita e il dopo partita.
Sono corsa a casa, ho indossato la maglia del Capitano e mi sono piazzata davanti al pc. Al triplice fischio ho cominciato a piangere e non ho smesso fino a sera”.
Antonella Terracino
“L' aria pesante dei giorni precedenti quel giorno mentre, con i miei figli Alessandro e Francesco, ci avviciniamo allo stadio, diventa sempre più pesante. Il giorno che non avremmo mai voluto che arrivasse era arrivato.
“L'atmosfera è pesante ma allo stesso tempo di festa. Con l'entrata in campo del Capitano lo stadio si gonfia fino ad esplodere al gol di Perotti che ci qualifica per quella Champions che poi è diventata la stagione europea più entusiasmante da 34 anni ad oggi.
Dopo la festa per il gol qualificazione ha iniziato ad accentuarsi il magone allo stomaco. L'attesa , l'entrata e il giro di campo del Capitano hanno fatto il resto compreso il pianto del mio Francesco, il più piccolo dei miei figli, che singhiozzando e piangendo mi diceva : “Papà, Totti non può smettere adesso, io ho appena iniziato a vederlo giocare”. E giù a piangere”.
Greganti Marco
“Il 28 maggio 2017 io mio marito e mio figlio di appena 7 mesi, guardavamo commossi un grande uomo che lasciava in lacrime la squadra del suo cuore. Questa foto racconta tutto: un padre che mostra al figlio IL CALCIO. Quando sarà più grande capirà di aver visto il più grande giocatore di sempre ma soprattutto il più grande Uomo che la storia del calcio ha mai avuto”.
Lucia Biver da Pisa
“Di quel giorno mi ricordo che ero a casa, con la mia ragazza e abbiamo visto tutto seduti sul divano. Mi ricordo che siamo rientrati di corsa giusto in tempo per vedere l’inizio della partita.
Francesco non è stato solo un calciatore ma il simbolo della mia vita che passa. Francesco non è stato solo un calciatore, è stato un’emozione.
Quella notte ho scritto questa cosa qui:
Grazie Francesco. Grazie di cuore per tutti questi anni di calcio, passione e amore vero. Grazie anche perché in questi anni mi hai sempre fatto sentire un po' meno lontano da Roma, la mia seconda casa. L'ho capito solo oggi. Quando ti vedevo giocare mi sembrava ancora di essere lì, a casa di nonna nel prenestino dove da piccolo dal suo balcone respiravo tutta l'anima della città o di essere ancora sui sedili posteriori della Ritmo verde del nonno. Guardavo fuori dal finestrino e vedevo quello spettacolo di città. Ricordo ancora il suo cappello e il profumo della macchina. Certe cose non si possono scordare. Ricordo ancora mia madre che ascoltava a tutto volume Venditti mentre io e mia sorella giocavamo con i nostri cugini. Gli zii a guardarci e in sottofondo c'eri sempre tu. Gli anni passavano, si cresceva, si diventava campioni del mondo e tu c'eri sempre. Grazie per avermi fatto emozionare ancora tanto ieri sera, non accadeva da parecchio. Grazie per avermi fatto sentire sempre a casa, nonostante la distanza. Caro Francesco adesso non aver paura, la mia casa per te avrà sempre la porta aperta.
Ringrazio Valentina per essermi stata accanto quella sera così come in tante altre e spero per tutto il resto della vita perché dopo quel giorno ho capito che doveva essere mia moglie. Ma già lo sapevo, lei forse no perché non gliel’ho ancora chiesto.
Ringrazio la mia famiglia per avermi fatto amare la città di Roma nonostante fossi nato e cresciuto a Cremona.
Ringrazio la Roma per essere così magica. Sempre giallo e rosso nel cuore”.
Davide Zito
“A sei anni quando ho scelto la squadra del cuore è stato per buona parte merito suo, ad ogni suo traguardo io ci sono stata, mi è entrato dentro dal primo momento in cui l'ho visto, e pensare al suo ritiro mi ha fatto star male. Contavo nervosamente le ore e i minuti che mi separavano da quella partita, Roma-Genoa, incredula, perché quando penso al calcio penso a Totti, se mi chiedete chi è il mio idolo vi rispondo Totti, se penso ad un Capitano non posso immaginare ad un altro all'infuori di Lui.
Quel giorno si può descrivere semplicemente come sofferenza, fatica, vittoria, addio, lacrime, ma soprattutto tanto ed infinito amore”.
Clara Apicella
“Il giorno prima mi sono rivista tutti i gol di Totti, il suo esordio, il suo matrimonio con Ilary e mentre andavo a Roma (giorno prima della partita) ho incominciato a piangere sul treno mentre ascoltavo “Roma Roma Roma” e quella notte ho dormito con i calzettoni, pantaloncini e maglia di Totti.
Il 28 maggio allo stadio, già da quando abbiamo chiamato Francesco dopo la formazione sono scoppiata a piangere. Avevo bagnato la spalla di mio papà e lui mi diceva “tranquilla, Francesco non ha ancora incominciato a giocare, tranquilla.”
Finita la partita e il giro di campo, Totti ha iniziato a parlare. Il suo discorso ha unito le mie lacrime, quelle di Francesco, Daniele e tutto lo stadio in un’unica lacrima.
Papa mi tranquillizzava dicendomi che quello non era la fine di tutto, che sarebbe stato un inizio, ma io non gli ho mai creduto e forse ho fatto male visto quello che è successo questa stagione.
Affioravano i ricordi di quando ho incontrato Francesco per la prima volta a Trigoria, mi ha presa in braccio e mi aveva detto “Lupacchiotta de casa” e poi mi aveva firmato la maglia, quella piccola maglia di Totti che starebbe bene a mia sorella ma io non glie la voglio dare perché quella è mia, lei avrà tempo per farsi autografare una maglia.
Se scrivessi ancora di più mi verrebbero giù più lacrime di quante io non ne abbia versate adesso”.
Lavinia
“È passato un anno e quel giorno lo ricorderò per tutta la vita. Io e mio figlio di 7 anni eravamo presenti e mi ha visto piangere come non mai. Alle 21 siamo andati via dagli spalti quando mio figlio mi ha detto: “Papà basta non ti ho mai visto piangere cosi”. Mi porto dietro oltre all’esperienza vissuta con mio figlio Francesco (non ha caso si chiama così), il pathos per l’andamento della partita e la liberazione al gol di Diego.
Il finale è stato… straziante. Vedere il CAPITANO fare quel giro di campo fermarsi piangere, ripartire. Ho 44 anni è l’ho vissuto tutto. Non ho mai visto un addio al calcio così.
Grazie infinite capitano mio capitano”.
Marco Melis
“Una sensazione strana, da una parte la tristezza di non poterlo più vedere in campo, dall’altra la gioia di essere stato fortunato in quanto per oltre 20 anni mi sono deliziato a vedere il più grande fuoriclasse che abbia mai giocato con la mia squadra del cuore.
Per me a 55 anni è stato e resterà per tutta la mia vita “Il Capitano”.
Grazie Francesco”.
Marco Perciballi
“Questo quello che ho scritto e consegnato personalmente al Capitano il giorno della sua ultima partita:
Ciao Francesco,
Chi ti scrive è una persona che hai avuto accanto per quasi tutta la tua carriera calcistica.
Chi ti scrive era con te il giorno che hai portato Ilary all'altare. Ti seguivo come un'ombra in quella giornata cercando di non farmi notare, ma allo stesso tempo essere presente!
Chi ti scrive ti ha visto gioire, correre, saltare piangere, applaudire, perdere e vincere!
Tutte le domeniche mi passavi accanto ed io tutte le domeniche ti facevo un saluto! Un saluto ideale un saluto che non poteva essere plateale.
Ho sofferto e gioito con te ogni volta che ho potuto.
Ti scrutavo, ti seguivo riuscivo a capire ogni tuo movimento ancor prima che toccassi la palla.
Leggevo il tuo sguardo entravo nei tuoi occhi. Hai trasmesso molto di più di quello che tu possa immaginare Francesco!
Il mio era un amore silenzioso.
Mi hai trasmesso l'amore per questa maglia per questi colori, un amore indelebile un amore che non finirà mai.
Chi ti scrive domenica sarà ancora lì ad aspettarti ad applaudirti ad accompagnarti in quella che forse sarà la giornata più brutta della tua carriera, ma la più bella per l'amore che riceverai!
Chi ti scrive piangerà, si commuoverà di fronte all'uomo che sei e al calciatore che sei stato, capace di trasformare in luce ogni pallone!
Grazie mio CAPITANO grazie per tutto quello che mi hai regalato...grazie!
Chi ti scrive...sono io: Andrea, un cameraman…”.
Andrea Locatelli