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    Historic XI: la prima partita ufficiale della presidenza Viola


    Per quale motivo? Intanto, perché fu una vittoria. E la gestione societaria dell’uomo di Aulla fu all’insegna dei successi. Poi, per la competizione in cui si disputò la gara stessa. La Coppa Italia. Il torneo che, proprio in quegli anni, diventò una consuetudine per i giallorossi (4 affermazioni tra il 1979 e il 1986).

    Infine, per l’uomo che decise la sfida: Agostino Di Bartolomei. Quello che sarebbe diventato il capitano del secondo scudetto. Perugia-Roma 0-1, Di Bartolomei. Così andò il 26 agosto 1979, allo stadio Renato Curi di Perugia.

    Prima partita e prima vittoria per Dino Viola al comando. Presidente antesignano e innovatore sotto tanti aspetti. Non solo per l’intuizione dello stadio di proprietà, anche per aver apportato il “modello azienda” in un club calcistico. Lui, ex manager di industria meccanica, parlava così nel 1983, in un’intervista alla Rai dopo il titolo nazionale: “Il prodotto calcio è molto diverso dal prodotto meccanico, industriale, nell’azienda tipica si studia il mercato, il prodotto. Qui il prodotto cambia ogni settimana, ogni partita, ogni domenica. Dunque, dirigere un’azienda calcio è molto più difficile che gestire un’azienda industriale”.

    Ecco l’undici di quella sfida.

    Paolo Conti: il portiere giallorosso con i baffoni degli Anni 70, emblema della moda scapigliata di quel periodo. Coniò una definizione per descrivere l’ambiente capitolino: “La Roma è un fenomeno di autocombustione”. 206 presenze nella Capitale tra il 1973 e il 1980.

    Domenico Maggiora: terzino di scuola juventina, trovò proprio a Roma la parentesi più ampia della carriera tra il 1976 e il 1982. 156 partite e 2 gol.

    Mauro Amenta: terzino, mestierante della fascia, anche lui aveva i baffoni più o meno come Paolo Conti. Giocatore non finissimo, tecnicamente parlando, ma segnava spesso. Nella Roma ne segnò uno tra il 1979 e il 1981, in 29 presenze.

    Romeo Benetti: arrivò nel finale di carriera, dopo esperienze importanti tra Milan e Juventus. Mediano vecchio stampo, praticamente insuperabile nell’uno contro uno. Due anni in giallorosso tra il 1979 e il 1981, giusto per vincere due Coppa Italia e sfiorare uno scudetto. 41 presenze, 3 gol.

    Maurizio Turone: “al cuore, Ramon”, per citare Clint Eastwood in “Per un pugno di dollari”. “Al cuore, Ramon” anche se all’anagrafe era segnato come Maurizio. Al cuore perché per una “questione di centimetri” non regalò uno scudetto. Stopper arcigno, 93 presenze e 2 gol. Pensate se fossero state 3, le reti…

    Sergio Santarini: uno dei capitani storici della storia della Roma. Arrivò nel 1968, ma non riuscì a fare una rivoluzione perché fece solo da apripista per quelli degli Anni 80. Tredici anni in giallorosso, 431 presenze, 6 gol. 148 partite giocate con la fascetta al braccio.

    Bruno Conti: tra i migliori calciatori nella storia del club, oltre che uno dei più rappresentativi. Ala rapida, di qualità estrema. Campione d’Italia nel 1983 e 4 Coppa Italia con la Roma. Vinse il Mondiale con l’Italia nel 1982. Nella Roma ha fatto anche l’allenatore e il dirigente

    Agostino Di Bartolomei: numero 8 nella distinta della partita, ma il 10 della Roma del secondo scudetto. Capitano e leader della squadra tricolore di Liedholm. Centrocampista di spessore con la dinamite nel piede destro. 146 gare con la fascetta al braccio, 310 presenze e 69 gol complessivi.

    Roberto Pruzzo: il “bomber” non solo perché ce lo chiamavano. C’è anche una ragione statistica: ha segnato al debutto in tutte le competizioni che ha disputato con la maglia della Roma. Serie A, Coppa Italia, Coppa UEFA, Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe. Alla prima partita, timbrava sempre. 315 presenze, 138 reti.

    Carlo Ancelotti: non era solo un centrocampista, aveva i piedi da fantasista come testimonia il numero indossato nella partita. Porterà il 10 anche nelle finali di Coppa Italia vinte nel 1980 e 1981. Uno dei simboli della seconda Roma scudettata. 227 presenze, 17 reti.

    Roberto Scarnecchia: non ha fatto solo lo chef e il talent per Roma TV. È stato soprattutto un calciatore. “Ero un esterno alla Gervinho”, dirà anni dopo. Così, per descrivere le sue caratteristiche di ala funambolica. Falcao non si dimenticherà di lui nelle dediche post scudetto 1983, anche se non faceva più parte della Roma. 96 gare, 3 gol.