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Conferenza stampa

Le parole di Gasperini alla vigilia di Juventus-Roma


Gian Piero Gasperini ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Juventus-Roma, giornata numero 16 di Serie A.

Ecco le parole del tecnico giallorosso.


Come sta la squadra? E quali sono le condizioni di Dovbyk?

"Non ha ancora recuperato del tutto. Anche se si sta allenando da parecchi giorni, ha ancora qualche difficoltà nel calciare. Per il resto ci siamo tutti, a parte i due che sono partiti, chiaramente, e qualche problema per Hermoso, che speriamo di risolvere".

Lei era nelle idee della Juventus, ci spiega perché ha scelto la sfida della Roma?

"Perché era la più difficile. Sono contento di com’è andata. Ci troviamo a giocare una partita importantissima contro una squadra che è sicuramente forte e che ha sempre la possibilità di continuare a rinforzarsi. Nel suo DNA c’è l’intenzione di giocare ai massimi livelli, sempre per vincere. Noi arriviamo a questa gara dopo una bella prestazione contro il Como e dopo una buona prova a Glasgow: vogliamo davvero misurarci con questa squadra, perché il campionato è entrato nella fase più bella".

Come sta Dybala? La Roma ha sempre vinto con un centravanti di peso. È solo una statistica?

"Non so se sia una statistica corretta, ma l’importante è avere un centravanti. L’abbiamo sempre fatto, con uno o con un altro giocatore. Non abbiamo mai giocato in dieci. Dybala lo valutiamo oggi: proviamo, testiamo e vediamo se è in grado di giocare dall’inizio, di entrare a gara in corso o di andare in panchina. Le motivazioni credo siano sempre molto alte. Non penso che un giocatore del suo livello abbia problemi di motivazione. È solo una questione di condizione: deve stare bene, poter sprintare, calciare e farlo nel miglior modo possibile, avere la possibilità di giocare sui livelli che ci si aspetta da lui".

A ottobre parlò di primo posto casuale. Che peso dà ora al più quattro sulla Juventus?

"Credo che siamo stati bravi, perché dopo quindici partite c’è già una striscia significativa dalla quale si possono trarre indicazioni. Non so se siamo tra le squadre più forti o se siamo la più forte in assoluto: ce ne sono tante molto valide e molto competitive. Penso però che i ragazzi abbiano fatto un ottimo lavoro in questo scorcio di campionato, in questi mesi. Direi quasi in tutte le partite, anche in quelle che non siamo riusciti a vincere. Quelle davvero deludenti sono state poche. Per il resto è un gruppo che ha sempre motivazioni forti. Credo che sia cresciuto anche sotto l’aspetto tecnico e della qualità, oltre che come squadra, in termini di compattezza. È vero che uno dei punti di forza sono stati i pochi gol subiti, ma è anche una squadra che nel corso delle settimane ha sempre cercato di creare occasioni e che, ultimamente, è riuscita con continuità a trovare il gol".

Il mercato è alle porte. Vuole parlarne? Che tipo di profili sta richiedendo? Poi se vuole rispondere su Zirkzee e Raspadori…

"Niente di tutto questo, mi dispiace, ma no. Domani c’è una partita molto importante: andiamo a giocare contro la Juventus, che è quattro punti dietro di noi, e anche per loro è una gara fondamentale per cercare di riagganciarsi. Per noi è una sfida importantissima per tenerli distanti o, possibilmente, aumentare il vantaggio. La concentrazione e l’attenzione sono tutte su domani. È molto bello arrivare a giocare una partita di questo livello a Torino, contro la Juventus, con questa classifica. Per tutto il resto credo ci sia tempo: non è questo il momento, semplicemente per questo motivo".

 

Quant'è cambiata la Juventus da inizio stagione con il cambio allenatore? E che rapporto ha con Spalletti, che ritroverà da avversario dopo l’esperienza del tecnico in Nazionale?

"Il rapporto con Luciano è sicuramente amichevole, quando era all'Inter è capitato di incontrarci, quando era con la Nazionale ci sentivamo chiaramente spesso perché ci erano i giocatori che lui convocava e è venuto spesso anche a Zingonia. Adesso che è con la Juve ci sentiamo poco, però ci saluteremo sicuramente e cordialmente, il clima tra noi due è sereno. Credo che stia cercando di portare il suo calcio e le sue idee, forse partendo da una situazione già consolidata nel tempo. Mi sembra però che la Juventus, ultimamente, anche con la partita di Bologna e quella in Champions, abbia dato segnali importanti: è sicuramente migliorata ed è cresciuta almeno nei risultati. Giocare contro la Juventus è sempre difficile, perché ha comunque giocatori di livello e di grande qualità. È quindi sempre una partita di valore. Per noi rappresenta un parametro importante, un’occasione per misurarci e capire, contro di loro, quanto possiamo essere forti e competitivi".

Dai giocatori ha avuto segnali particolari su questa partita? Per lei la Juventus è un'avversaria come le altre?

"Normalmente, in tutta Italia e forse anche in Europa, quando giochi contro la Juventus ci sono sempre grandi motivazioni e una rivalità molto sentita in tutte le piazze. Credo che questa sia una situazione che, per quanto mi riguarda, anche per l’esperienza fatta nel settore giovanile di quella società, finisce per temprare la squadra, perché si trova sempre di fronte avversari estremamente motivati. Questo, anziché diventare uno svantaggio, a volte può rappresentare uno stimolo: almeno in passato era così. Nella mia carriera la Juventus è sempre stata un riferimento. Batterla non è successo molte volte, anzi, più spesso ho perso, soprattutto negli anni dei nove scudetti consecutivi, quando era davvero difficilissimo affrontarla. Però, quando riuscivi a vincere contro la Juventus, significava che eri competitivo e a un livello molto alto, perché anche nelle stagioni meno brillanti resta sempre una squadra tra le migliori, di altissimo livello".

Le ultime due prestazioni di Rensch l'hanno convinta? Celik tornerà in difesa? Che problema ha Hermoso?

"Ha un affaticamento, quindi speriamo di riuscire a recuperarlo in tempo. Non è uno stiramento, non è un problema muscolare, nulla di tutto questo. Vorrei toccare il meno possibile la squadra, perché per portare Celik dietro devi poi spostare un esterno, Mancini, e muovere tante cose: rischi di coinvolgere tre giocatori per rimpiazzarne uno solo. Non è l’ideale. È chiaro però che l’assenza di Ndicka ci costringe sicuramente a fare delle prove. Le soluzioni sono quelle: Ziolkowski, Celik, Ghilardi. Se dovesse mancare anche Hermoso, come dicevo prima, e anche Rensch, questo ci metterebbe indubbiamente un po’ più in difficoltà".

Per capire meglio, a proposito di Rensch: intendeva uno dei tre dietro?

"Sì".

La partita con il Como è stata anche la sfida tra due filosofie di calcio differenti. La sua sta ispirando diversi allenatori.

"Il calcio è fatto di tante componenti: si può giocare bene o male in molti modi, si possono ottenere risultati o meno in tantissimi altri, e per fortuna è così, altrimenti, se fosse così riduttivo e limitato, non piacerebbe così tanto. C’è quindi spazio sia per grandi novità sia per piccoli dettagli. Quello che in questo momento mi piace meno del calcio è la gestione del portiere. È una situazione che andrebbe velocizzata, perché la regola degli otto secondi viene applicata pochissimo. Ce n’è poi un’altra situazione, quando la palla è ferma a terra, in cui passano anche 30 secondi prima che il portiere inizi a giocare. Questo sfrutta una fase in cui il portiere, giustamente, è diventato molto abile con i piedi, ma rallenta troppo il gioco. 

Un’altra cosa che mi piace poco è il tempo complessivo in cui il portiere tiene la palla. Il Como, contro l’Inter, ha avuto 51 volte il pallone tra i piedi del portiere: questo non piace alla gente. Il calcio è gioco in avanti. Il passaggio all’indietro fino al portiere, il possesso palla fine a se stesso, diventa una caricatura: che tipo di possesso è? Non è qualcosa che entusiasma il pubblico. La gente vuole vedere contrasti, dribbling, gioco verticale. Altrimenti il rischio, al di là delle singole squadre, è che il calcio diventi brutto, molto simile al calcetto: bello da giocare, a volte, ma brutto da vedere. Bisogna cercare, secondo me, da amanti del calcio, soluzioni che portino a giocare in avanti e non all’indietro. Non è facile, ma quando vedo un portiere che tiene la palla nei piedi per 10, 20, 30 secondi, con tutti fermi, non mi piace: non è una bella partita. Mi piace vedere più vedere il pallone tra i piedi dei giocatori in avanti".

Quanto è soddisfatto della crescita di Soulé?

"Sono soddisfatto di lui e di tutti. La nostra è una squadra che gioca con grande spirito e che ha il consenso dei propri tifosi anche quando non riesce a ottenere il risultato sperato, e questa è la cosa più importante. Su di lui, sicuramente, è tra quelli che si distinguono di più, perché ha caratteristiche particolari, quelle di cui parlavo prima, che piacciono maggiormente alla gente".