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Con Roma-Lille debutta "Al Mio Posto": chi sono i due romanisti che hanno ispirato il nuovo programma del Club!

A sinistra Valerio, a destra Cesare
A sinistra Valerio, a destra Cesare

Roma-Lille segna l'esordio di "Al Mio Posto", il programma che permette agli abbonati di Coppa di donare il proprio posto ai tifosi in condizioni di fragilità economica.

Lo spunto ce lo hanno dato in una mail a fine luglio due romanisti che vivono all'estero: Valerio Pizzonia, 45 anni, da Groningen, in Olanda e Cesare Gervasi, 47 anni, da Barcellona. 

Li abbiamo intervistati in vista del primo match legato a questa nuova iniziativa del Club. Ecco cosa ci hanno detto!


Avete proposto all’AS Roma di mettere a disposizione i vostri abbonamenti di Coppa per chi è in difficoltà: cosa vi ha spinto a farci questa richiesta?

Valerio: "Felici di avere rinnovato l’abbonamento, ci siamo detti: sarà molto difficile andare allo Stadio, perché non regalarli a qualcuno che per qualche motivo non può andarci? Sapendo delle iniziative che la Roma fa continuamente per le persone meno fortunate, ci è venuta l’idea di contattarvi. Abbiamo mandato una mail e grazie a voi tutti questa idea è diventata realtà!".

Cesare: "La prima volta mi venne in mente due anni fa, in occasione dei quarti di Europa League tra Roma e Feyenoord. Per problemi personali fui costretto a cancellare all'ultimo secondo il mio viaggio a Roma, e quindi decisi di regalare il mio biglietto, tramite una pagina su Instagram. Il ragazzo a cui lo cedetti mi ringraziò per settimane! Un seggiolino vuoto in meno, un fratello romanista felice: che cosa avrei potuto desiderare di più? Vivendo all'estero ed essendo impossibilitato a presenziare sempre, mi piaceva l'idea di poter dare a qualcun altro l'opportunità di vedersi una partita della Roma".

Grazie al vostro spunto abbiamo creato una pagina che permette a tutti gli abbonati di Coppa di donare il proprio posto quando non possono andare allo Stadio: cosa avete provato quando avete visto che la vostra idea era diventata qualcosa di grande, che avrebbe aiutato tanta gente?

Valerio: "Siamo ancora increduli. E ovviamente siamo felici e orgogliosi".

Cesare: "Onestamente il primo pensiero è stato per la Roma che ha realizzato l'iniziativa. È incredibile come una Società così grande abbia potuto organizzare tutto questo in così poco tempo".

Da dove nasce la vostra passione per la Roma?

Valerio: "Dalla mia famiglia. Dal bisnonno dirigente della Roma negli Anni 40 (Francesco Tomarelli, ndr) a nonna Sira che a 94 anni ancora vede le partite, da zio che mi parlava di un giocatore che si chiamava come una moto (Francesco Rocca "Kawasaki", ndr) e da mio padre che il 7 febbraio 1988 mi portò allo Stadio a vedere Roma-Avellino 0-0".

Cesare: "Idem. Mio padre mi portò per la prima volta a vedere la Roma in finale di Coppa Italia negli Anni 80 contro il Verona. Fu un'emozione indescrivibile".

Cosa vuol dire per voi seguire la Roma a distanza, non potendo essere sempre all’Olimpico? Come si riesce a coltivare questo amore all’estero?

Valerio: "Non ci ferma niente e nessuno! Sono all’estero dal 1999, e già allora - all'epoca mi trovavo in America - sentivo la Roma per radio via Internet. Poi le ho viste con Rai International, fino ad arrivare al giorno d'oggi, qui in Olanda, dove guardo le partite in 4K, purtroppo con commento in olandese. 

Ci tenevo a fare un enorme ringraziamento alla Roma. Con gli abbonamenti Plus, ci ha permesso di andare allo Stadio da abbonati, anche una volta l’anno e comunque dare la possibilità a un altro tifoso di occupare il posto in nostra assenza è una grandissima idea".

Cesare: "Il tifoso all'estero una soluzione la trova sempre! Che sia per radio, nei vari Roma club (ho passato 4 anni al Roma Club a Berlino e sembrava di essere all'Olimpico), oppure organizzando voli, viaggi e trasferte. Anche da lontano non ci perdiamo mai un minuto! Ricordo partite della Roma con sveglia alle 6 per colpa del fuso orario canadese, con caffè e sciarpa, o notti in aeroporto al seguito della squadra in qualche trasferta europea".

Nella mail con cui ci avete contattato, parlate di “valori autentici della romanità”. Quali sono per voi?

Valerio: "Il romano (e romanista) non accanna mai chi è in difficoltà. Il romano sarà sempre disponibile a dare una mano a uno di noi. E da quanto ne so, questa iniziativa ha avuto un riscontro superiore alle aspettative, confermando il mio pensiero sui romani (e romanisti)".

Valerio, il tuo bisnonno è stato dirigente della Roma negli Anni 40: che significato ha per te portare avanti questo filo di memoria e trasformarlo in un gesto solidale?

"Da ragazzino ero un semplice tifoso, innamorato della Roma. Vivendo all’estero la passione è aumentata esponenzialmente. È sempre stato bellissimo spulciare gli archivi di mia nonna e sentire tutte le vecchie storie della Roma. E dopo avere amato i miei idoli di gioventù, come Giannini e Rizzitelli, e poi Totti e De Rossi, ho cominciato ad apprezzare ed amare anche quelli precedenti come Volk, Ferraris IV e il grande Amadei, di cui ho anche un tatuaggio. 

Il calcio mi interessa marginalmente, ma la Roma è nel mio cuore. Ed è anche nel cuore dei miei figli di 10 e 5 anni, cresciuti qui in Olanda. Da quando sono nati, compro loro ogni anno una maglietta della Roma. Uno dei giorni più belli della mia vita è stato quando ho portato il figlio grande allo Stadio. E sono in grande attesa di portarci anche il piccolo. È stato emozionante: una sorta di passaggio di consegne. Inoltre, qui a Groningen ho trasformato diversi amici in grandi tifosi della Roma. Il gesto solidale è una semplice conseguenza del mio amore per la nostra squadra". 

Quale messaggio finale vi sentite di inviare alle vostre sorelle e ai vostri fratelli romanisti?

 Valerio: "Due citazioni che ho nel cuore, una di Renato Rascel - La Roma non si discute, si ama - e una del Capitano Agostino Di Bartolomei: “Ci sono i tifosi di calcio e poi ci sono i tifosi della Roma”.

Cesare: "Da vicino o da lontano, l'amore per questi colori non cambia mai. E a chi sarà al mio posto allo Stadio, dico: canta anche per me".