
Fuori dal pallone, è un’epoca di cambiamenti. Il governo del paese è presieduto dal “tecnico” Lamberto Dini in attesa di nuove elezioni. Al Festivalbar vincono gli 883 con “Tieni il tempo”. Nelle sale cinematografiche è iniziata una rassegna di capolavori americani e italiani che renderanno questa un’annata unica per la settima arte.
Ai nastri di partenza del nuovo campionato, le società hanno anche un nuovo tema da affrontare. Si tratta dei numeri fissi di maglia per i calciatori, accompagnati dal cognome lungo le spalle di ciascun atleta. Se non era una novità in senso assoluto per il calcio (già vista al mondiale di USA 94), lo è sicuramente per il nostro torneo, accantonando così la magica progressione dalla 1 alla 11.
Sono diversi i criteri di assegnazione che i dirigenti dei club adottano per non scontentare nessuno dei loro tesserati. L’Atalanta, ad esempio, si affida all’alfabeto con la sola eccezione del portiere Ferron. La Roma mantiene uno schema più classico e non si discosta particolarmente dagli anni precedenti. Il capitano, Giannini, prende la sua 10, “e guai a chi me la tocca”, dice nel corso del precampionato. Il bomber italo-argentino, Balbo, mantiene la 9. Così come Fonseca, seconda punta generalmente vestito con la 11. Il giovane Totti sceglie la 20, sarà uno dei tre numeri fissi della sua carriera.
Per la squadra giallorossa guidata da Carlo Mazzone è una stagione che segna il ritorno in Europa dopo due anni, in Coppa UEFA. A proposito delle competizioni europee, la UEFA non ha ancora ratificato il passaggio ai numeri fissi, dunque in coppa si scende in campo con i canonici titolari dall’1 all’11. Il debutto in campionato per la Roma è a Genova contro la Sampdoria di Eriksson.
Una prima giornata non semplice, i doriani sono rinforzati dal mercato con gli arrivi dei talentuosi centrocampisti Seedorf e Karembeu. E proprio il francese porta in vantaggio la Samp con un colpo di testa nel primo tempo. La Roma replica subito e due minuti dopo trova il pareggio con Branca. L’attaccante ex Inter realizza la prima rete della stagione romanista e lo fa con la maglia numero 22. La gara finisce 1-1, la Roma chiuderà il campionato al quinto posto qualificandosi ancora in UEFA.
Da che la novità dei numeri fissi viene inizialmente accolta con un pizzico di scetticismo dalla maggior parte dei protagonisti, nel corso del tempo diventa come un marchio di fabbrica per ciascuna. Chi lo associa al nome e lo sfrutta sul piano del marketing (vedi Cristiano Ronaldo e l’acronimo CR7), chi lega gran parte della propria carriera ad un numero.
Nell’estate del 2000, ad esempio, la Roma acquista Batistuta dalla Fiorentina. Storico 9 viola, quasi per antonomasia essendo uno dei bomber più forti del mondo in quel periodo (se non il più forte…). Nella squadra giallorossa, però, la stessa 9 appartiene a Montella. E il centravanti napoletano non intende privarsi del suo numero. Ne nasce una polemica, che si esaurirà in poco tempo.
Tra i due contendenti ci si era messo anche Totti, che intanto era diventato il 10. E da buon capitano aveva offerto la sua prestigiosa a uno dei due “e io mi riprendo la 20, che mi ha portato fortuna”.
Non ce n’è bisogno. Bati accetta di buon grado la 18 (sulla falsariga di Zamorano dell’Inter che prese la stessa lasciando la 9 a Ronaldo, mettendo un “più” tra 1 e 8) e dichiara: “Non sono venuti qui per dare numeri, ma per vincere lo scudetto”. Andrà esattamente così.
Negli ultimi trent’anni, la Roma ha conosciuto i due giocatori che scalando posizioni, statistiche e record sono diventati quelli con più presenze dal 1927. Si tratta di Totti e De Rossi. Simboli autentici di questo Club. 786 partite per Francesco (nel suo caso anche quello con più gol, 307), 616 per Daniele. Numeri mostruosi, non proprio in linea con le abitudini del calcio contemporaneo e che, probabilmente, sarà molto difficile – se non impossibile – avvicinare negli anni a venire.
Due capitani e bandiere, che alla Roma hanno dedicato la loro intera carriera. A proposito di numeri, Totti ormai è identificato nell’immaginario con il 10 e dal giorno del suo addio (28 maggio 2017), nessuno ha ancora deciso di ereditare quella maglia. Ma non ha sempre avuto la 10. Nel 1995-96 – come già detto in precedenza – la sua scelta cade sulla 20, la stagione successiva opta invece per la 17. Dal 1997, diventa il 10 per venti anni.
Percorso simile anche per DDR. A inizio carriera scende in campo con la 27 dal 2001 al 2004. Nella sola annata 2004-05 passa alla 4. E dal 2005 al 2019 non si separa più dalla 16 (scelta per la data di nascita della figlia Gaia). 10 e 16, dunque, sono inevitabilmente i numeri più utilizzati dal 1995 in competizioni ufficiali: 683 partite la 10, 540 la 16.
Scritto di Totti e De Rossi, al terzo posto della top ten delle maglie più utilizzate nel corso giallorosso dal 1995 c’è la 20 di Perrotta utilizzata 327 volte dal centrocampista preso dal Chievo nel 2004. Lui nella Roma ha sempre avuto la 20, per nove stagioni fino al 2013. Stessa cosa Cristante, quarto con il suo 4: 318 partite dal 2018 ad oggi. Quinto c’è Tommasi con la 17 (317 gare). L’attuale sindaco di Verona inizia la sua esperienza nella Capitale nel 1996 prendendo la 18. Dal 1997 sulle spalle preferisce la 17 e la porta fino al 2006.
Un gradino sotto troviamo Pellegrini con 315 partite. Lui ha sempre avuto la 7 ad eccezione dell’unica presenza fatta con la Roma prima del ritorno del 2017. L’eccezione riguarda il suo esordio, avvenuto nel 2015 a Cesena con la 52. Settimo è El Shaarawy con la 92, apparsa in 302 occasioni. Il “Faraone” non ha sempre avuto la cifra del suo anno di nascita. Al suo arrivo, nel gennaio 2016, prende la 22 per qualche mese segnandoci al suo esordio di tacco contro il Frosinone. E anche nel derby vinto 4-1 con un colpo di testa in terzo tempo.
All’ottavo posto c’è Delvecchio, 300 partite tonde con la 24. Supermarco non l’ha mai cambiata, segnando tanti gol alla Lazio. Nono della graduatoria è Taddei, anche lui sempre e solo con la 11 dal 2005 al 2014. Precisamente, per 296 partite. Chiude la classifica – con l’aspettativa di guadagnare posizioni – Mancini (Gianluca) con la 23 in 274 match. Bonus track: il 9 romanista con più partite dal 1995? Dzeko, 260.