Il dirigente parlò a pochi giorni da Pescara-Roma del 25 novembre 2012, partendo dal suo esordio in Serie A da calciatore proprio contro la squadra giallorossa, in un Roma-Pescara del settembre 1992. Si soffermò, inoltre, anche sulla sua professione di manager e su altri aspetti calcistici.
Ecco le sue parole.
Ricorda quella partita?
"Era una calda giornata di fine estate. Vincemmo 1-0 con gol di Nobile (il Pescara, ndr), ma non posso dimenticare l’atmosfera che si respirava allo stadio. Entrammo a controllare il campo un’ora e mezza prima del calcio d’inizio. La Sud era già esaurita in ogni ordine di posto. Impressionante".
Quel Pescara, al termine della stagione, retrocesse in B, nonostante alcuni giocatori di talento e un allenatore “totem” come Galeone. Ricordi di quel periodo?
"Molto belli. Non finì bene quel campionato, è vero, ma alcune partite restarono memorabili per il club e la città. Come il 5-1 alla Juventus o la sconfitta 4-5 con il Milan al quale era difficilissimo fare gol".
E Galeone?
"Un conoscitore di calcio e un uomo di livello. Amava il gioco offensivo e aveva un gran rapporto con il gruppo. È un tecnico che ha segnato un’epoca".
Da calciatore a manager, in quale dei due ruoli è più difficile affermarsi?
"In entrambi. L’importante è intraprendere la professione con entusiasmo e passione. Io ho avuto la fortuna di fare l’uno e l’altro. Anche se oggi, rispetto ai miei tempi, la categoria dei calciatori vive un momento di crisi. E non mi riferisco ai professionisti di Serie A o B, che all’esterno sono percepiti come dei privilegiati, ma di tutte le altre categorie: ragazzi che restano senza squadra perché le società continuano ad avere difficoltà per andare avanti. Non è semplice".
Lei è anche un esperto di calcio giovanile. A suo avviso, il campionato Primavera necessita di qualche cambiamento per favorire l’inserimento dei ragazzi nelle prime squadre?
"Se parliamo dell’introduzione delle squadre B, come in Spagna, questa potrebbe essere una soluzione auspicabile perché sarebbe più semplice monitorare la crescita dei calciatori (...)".
Una curiosità finale: per il lavoro di scouting, quanti filmati vedete in un anno?
"Moltissimi. Non saprei dare un numero, ma moltissimi. Al giorno d’oggi l’attività fruisce della tecnologia che permette di vedere partite di tutto il mondo a ventiquattr’ore dal loro svolgimento. Questo ci permette di monitorare meglio i vari campionati e di programmare gli spostamenti per osservare i calciatori in maniera più mirata. Le partite da visionare aumentano, ma è un lavoro che svolgiamo con grande dedizione".
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