Cosa facevano in quel momento e dove si trovavano mentre i notiziari iniziavano a diffondere le immagini degli attentati alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono di Washington.
Un passaggio cruciale della storia moderna. “Ora il mondo non sarà più lo stesso”, ripetevano in tanti allora. Effettivamente, è andata davvero così. Lo si nota negli aeroporti – ad esempio – quando si parte per un viaggio, con diverse misure di sicurezza attuate prima e dopo la partenza. Ma non solo, in seguito a quegli attentati la geopolitica degli equilibri in medio-oriente e non solo è mutata radicalmente. Con diversi conflitti annessi.
Chi è amante del calcio, di Roma in particolare, quella giornata la ricorda anche per un altro motivo. Quel giorno, per i giallorossi, doveva significare l’esordio in Champions League o del ritorno in Coppa dei Campioni. E questo poi fu, l'esordio della Roma in Champions. Ma in un contesto generale surreale, dove in pochi riuscivano a pensare al calcio e alla palla che rotolava.
È storia. Cronaca. La partita è programmata da qualche settimana, dal 23 agosto, quando vengono resi noti i raggruppamenti della prima fase della massima competizione continentale. La Roma di Capello capita nel girone A con Anderlecht, Lokomotiv Mosca e Real Madrid. Il sorteggio degli incontri prevede che il Matchday1 debba essere Roma-Real Madrid, all’Olimpico, martedì 11 settembre. Un appuntamento che fa emozionare, dato lo spessore dell’avversario.
Sul campo dell’Olimpico scende una delle possibili pretendenti al titolo finale, quella che poi lo avrebbe vinto nella finale di Glasgow contro il Bayer Leverkusen. Un “dream team” imbottito di campioni come Casillas, Hierro, Roberto Carlos, Figo, Raul e compagnia. Non a caso li chiamano i “Galacticos”. All’appello manca solo il nuovo acquisto Zinedine Zidane – preso dalla Juventus in estate per la cifra record di 150 miliardi di lire – ma il fantasista francese marca visita per la lunga squalifica (cinque turni) ricevuta nella stagione precedente in seguito a una testata al calciatore tedesco dell’Amburgo, Jochen Kientz.
È un grande evento, che tutti attendono con ansia e trepidazione. La prevendita dei biglietti procede spedita, si prevede uno stadio delle grandi occasioni. E questa ha tutti i crismi del caso per diventarlo, una grande occasione.
Tuttavia, l’euforia e l’entusiasmo vengono meno a poche ore di distanza dalla gara. Nel pomeriggio italiano, intorno alle 15, le trasmissioni nazionali vengono interrotte per dare spazio alle notizie in tempo reale provenienti dagli Stati Uniti. Lì è mattino, l’orologio non segna nemmeno le 9.
Al-Qaeda dirotta quattro voli civili. I terroristi fanno intenzionalmente schiantare due velivoli sulle torri nord e sud del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea viene indirizzato contro il Pentagono. Il quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca di Washington, si schianta in un terreno della Pennsylvania.
Un atto di guerra vero e proprio alla più grande potenza mondiale, in luoghi simbolo dell’economia e del governo. In televisione passa tutto e nulla viene censurato. Si vedono persone che, in preda al panico, si gettano nel vuoto dai grattacieli in fiamme. Morte e disperazione sono ovunque.
Si parla di circa 3000 vittime. Non si può restare indifferenti. Nel pianeta non si parla di altro. I cellulari – che ancora non sono smarthpone, senza chat e aggiornamenti social (che ancora non esistono) – sono bollenti, le chiamate e gli sms impazzano da una persona all'altra: “Accendi la tv, guarda che è successo, mai vista una roba simile”, è il tenore di tante telefonate tra amici e parenti.
Il resto passa inevitabilmente in secondo piano. Figuriamoci il calcio. Eppure, la UEFA decide di non prendere provvedimenti per le partite in programma per la prima giornata di Champions. Si gioca ovunque, rispettando un minuto di silenzio e portando il lutto al braccio. Si gioca pure all’Olimpico, vicino alla Farnesina.
La psicosi è generale. Alcuni tifosi decidono di non andare alla partita per paura di altri attentati, altri non vogliono farsi intimorire dalla situazione. Ma quella che doveva essere una festa di sport, non lo è più. L’atmosfera sugli spalti è surreale e silenziosa.
Nessuno pensa a lanciare cori di sostegno, gli occhi dei presenti sono gonfi di timore e preoccupazione. Soprattutto quando sopra lo stadio passa un aereo. Nessuno lo avrebbe notato in condizioni normali, ma non in questa serata.
Inizia la partita, che interessa il giusto. Tramite radio arriva la notizia che in Turchia, sul campo del Galatasaray dove è impegnata la Lazio, è stato fischiato il minuto di raccoglimento. L’indignazione sale, intanto il match scorre e arriva al novantesimo. Vince il Real Madrid 2-1, segnano Figo, Guti e Totti su rigore. Sul finale Balbo coglie la traversa, andando a un passo dal pareggio.
Qualcuno si rammarica, salvo poi ripensarci. Non è il caso, in quella situazione, di incavolarsi per questioni sportive. “Sarebbe stato giusto non giocare”, dichiara Capello nel post. Vero, anche perché l’UEFA successivamente emette un’altra nota in cui comunica il rinvio delle gare di Champions del 12 settembre al mese successivo.
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