Ecco le parole del difensore giallorosso.
50/esimo sold out dell’era Friedkin: questo fattore può rappresentare un’arma in più?
“Come diciamo sempre, un’arma in più il nostro pubblico lo è, ma in campo andiamo noi dobbiamo essere bravi a trascinarli verso di noi.
A loro non va chiesto nulla. Fanno quello che fanno tutte le domeniche, siamo contenti di questo, speriamo alla fine dei 90 minuti di farli cantare ancora di più”.
In passato hai giocato anche da mediano, nella tua testa c’è la possibilità di giocare a destra?
“Il fatto di ricoprire, cercare di ricoprire più ruoli penso che sia un vantaggio per me stesso e per la squadra, avere in gruppo giocatori che possono fare più ruoli.
Con Fonseca l’ho fatto, non c’era nessuno a centrocampo, ad oggi – mi voglio toccare (ride, ndr) – però siamo in parecchi a centrocampo, in difesa siamo tanti, tutti forti. Per me è giusto così, quando hai tanti giocatori forti, alzi il livello dell’allenamento, alzi il livello di ognuno di noi, questo è un bene per la squadra. Poi abbiamo il mister, starà a lui decidere. L’importante è andare forte in allenamento, forte in partita per la Roma”.
Eri considerato uno dei fedelissimi di José Mourinho. Senza tornare sui motivi dell’esonero, cosa pensi abbia portato De Rossi nella Roma?
“Il mister ha portato freschezza, quando c’è un cambiamento come c’è stato. Ha portato idee nuove del suo calcio, noi calciatori cerchiamo di capire quello che ci chiede. E mi sembra che lo stiamo capendo.
Anche se non abbiamo fatto veramente nulla, sta qui da due mesi scarsi, in due mesi non vinci campionati o competizioni, ma ci ha portato ad avere questo cambiamento in tante cose. A livello tattico, a livello di allenamenti, ogni allenatore ha le proprie idee. E noi calciatori dobbiamo capire le sue idee e andare avanti così.
Una cosa che ha portato, secondo me, è un po’ la serenità che ci poteva mancare. Ma non per il mister Mourinho che non ci dava, ma perché i risultati non stavano andando bene. Ha lavorato sulla testa di tutti noi, diciamo ci ha messo a posto la nostra testa, ha iniziato a dare le sue idee e da lì siamo partiti”.
Come ti sei trovato con il passaggio dalla difesa a tre a quattro?
“Mi sono trovato bene. Perché, come ho detto più volte, io e miei compagni di difesa, bene o male, quasi tutti avevano giocato a tre e a quattro. Nel calcio di oggi si gioca a quattro, si gioca a tre, si gioca a due, siamo abituati.
Poi, si ho fatto più la difesa a tre che a quattro. Ma, come detto prima, capire e credere ciò che ti chiede il tuo allenatore e cercare di assimilare in fretta quello che ti chiede. Non è la difesa a quattro che ci ha portato a vincere sei partite su sette, ma un insieme di cose. Come ha detto il mister, può succedere dove domini e finisci con zero punti. In altre, magari, non domini e vinci. Il calcio è particolare, la cosa più importante che 26 giocatori tirano dritto verso un unico obiettivo”.
Come ti senti fisicamente? Mourinho, in alcune uscite pubbliche, aveva parlato di una tua pubalgia.
“Per quanto riguarda la pubalgia che ho avuto, me la stavo portando avanti da un po’ di tempo. Sapete benissimo il periodo che abbiamo passato tre o quattro mesi fa, dove per varie cose non avevamo difensori centrali disponibili, quindi ho dovuto stringere i denti, ma non voglio passare da eroe.
L’ho fatto perché avevo la possibilità di giocare, se non avessi avuto la possibilità di giocare non avrei giocato. E quando è arrivato il mister, ho preso il cartellino giallo a Milano, ho avuto la possibilità – concordando tutto con lo staff e il mister – di stare fermo 10-12 giorni, anche con un percorso di cure, di palestra, con i nostri fisioterapisti sono arrivato ad un punto in cui non sento più il dolore e per fortuna stiamo andando molto bene adesso”.
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