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    Mourinho: "Lukaku e Dybala in campo insieme contro l'Empoli"


    Alla vigilia della sfida con l’Empoli, mister Mourinho ha risposto così alle domande dei giornalisti in conferenza stampa.

    L’Empoli non ha avuto una partenza facile, ma avrà una grande motivazione. Che squadra si aspetta di trovarsi di fronte?  

    “Più importante della partenza è l’arrivo. Sono sicuro che loro non sono nel panico perché si trovano in una posizione brutta di classifica. Non è questo il loro potenziale, non finirà così la loro stagione. Mi aspetto una squadra ambiziosa, ma tranquilla. È vero che abbiamo vinto tutte e quattro le partite contro di loro in questi ultimi due anni, ma non mi ricordo che ce ne sia stata una facile. Sono una squadra organizzata, che sta giocando quest’anno in modo diverso. Ma hanno lo stesso allenatore e possono tranquillamente tornare alla base dell’anno scorso. Hanno questa possibilità. E noi, nei due giorni in cui abbiamo potuto lavorare con tutta la squadra, lo abbiamo fatto con tutto il rispetto che loro meritano. Ovviamente, con l’ambizione di vincere la nostra prima partita in campionato”. 

    Per la Roma comincia una sorta di campionato di 35 giornate. Prima dell’arrivo di Lukaku e Azmoun aveva detto che la Roma poteva ambire a una posizione tra il quinto e l’ottavo posto: vorrei capire adesso con questi innesti cosa cambia nelle sue valutazioni. E come sta Smalling? 

    “Siete sempre negativi. Fortunatamente, noi siamo più positivi. Smalling è e continua a essere un calciatore fondamentale per noi. Ha una maturità tale che prima ancora di iniziare a parlare con lui degli errori che abbiamo fatto, sa perfettamente analizzare se stesso. Ed è molto facile comunicare con un giocatore come lui. Purtroppo, domani penso che non sarà a disposizione. Vediamo l’allenamento di oggi. Magari arriva in extremis a sedere in panchina, per poter aiutare in caso di necessità. Però è grande la possibilità che non possa andare neanche in panchina. 

    Quanto alla prima domanda, una cosa è parlare con voi prima della chiusura del mercato, un altro è farlo dopo. La Roma ha ingaggiato due attaccanti che era molto, molto difficile, se non impossibile, prendere: Romelu e Azmoun. Se siamo tutti disponibili, allenati e in buona forma, questa cosa cambia il nostro profilo di squadra. Magari voi non ve lo ricordate, ma noi nelle prime due partite abbiamo giocato con Belotti ed El Shaarawy, senza nessuna soluzione neanche in panchina. Mentre nella terza giornata, abbiamo fatto dieci, quindici minuti con Romelu e la tendenza, adesso, è quella di migliorare, e di migliorare sempre.  

    Abbiamo dei bravi giocatori in questo gruppo di attaccanti, non solo Romelu e Azmoun, che era arrivato in una condizione difficile, dopo un lungo infortunio e senza nessun allenamento con la squadra. Ma in queste due settimane ha lavorato molto bene per avvicinarsi a una condizione positiva. Quando Paulo c’è, abbiamo sempre un po’ di paura ma anche la speranza che questo fantastico giocatore ci dia una mano importante. Senza dimenticare Belotti ed El Shaarawy, che hanno fatto un grande lavoro per noi, con tanto sacrificio, giocando al limite della loro stanchezza, come si è visto con Belotti che anche con i crampi ha cercato di aiutare la squadra.  

    E adesso siamo positivi. Naturalmente, i giocatori sono arrivati l’altro ieri e abbiamo bisogno di tempo: tempo per allenarci, tempo di gioco, per migliorare come squadra. Ma sono molto contento dei calciatori che ho a disposizione. E a voi, a cui piace tanto questa cosa di parlare di obiettivi, dico che il mio è vincere domani. E se dopo la partita vi troverete lì per parlare con me, vi dirò che il mio obiettivo sarà vincere la gara successiva. Lo dico in una chiave positiva, non negativa: voglio vincere tutte le partite”. 

    C’è la possibilità che qualche calciatore del gruppo storico accusi un po’ di fatica, dal punto di vista della tensione, dell’adrenalina, della forza mentale, in virtù dello sforzo fatto negli ultimi due anni? 

    “Ho giocato due finali europee. Per arrivare alla prima, abbiamo disputato 15 partite, o 17 se valgono i plreliminari. E per arrivare alla seconda, siamo tra le 15 e le 17, contando il playoff con il Salisburgo. Non penso che questo sia un crimine: è stato molto, molto importante, in primis per la gioia di una città e poi per l’autostima dei giocatori. Credo che lo abbiamo fatto bene. Penso che intorno alla trentesima giornata dello scorso campionato eravamo terzi. Abbiamo giocato due partite con il Feyenoord, due con il Leverkusen, ci siamo qualificati per la finale, e in mezzo ci sono stati gli infortuni di Dybala e di Smalling, e qualche calciatore come Nemanja che non poteva giocare ogni partita.  

    Con tutte queste difficoltà, siamo arrivati alla finale. Dal punto di vista della quantità, oggi siamo di meno: 20 giocatori di campo, più i ragazzi della Primavera, che non saranno mai un problema, ma è per me un’opportunità per essere felice, perché lo sono quando aiuto questi ragazzi. Ma questi sono anche dei giocatori che dopo diventano importanti per noi, come è già successo. Se però la quantità non è elevatissima, la qualità è alta. Abbiamo calciatori di grande potenziale, quando siamo tutti, e tutti disponibili, e in una vera forma. Una forma, intendo, da alto livello di performance, che è una cosa diversa dall’essere disponibili per giocare. Per essere al top devi avere continuità di rendimento, continuità di intensità, di minutaggio. Quando noi arriveremo a questo momento, saremo una squadra veramente forte.  

    Quando abbiamo questo tipo di problemi (il mister si riferisce al momento attuale, ndr), invece, dobbiamo restare tranquilli, dobbiamo essere equilibrati, avendo la pazienza di lavorare, di aspettare l’evoluzione di questi ragazzi. Però non possiamo farlo senza fare punti: i punti sono necessari. Ne abbiamo fatto uno su nove disponibili. Per i prossimi nove, non vogliamo farne uno: vogliamo vincere le partite. Ma con questa ambizione equilibrata, con la consapevolezza del nostro valore, del nostro potenziale, come pure dei nostri problemi, lavoriamo con tranquillità”. 

    Ci ha parlato di Smalling. Volevo capire come stanno gli altri, come Aouar e Mancini, e quanta autonomia hanno Dybala e Lukaku. 

    “Prima dell’allenamento, che può far migliorare o peggiorare la situazione: Pellegrini è out, non c’è dubbio; Smalling per me è out, ma a volte succede qualcosa di positivo all’ultimo momento, che può far sì che vada in panchina. Questi sono i due giocatori che sono maggiormente in difficoltà.  

    In relazione a Mancini, prima di tutto lasciami ringraziare Spalletti, che ha allenato nei club per tanti anni e sicuramente ha la sensibilità di rimandare a casa un calciatore che è infortunato e non ce la fa a giocare con la nazionale la seconda partita. Lo ha fatto con Mancini, lo ha fatto con Pellegrini, e penso anche con i giocatori di altre squadre. E questo tipo di sensibilità, per noi allenatori di club, è benvenuta. E il fatto che sia lui il ct, per noi tecnici è una cosa positiva.  

    Penso che Mancini ce la farà. Durante la sosta siamo rimasti qua con un gruppo di nove giocatori, di cui 7 infortunati. Siamo stati qua con il mio staff. Siamo stati un po’ ‘scemi’, non abbiamo fatto come altri tecnici, che sono andati in vacanza dieci giorni. Siamo rimasti qua ad allenare due calciatori, Belotti e Azmoun. Ma noi siamo così e moriremo così, con questa professionalità. Io, con tutto lo staff, con Belotti e Azmoun, con i due portieri Mile e Boer e con i ‘bambini’ della Primavera che non erano andati in nazionale.  

    Tutti gli altri sette solo ieri hanno lavorato con me, con la squadra. Sono disponibili per giocare? Sì. Primo, perché sono tanti. E poi perché ne abbiamo bisogno. Dobbiamo fare la migliore gestione della gara, dobbiamo prenderci qualche rischio - il rischio è sempre possibile – però saranno tutti convocati e qualcuno inizia sicuramente la partita. 

    Quanto a Romelu, quando è arrivato, prima del Milan, non era in una condizione drammatica: non si era allenato con il Chelsea, non aveva fatto nessun allenamento di gruppo, nessuno con la palla. Ma era stato molto attento al suo corpo, è arrivato in una condizione che gli ha permesso di giocare venti minuti con il Milan. In condizioni molto accettabili. 

    Renato Sanches e Paredes, che non si erano allenati con il PSG, sono arrivati in una condizione peggiore di quella di Romelu. E ancora peggiore era quella di Azmoun, arrivato a Roma infortunato. E dopo queste due partite in nazionale, Romelu è tornato molto, molto bene.  

    Ovviamente, giocherà domani da titolare e non sarebbe una sorpresa se facesse 90 minuti. Quanto agli altri, dobbiamo fare una gestione diversa, ma Romelu sarà quello che sarà nelle migliori condizioni”. 

    E Dybala? 

    “Dybala gioca. Non è una questione empirica, ma scientifica: abbiamo dei dati che ci confermano che non sarà facile per lui giocare 90 minuti. Non lo sarà dal punto di vista dell’intensità, del recupero dello sforzo. Sarà molto difficile, ma dal punto di vista clinico si sente bene: è ‘pulito’, a posto, e vuole giocare. È fiducioso. Gioca Lukaku e gioca Dybala”. 

    Avrà letto le dichiarazioni di Francesco Totti. Lei parla con lui della Roma? E lo vorrebbe come dirigente nella Roma? 

    “Prima di tutto, io sono un allenatore. Ci sono la proprietà, un direttore generale e un CEO: io non sono nessuno per parlare, neanche con un mito del romanismo, nel senso di dirgli ‘ti voglio qua, non ti voglio qua, ti offro o non ti offro’. Io non sono nessuno.  

    Io parlo con Francesco di banalità, di come stanno lui e i figli, del Frosinone, lui mi dice ‘in bocca al lupo mister, forza’. È questo il mio rapporto con Francesco, nel rispetto che ho per la Società e le gerarchie. Non posso dirti di più. Posso però dirti qual è la mia vita sociale a Roma: praticamente non ce l’ho. Però nei pochi contatti che ho, Francesco Totti è nella Roma. Non è mai uscito da qua e non uscirà mai da qua. Non c’è un tifoso con cui parlo che non mostri affetto e rispetto per lui. Per me, lui è qua.  

    Ma questa storia di ‘Mourinho ha fatto, Mourinho ha detto’… Mourinho niente, Mourinho niente”. 

    Come ha visto Spinazzola? È pronto a giocare domani? Poi sugli esterni: la Roma ha parecchia scelta, ma è un ruolo che non ha dato tanto, a livello di gol e assist. C’è un lavoro specifico che va fatto o sono le caratteristiche dei giocatori che non permettono di avere tanti bonus da quella parte del campo? 

    “Quando un giocatore va in nazionale, è sempre preso in considerazione. Andare in nazionale è il sogno di tutti i calciatori. Quando uno ci va, dico sempre che, se ti chiedono di fare il magazziniere, tu lo fai, prendi il pallone e vai felice. L’allenatore ha scelto Dimarco e Biraghi. Leo deve lavorare di più con noi. Deve fare meglio con noi e, se fa bene con noi, sono sicuro che tornerà a giocare con la nazionale. 

    Abbiamo delle opzioni sulle fasce, è vero, abbiamo Karsdorp, Celik, Kristensen, e anche Zalewski, che può giocare anche a destra. Abbiamo Zalewski, Spina e anche El Shaarawy, che può giocare a sinistra. Sono calciatori diversi e hanno bisogno di cose diverse. Direi che, dal punto di vista fisico, per condizioni e disponibilità, quello che si trova al punto più alto delle potenzialità è Kristensen, che dal punto di vista tecnico, della fiducia, e della percezione che la gente ha di lui, non si trova invece in un punto altissimo della sua autostima.  

    Karsdorp ha avuto un ritiro difficile, con degli infortuni, con il suo ginocchio di sempre, con i dubbi sul fatto che fino all’ultimo potesse andare via o restare. Ora finalmente ha trovato il suo equilibrio, perché sa che resta. 

    Zalewski è stato infortunato, si è allenato solo ieri per la prima volta. E Leonardo è tornato molto bene dalla nazionale, dicono che si sia allenato bene in azzurro. Qualche volta in nazionale ci si allena poco, è un lavoro più tattico, e chi non gioca si sente un po’ in disparte e non lavora tanto: lui invece è arrivato in ottime condizioni, ha lavorato molto bene, la squadra si è allenata con intensità. È arrivato contento. 

    Quanto a Stephan, ha fatto tutto: l’attaccante nelle prime tre partite e in tutto il ritiro. Ha avuto quel piccolo infortunio che fa parte del suo storico: quel polpaccio, quelle piccole cose che però non gli hanno permesso di allenarsi in queste due settimane. Sono tutti giocatori diversi, impiegabili in situazioni diverse.  

    Farò sicuramente meglio. La crescita della squadra farà anche la sua parte. Ma abbiamo delle opzioni. In Europa non avrà Kristensen e non lo possiamo considerare un dramma proprio perché abbiamo tutti questi calciatori disponibili”.

    Dopo la finale con il Siviglia aveva detto che era un po’ stanco di fare l’uomo della comunicazione per il club. E dopo il Milan non si è presentato alla stampa, probabilmente perché era nervoso. Questa situazione si è un po’ sanata? Sente ancora la necessità di avere qualcuno a fianco quando ci sono delle situazioni borderline? 

    “Non ho il controllo totale della situazione. Prima di tutto, perché non sono perfetto, e magari un conto è quello che ho intenzione di fare e un altro è quello che farò. E poi perché dipendo anche dagli altri. Ma la mia intenzione per questa stagione è di avere zero giornate di squalifica, sia per le questioni di campo, sia per le conferenze stampa.  

    Se non farò conferenza stampa – ovviamente, per decisione mia - non sarà mai perché sono nervoso, perché per uno che ha millecento partite in panchina ‘essere nervoso’ è qualcosa di eccessivo per la situazione.  

    Però, se c’è qualcosa che non posso cambiare il mio Dna, è la mia onestà, è la mia incapacità di non dire la mia verità. Che può non essere verità, ma è la mia verità. E quando ho deciso di non andare in conferenza stampa (dopo Roma-Milan, ndr) è esattamente per questa intenzione.  

    E lo dico senza problemi: è una sfida per me stesso. Dipende anche dagli altri, ma cercherò di non aver nessun tipo di problema”. 

    Sono rimasto un po’ perplesso per la partita con il Milan, pensavo che si affrontasse in un'altra maniera: ho visto una Roma che ha atteso molto, che ha abbassato i quinti, magari per non trovarsi scoperta con i loro attaccanti. Mi chiedevo: qual è stato il momento della preparazione di quella partita in cui Mourinho ha deciso di affrontare il Milan così. Ha qualche rimpianto per quella scelta? 

    “Una cosa importante nella formula del successo è di non sentire le persone che hanno meno capacità di te stesso. Questo è importante. Sentire chi ne sa più di te, sentire chi ti può aiutare a pensare, o chi non ne sa più di te ma anche sta con te ogni giorno. E penso allo staff, che per me è molto importante. Ma con chi non è mai stato seduto su una panchina vera, per centinaia di ore, con chi non ha mai preparato gare di questo livello… veramente, non mi sento a mio agio a confrontarmi su certe cose”.