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    Le parole di Pellegrini e Mancini in conferenza stampa


    Lorenzo Pellegrini e Gianluca Mancini hanno parlato in conferenza stampa alla vigilia della finale di UEFA Europa League. Ecco cosa hanno detto.

    Le domande a Pellegrini

    Come arrivate a questa finale? Tesi, concentrati, consapevoli, o tutte e tre?

    “Consapevoli, sicuramente, perché quando arrivi a giocare una partita così, vuol dire che hai fatto prima un percorso che per forza di cose ti ha lasciato qualcosa. Sappiamo i sacrifici che abbiamo fatto e quanto abbiamo voluto essere qui oggi e domani. Quindi, utilizzerei la parola consapevoli. Poi, certamente concentrati e determinati. Tesi è normale, perché è una finale e perché, come ho detto, arrivare qui ci ha portato a fare tanti sacrifici, quindi è giusto avere quelle emozioni che, tante volte, ti portano a fare le cose anche meglio”.

    Cosa vi ha detto Mourinho sul suo futuro?

    “Ci siamo parlati in tutta onestà. Penso che sia giusto che queste cose restino tra noi. Quando verrà il momento, sarà lui a parlare del suo futuro”.

    Cosa vi ha lasciato questo colloquio?

    “Ci ha lasciato carichi per la partita di domani”.

    Questa finale è un punto di passaggio verso qualcosa di ancora più grande?

    “Penso che in realtà ci sia sempre qualcosa di più grande, anche se alla fine la cosa più grande che ti può restare è il fatto di non accontentarti mai, qualsiasi cosa tu stia facendo. Come abbiamo dimostrato noi, l’anno scorso abbiamo dato il nostro 100% alla Conference League e poi vincerla è stata un’emozione incredibile. Quest’anno, abbiamo dato il nostro 100% all’Europa League e il nostro desiderio è quello di vincerla. Noi siamo abituati così, anche grazie al mister, una persona molto attenta sia dal lato calcistico che da quello umano a cercare di spingerti a dare il tuo 100%. Noi siamo abituati a scendere in campo e a lasciare tutto. 

    Oggi è così, oggi c’è l’Europa League e noi abbiamo lasciato tutto qui. Quando si è trattato di altre competizioni, abbiamo dato tutto anche se purtroppo non è bastato. Siamo tanto gradi per tutto il percorso che abbiamo fatto, perché è stato un cammino difficile, abbiamo avuto tante partite da dentro o fuori, dove oltre a scendere undici giocatori in campo dovevano scendere undici uomini. E lo abbiamo sempre fatto. Quindi, credo che questa finale sia il coronamento di questo percorso, difficile ma bello. Non vediamo l’ora di giocare domani”.

    Lei si è fatto un’idea del perché le squadre spagnole sappiano giocare le partite in gara secca?

    “Perché penso che siano delle squadre forti, abituate a giocare a un certo livello di intensità, a un certo livello tecnico e tattico. Sappiamo che sarà una gara difficile, ma lo sarà anche per loro. Almeno, questo è quello che abbiamo preparato. Come ho detto prima, siamo orgogliosi di essere qui. Abbiamo fatto questo percorso che ci ha portato a fare tanti miglioramenti, a trovare il nostro equilibrio. E siamo venuti per giocare questa finale fantastica”.

    Che effetto vi fa sentirvi dire che vincere mettendo il pullman davanti alla porta. Non è la prima volta che lo si dice di una squadra di Mourinho, lo si disse anche dell’Inter del 2010. 

    “Ci viene da ridere. Questa è la prima risposta. La seconda è che sapere affrontare una partita, a livello tattico, non vuol dire per forza attaccare come dei pazzi e mettere gli avversari nella condizione migliore possibile per poterci fare gol. Per me, affrontarla nella maniera tattica giusta significa cercare di limitare la squadra avversaria nel fare quello in cui è più brava. Abbiamo sempre analizzato i nostri avversari, abbiamo sempre cercato di capire quale potesse essere il modo migliore per arginare i loro punti di forza. E a dire la verità, penso che ci siamo riusciti, visto che noi siamo in finale e chi parla tanto oggi non è qui”.

    Cosa è cambiato in te e nella squadra dall’ultima volta che avete affrontato il Siviglia, ad agosto 2020, al di là dell’effetto Mourinho?

    “Magari, all’inizio poteva esserci qualche cambiamento in vista e questo poteva riflettersi sulle nostre prestazioni. Ma dopo è successo quello che noi avviamo veramente voluto: ossia, creare un gruppo di persone che ci tiene. Mi ricollego un po’ alla domanda del pullman. Sacrificarsi e fare una corsa in più per il compagno non è mettere il pullman davanti, ma voler essere qui oggi. È voler tanto essere qui oggi. Penso che questo sia stato uno dei nostri punti di partenza. E poi dopo è arrivato il mister, che ci ha insegnato e ci ha forgiato con la sua mentalità e con la sua unicità”.


    Le domande a Mancini

    Per la partita di domani, c’è qualcosa di diverso che avete preparato o si riparte dalla vostra caratteristica migliore: il fatto di essere solidi dietro, compatti, e poi si vede?

    “L’abbiamo preparata come una finale. È chiaro che le finali vanno giocate, vanno interpretate al meglio a livello di testa, di cuore, di grinta, di tecnica, di tattica. È una partita diversa da tutte le altre che abbiamo fatto. 

    Come ha detto Lorenzo, il percorso per arrivare fino a qua è stato molto difficile, molto lungo. Siamo consapevoli che ce la meritiamo alla grande e la partita di domani deve essere il mix di tantissime cose che ci devono far sì che per 90, 180 minuti, in campo ci sia la Roma. Sappiamo che davanti c’è una grandissima squadra. L’abbiamo preparata per due giorni e siamo consapevoli di quello che abbiamo visto e fatto per preparare la partita nel migliore dei modi”.

    Perché avete scelto di allenarvi a Trigoria? E poi: Dybala è al 100%?

    “A Trigoria ci sentiamo più a casa, abbiamo tutto a disposizione. Abbiamo fatto sempre così e ci troviamo bene. Quanto a Paulo, è venuto con noi, cammina, sta bene. Speriamo che ci possa dare una mano”.