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Gli ungheresi che hanno fatto la storia (e vinto) con la Roma

I calciatori giallorossi festeggiano con l'allenatore Imre Senkey e il direttore sportivo Vincenzo Biancone al termine di Lazio-Roma 0-1 allo Stadio Nazionale (1947) (Archivio Storico AS Roma / Collezione Biancone-Risi)

Budapest, eccoci! Avviciniamoci a una delle sfide più importanti della nostra storia con un approfondimento sui personaggi ungheresi (allenatori e calciatori) che hanno fatto la storia giallorossa.

“È ripartito per l’Ungheria dopo aver trascorso circa un anno nella Capitale e dopo aver combattuto con onore nelle file dei biancoverdi dell’Alba. Abbiamo potuto appurare le sue doti di bontà, di modestia, di attaccamento al Club, di passione per il gioco del calcio e di correttezza in campo”.

Con queste parole la Gazzetta dello Sport salutava Tomasz Heger, pochi giorni dopo essere andato in gol in Roma-UTE 2-1, esordio assoluto della prima squadra della Roma, al Motovelodromo Appio (pochi giorni prima, il 3 luglio, aveva segnato un gol nella vittoria per 3-1 dell'Alba-Audace contro la Lazio). 

Un ungherese in gol contro una squadra ungherese. UTE stava per Ujpesti TE, squadra di un quartiere di Budapest. In campo quel giorno c'era anche Endre Boros, ma anche lui dovette rimpatriare senza mai giocare partite ufficiali con la maglia della Roma.

Un calciatore ungherese sarebbe poi arrivato nel 1935, dal Cagliari. Domenico D'Alberto in effetti era nato a Budapest il primo febbraio 1907, ma era stato naturalizzato italiano. Diventerà uno dei simboli della Roma che, in perenne emergenza per via della fuga di Guaita, Scopelli e Stagnaro, sfiorerà lo scudetto nel 1936. Un grandissimo campione ungherese che ha vestito la maglia della Roma è senza dubbio Gyula Zsengeller.

Gyula Zsengeller di testa realizza sugli sviluppi di un corner il gol del pareggio giallorosso in Roma-Fiorentina 1-1 del 1949 (Archivio AS Roma / Collezione Gabriele Pescatore)
Gyula Zsengeller di testa realizza sugli sviluppi di un corner il gol del pareggio giallorosso in Roma-Fiorentina 1-1 del 1949 (Archivio Storico AS Roma / Collezione Gabriele Pescatore)

Mezzala, quasi 400 gol realizzati in patria, era stato punto di riferimento della nazionale ungherese vicecampione del mondo nel 1938. Arriva alla Roma a 32 anni, nel 1947, fortemente voluto dal tecnico Imre Senkey, suo connazionale, che ha bisogno di lui per traghettare la Roma dal "metodo" al “sistema”. Zsengeller non è più quello di un tempo, anche se la classe è ancora cristallina (Amedeo Amadei l'ha citato come uno dei compagni di squadra più forti con cui abbia giocato), e viene soprannominato "il professore". Lascia la Roma nell'estate del 1948.

Nel 1954 arriva poi l'ala sinistra Istvan Nyers. Nato in Francia, era cittadino ungherese, ma, privato del passaporto, era stato tesserato dall'Inter come apolide. Se giocava in Italia, si chiamava Stefano. Se giocava in Francia, era Etienne. Fu preso dalla Roma con un contratto a rendimento, Quando era in giornata, diveniva incontenibile. Veloce e dal tocco raffinato, disputò un’ottima prima stagione, deliziando spesso il pubblico con alcuni duetti insieme a Ghiggia, per poi passare al Barcellona al termine del campionato 1955-56.

Istvan Nyers firma autografi ai suoi nuovi tifosi nel suo primo giorno da giallorosso, nel 1954 (Archivio AS Roma / Marcello Salustri)
Istvan Nyers firma autografi ai suoi nuovi tifosi nel suo primo giorno da giallorosso, nel 1954 (Archivio Storico AS Roma / Salustri)

La traccia ungherese più importante nella storia della Roma viene soprattutto dagli allenatori. Detto di Senkey, va ricordato anche come la Roma in occasione della partita contro l'UTE del 17 luglio 1927 al Motovelodromo Appio, oltre a Heger e Boros in campo, in panchina ha anche Pietro Piselli e il tecnico ungherese Jozsef Ging (nato King, era di origine irlandese), che aveva allenato la Fortitudo. Inizialmente rimase come assistente di William Garbutt, ma a settembre accettò la proposta del Modena.

Era usanza diffusa affidarsi ad allenatori ungheresi, perché la scuola danubiana era tra le più rinomate negli anni Trenta. La Roma non fa eccezione. Nel 1931, su consiglio del santone del calcio danubiano Hugo Meisl, la Roma ingaggia il giovane tecnico Janos Baar (nato a Vienna ma di nazionalità ungherese) per allenare la squadra riserve.

Tocca però a lui nel novembre 1932 prendere il posto di Herbert Burgess. La Roma arriva terza, ma la sua avventura s'interrompe a metà della stagione successiva, conclusa da un altro tecnico ungherese, Lajos Kovacs. Il campionato si chiude al quinto posto e con partite entusiasmanti, come le due vittorie con la Lazio e il 7-1 sul Torino. 

Giorgio Carpi, Guido Masetti e l'allenatore Lajos Kovacs seduti sul lungomare in occasione della breve tournee in Costa Azzurra del 1933 (Archivio AS Roma / Collezione Gabriele Pescatore)
Giorgio Carpi, Guido Masetti e l'allenatore Lajos Kovacs seduti sul lungomare in occasione della breve tournee in Costa Azzurra del 1933 (Archivio Storico AS Roma / Collezione Gabriele Pescatore)

L'allenatore ungherese che ha lasciato il segno più profondo è sicuramente Alfred Schaffer. Arrivato al termine della stagione 1939-40 e fortemente voluto dal direttore sportivo dell'epoca Vincenzo Biancone, chiede, e ottiene, un anno di tempo per valutare la rosa. La stagione 1940-41 si chiude con l'undicesimo posto e la finale di Coppa Italia persa contro il Venezia. “Tu dare me centromediano e mezzala e io vincere campionato”, dice al presidente Bazzini, che forse non ci crede, ma fa acquistare Edmondo Mornese e Renato Cappellini.

Funziona. Nel frattempo, Schaffer ha trasformato Amadei da ala a centravanti e l'intuizione si rivela giusta. “Amadei fare gol, Masetti non prendere”, è un'altra delle massime di "Speci", com'era soprannominato ("Spezi", cioè speciale), che nel momento più difficile del torneo tira fuori un quaderno con i 22 campionati vinti nella sua carriera. Il 14 giugno 1942 diventano 23 e lui viene portato in trionfo dai romanisti.

La paura dei bombardamenti lo farà tornare in Germania, dalla famiglia, durante la stagione successiva. Non prima di aver suggerito alla Roma il nome adatto per sostituirlo. Quello di Geza Kertesz, ritenuto adatto per insegnare il "sistema". Non sarebbe stato semplice, come avrebbe imparato qualche anno dopo il già citato connazionale Senkey. La Roma di Geza Kertesz porterà a casa alcune belle vittorie, come una in casa della Juventus, lui sarebbe poi tornato a in patria per diventare un eroe nazionale nel 1945. Salvò tantissimi ebrei, venendo però arrestato pochi giorni prima della liberazione di Budapest.

 Campo Testaccio, Roma-Napoli 1-0 (1931). La prima per l'allenatore ungherese Janos Baar. Scambio di doni prima dell'inizio: si riconoscono, tra i tanti, il capitano giallorosso Ferraris IV e Volk (Archivio AS Roma / Istituto Luce)
Campo Testaccio, Roma-Napoli 1-0 (1931). La prima per l'allenatore ungherese Janos Baar. Scambio di doni prima dell'inizio: si riconoscono, tra i tanti, il capitano giallorosso Ferraris IV e Volk (Archivio Storico AS Roma / Istituto Luce)

È legato a Schaffer, che lo aveva allenato in nazionale, anche Gyorgy Sarosi. Uno dei più grandi campioni dell'Ungheria negli anni 30 ha allenato la Roma dal 1955 all’aprile 1957 e dal novembre 1958 al marzo 1959. Con lui, dopo un buon sesto posto, arriva, proprio nel momento più difficile della stagione successiva, la vittoria in casa della Juventus che mancava proprio dai tempi di Kertesz.

Il 6 gennaio 1957 Da Costa segna tre gol, uno viene annullato, il secondo è frutto di un'azione “ricavata da un libro di geometria”, scrive Bruno Roghi, dove la mano del tecnico è evidente. Esonerato e poi tornato in panchina nella stagione 1958-59, è in corsa per lo scudetto fino a gennaio. Poi dopo la sconfitta a tavolino in casa contro l'Alessandria e una serie di altre "sventure", la situazione precipita e Sarosi viene ancora una volta sostituito. Nel frattempo, nei quadri tecnici della Roma c'è un preparatore dei portieri ungherese. Si chiama Geza Boldizsar e nel 1960 guida la rappresentativa juniores di De Sisti e Ginulfi alla vittoria del campionato italiano.

Oggi in Ungheria la Roma cerca un'altra vittoria.