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    Mourinho: "Vorrei tanto arrivare in finale. Per i tifosi e per i miei ragazzi"


    José Mourinho ha parlato in conferenza stampa alla vigilia di Bayer Leverkusen-Roma.

    Il tecnico giallorosso ha presentato la sfida di giovedì 18 maggio, valevole per il ritorno delle semifinali di Europa League. Ecco le sue parole.


    Il punto della situazione sui giocatori che stanno così e così: Dybala, El Shaarawy, Smalling. Sono disponibili, in che modo?

    “Disponibili per giocare, tutti. Solo Karsdorp, Llorente e Darboe non saranno a disposizione”.

    Vincere o no l’Europa League condizionerebbe il suo futuro nella Roma?

    “Non voglio parlare né di una cosa e nemmeno dell’altra. C’è una partita da giocare domani. Parliamo della semifinale, che non è nemmeno una finale. Pensiamo a questa partita, il focus è su questa partita. Niente altro. Non sto pensando alla finale e tantomeno al mio futuro”.

    Cosa c’è di diverso in questa semifinale rispetto alle altre che ha già affrontato in passato?

    “Il presente è più importante. Il passato è il passato. Il futuro non lo conosciamo. Mi è successo con il Porto di giocare due semifinali europee in due anni consecutivi. Ovviamente, vorrei tanto arrivare in questa finale. Non tanto per me. Come ho già detto, sono diventato una persona diversa e penso più agli altri che a me stesso.

    Lo vorrei tanto per i ragazzi e per i tifosi. I tifosi perché sono assolutamente straordinari, i ragazzi sono un gruppo incredibile, stanno facendo una stagione in cui stanno dando tutto. Dove ci sono stati tanti momenti di difficoltà, dove la gente s’è dovuta superare, questi ragazzi meritano tanto. Però nel calcio nessuno ti regala niente. Dovremo fare una partita straordinaria per arrivare in finale”.

    Dybala e Smalling possono giocare insieme dal primo minuto?

    “La questione è quanto tempo possono giocare. Non per l’infortunio, ma per il minutaggio nella partita. Nel caso di Smalling non gioca neanche un minuto da un mese, si allena da tre settimane e non con la squadra. Paulo non è andato oltre i 30 minuti in queste partite e si allena ancora meno. Dobbiamo vedere quanti minuti possono giocare. Se 20-30-40 o di più.  

    Dovremo decidere cosa è meglio per il puzzle della partita. Però loro due, così come El Shaarawy o Wijnaldum che ha già giocato a Bologna, sono tutti a disposizione”.

    Lei ha dichiarato di non essere un allenatore scaramantico. I bookmakers danno la Roma favorita per il titolo finale, oltre che per il passaggio del turno. Questa è una considerazione che voi avete, di essere favoriti? Nutrite questa consapevolezza? E che partita vedremo domani?

    “Sono scaramantico zero, ai bookmakers penso zero, sentirmi favorito zero. Quello che dico da 20 anni è sempre la stessa cosa. Quando si arriva in semifinale c’è il 25% di possibilità di vincere la competizione, il 50% di arrivare in finale. Questo è il mio aspetto scaramantico tradotto in numeri.

    La direzione della partita non la conosco. Quello che vogliamo fare è arrivare in finale. Non sappiamo se vinceremo, perderemo, arriveremo agli extra-time o ai rigori. Quello che dobbiamo sapere è che ci sarà tanto da giocare. Ne abbiamo parlato oggi. Tantissimo da giocare. È ancora lunghissima. Per il risultato dell’andata, 1-0, neanche con un gol del Bayer o con un gol della Roma, si potrà dire che la gara avrà una direzione. No, è lunga da giocare”.

    Delle quattro semifinaliste, l’unica non retrocessa dalla Champions è la Roma. Questo cosa significa? Che la Roma ha più diritto delle altre di vincere questa coppa?

    “Se io non avessi l’ambizione di cercare di vincerla, era molto facile dire ora che noi avevamo già vinto l’Europa League. Perché se l’Europa League è per quelli che hanno iniziato l’Europa League, allora la coppa è nostra. Ma questa però è teoria. Nella pratica una delle quattro porta la coppa a casa. E questo è il nostro obiettivo, è quello che vogliamo fare.

    Però quello che voglio lasciare molto chiaro è che rispettiamo il Bayer come squadra, ha il potenziale per farlo. E lasciare molto chiaro che l’esperienza ci fa pensare e dire questo: è 1-0 per noi all’intervallo, manca un secondo tempo da giocare. Però per me ha più valore una squadra che parte in Europa League, che gioca 14 partite, che allestisce la rosa per questa competizione, piuttosto una squadra che fa degli investimenti e parte a giocare il girone di Champions. Ma è anche la bellezza dell’Europa League, con sfide tra squadre di diverso potenziale.

    Sono 14 partite che abbiamo fatto con quella di domani, dopo una fase a gironi dura di Europa League con il Betis che era dura, poi il Salisburgo retrocesso dalla Champions nel playoff, la Real Sociedad già in Champions attraverso il campionato, il Feyenoord già campione d’Olanda. È stato un percorso molto duro per noi, ma questa è solo teoria. L’importante è la partita di domani”.

    Il ritorno fuori casa quanto cambia per voi? Quest’anno, nelle fasi a eliminazione diretta, avete iniziato in casa solo con la Real Sociedad. E la Roma non ha segnato. Che differenze ci saranno stavolta?

    “La Roma non ha segnato a San Sebastian, però si è qualificata. Non ha segnato, ma non aveva bisogna di segnare dopo un 2-0. Se tu mi fai la domanda se è meglio giocare in casa o fuori, io ti dico ovviamente in casa con i nostri tifosi, nel nostro habitat naturale. È una storia diversa.

    Però dico anche che la prima partita in casa contro il Bayer Leverkusen era mentalmente difficile per noi. Perché sapevamo chiaramente quale era il loro punto di forza. E giocare una prima partita in casa dove teoricamente devi vincerla, affrontando una squadra come sono loro, è stato difficile per noi. Ma ci sta. Ora speriamo di vincere domani e andare in finale, vediamo se è possibile”.