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Faty: "La Roma può passare il turno, ha esperienza europea"


Ricardo Faty è uno dei volti di Roma-Bayer Leverkusen, avendo vestito entrambe le maglie.

Francese, classe 1986, di mestiere ha sempre fatto il centrocampista centrale con licenza di inserimento. All’epoca, il paragone più gettonato – soprattutto per caratteristiche fisiche – era con il connazionale campione del mondo Patrick Vieira.

In giallorosso giocò due stagioni – 2006-07 e 2009-10 – con 26 presenze complessive, mentre nella città delle aspirine restò pochi mesi nel 2007.

In carriera ha girato tanto tra Grecia, Belgio, Turchia, per tornare in Italia, a Reggio Calabria. Ma il suo cuore resta soprattutto giallorosso: “A Roma sono diventato uomo e padre. Discorso diverso per Leverkusen. C’era tutto per fare bene, per giocare con continuità e invece non accadde. Ancora oggi non so spiegarmelo”.


Cosa non andò nella sua esperienza al Bayer Leverkusen?

“Veramente difficile darmi una spiegazione. Non piacevo all’allenatore Skibbe e per questo praticamente non vidi mai il campo.

Eppure, la squadra era giovane e piacevo molto al direttore sportivo Rudi Voeller, che mi aveva visto giocare da più giovane in un torneo in Francia. Per questo, mi chiamò e puntò sul sottoscritto, sicuro che sarei potuto crescere. Potevo starci, peccato. Io ero andato lì per giocare e trovare spazio. Me ne andai a gennaio”.

Spazio che non trovò alla Roma alla prima stagione, nel 2006-07.

“Ero giovane e davanti avevo giocatori fortissimi come De Rossi, Pizarro e Perrotta. Ci stava non giocare. Ma, nonostante questo, avevo la stima di Spalletti. E in qualche modo contribuii alla Coppa Italia che vincemmo.

Il mister mi volle dallo Strasburgo, mi aveva visto anche giocare nella partita di Coppa UEFA contro la Roma della stagione precedente nel 2005. Scelsi di venire a Roma con entusiasmo, accettando la sfida. E io tifavo giallorosso da piccolo”.

Davvero?

“Sì, seguivo sempre il campionato italiano. E la Roma mi piaceva tanto vederla, più delle altre. 

Era una squadra diversa, particolare, con una tifoseria meravigliosa. Tutte cose che poi ho potuto verificare di persona e che mi hanno lasciato una traccia”.

Però poi fece altre scelte.

“Dopo la prima stagione eravamo d’accordo con la società che io sarei dovuto andare fuori in prestito per fare esperienza.

Ci fu, appunto, la possibilità di Leverkusen, ma le cose non funzionarono. Alla fine, giocai più con la Roma che con il Bayer”.

Con il Bayer fece in tempo a sfidare proprio la Roma in un’amichevole estiva.

“Sì, in casa alla BayArena. Io entrai nel secondo tempo. La partita finì 2-2, il match era stato organizzato nell’ambito dell’operazione di mercato che portò Juan alla Roma.

Quella volta, inoltre, fu l’unica volta che affrontai i giallorossi da avversario. A parte la gara con lo Strasburgo già menzionata, successivamente non mi è più capitato di sfidare la Roma. Meglio così”.

Claudio Ranieri nel 2009 – parafrasando una citazione del film “Will Hunting, genio ribelle” disse di lei e di Okaka: “Questi ragazzi hanno un biglietto della lotteria in mano, devono solo andarlo ad incassare”. Un’esortazione a sfruttare meglio il vostro talento. 

“Me lo ricordo. Il mister cercava sempre di tirarci fuori il meglio. E in quella stagione, 2009-10, ci riuscì con noi tutti, facendoci sentire parte di una squadra che sfiorò un clamoroso scudetto.

Con lui ho sempre avuto un buon rapporto. Oltre che come centrocampista, a volte mi impiegò anche da esterno di centrocampo. Io davo sempre il massimo. Ranieri, poi, l’ho incrociato qualche anno dopo da avversario in Ligue 1 quando allenava il Monaco e io ero nell’Ajaccio. Ci abbracciammo”.

In quella stessa stagione conobbe un altro suo connazionale, Jeremy Menez. Che poi ha ritrovato in tempi recenti alla Reggina in Serie B.

“Esatto. Lui fa ancora parte della squadra di Inzaghi, io lì a Reggio Calabria ho giocato poco a causa di un infortunio, ma ho conosciuto una realtà molto interessante, mi sono trovato bene".

Giovedì sera, giorno di Roma-Bayer Leverkusen, dove sarà?

“Allo stadio Olimpico, ospite della Società per vedere questa semifinale. Ora mi trovo in Francia con la famiglia, ma mi sto organizzando per passare un paio di giorni nella Capitale.

La Roma ha tutto per passare il turno e, grazie a Mourinho, ha consolidato un’esperienza non indifferente in campo europeo. Forse è più pronta per questo tipo di partite”.

Cosa temere dei tedeschi?

“La velocità e la fantasia dei due attaccanti francesi, Diaby e Adli. Sono giocatori interessanti. Conosco l’amministratore delegato, Simon Rolfes.

Lui è stato una bandiera del Leverkusen, anche capitano. Giocammo insieme nel 2007”.

Da quanto non viene all’Olimpico?

“Sono venuto spesso. L’ultima è stata per Roma-Bodo di Conference. Non il quarto di finale di ritorno, ma la partita del girone. Quella volta pareggiammo 2-2, stavolta mi aspetto una vittoria. Una bella vittoria. Forza Roma sempre!”.