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    Mourinho: "Squadra stanca, ma avremmo dovuto gestire meglio la palla"


    Al termine della sfida con il Lecce, Mister Mourinho ha commenta con queste parole la prestazione della Roma, che torna a vincere all’Olimpico dopo due battute d’arresto

    Siete partiti benissimo, siete stati aggressivi, siete passati in vantaggio. Avete avuto anche la possibilità di fare il secondo gol e non ce l’avete fatta. Poi, in dieci, loro si sono chiusi e voi avete trovato meno spazi. Nel secondo tempo, avete rifatto gol meritatamente. Sul 2-1, forse è venuta anche un po’ di paura.

    “Io non mi ricordo tante gare in carriera in 11 contro 10 nelle quali volevo che la partita si chiudesse velocemente. Stanchezza sì. Stanchezza fisica, magari anche un po’ mentale: giocare di giovedì e poi di domenica è dura.

    Vedendo oggi Udinese-Atalanta, si capisce perfettamente che non giocano a metà settimana: hanno un’intensità diversa. Però questa non è una giustificazione, perché - tu dici bene - noi siamo entrati molto bene in campo, molto forti, ambiziosi, intensi, facendo una buona pressione e recuperando palla velocemente.

    Tu dici che sia più difficile in undici contro dieci perché loro si sono chiusi. Ma io penso che sia stato più difficile perché noi abbiamo gestito male. Tu hai giocato a un livello alto e io no (riferendosi a Barzagli, talent di DAZN, ndr), ma la mia sensazione è che, quando siamo stanchi, succede spesso di complicarci le cose invece di giocare semplicemente. Non ho avvertito paura nei miei giocatori, ma il fatto di complicarsi le cose: con un giocatore più, con una maglia giallorossa in più, devi far girare la palla e trovare gli spazi.

    Abbiamo fatto dei lanci in diagonale da sessanta metri per una linea organizzata bassa, senza spazi per far entrare la palla: perché perdiamo questa palla? Quando la palla arriva agli attaccanti, solo Belotti ha avuto qualche sicurezza nel gioco. Tutti gli altri hanno fatto un tocco di qua, un tocco di là e hanno perso palla. Non mi è piaciuta questa gestione della palla.

    Loro sono una squadra che ha aspettato gli ultimi cinque, dieci minuti per rischiare con il risultato aperto. Ed è vero che abbiamo le opportunità per fare il 3-1, ma può succedere in una serata sfortunata che loro su una palla inattiva o un tiro da fuori, pareggiano. E il pari sarebbe stato un disastro. Meno male.

    Contro l’Atalanta abbiamo giocato molto, molto bene e abbiamo perso. Oggi non abbiamo fatto una buona partita e abbiamo vinto. La classifica si fa con i punti, però mi sarebbe piaciuto avere oggi anche il gioco. Ma torno all’inizio: la stanchezza è importante, ma nonostante la stanchezza avremmo dovuto avere una gestione migliore”.

    Come sta Dybala?

    “Dico male, per non dire molto, molto male. Purtroppo, è più molto male che male”.

    C’è il rischio che i romanisti lo rivedano nel 2023?

    “Non sono un dottore e non ho parlato con il dottore, ma per esperienza, per quello che ho capito parlando con Paulo, è difficile”.

    La concretezza sotto porta si può allenare o è più una questione mentale?

    “Un po’ entrambe le cose. Si può sempre allenare e noi lo facciamo spesso, da un punto di vista individuale e da uno collettivo, però penso che sia più una questione mentale. (Rivedendo un’opportunità fallita da Abraham, ndr) Per esempio, in questa azione dove Tammy sbaglia: sul risultato di 2-1, al minuto 90 e qualcosa, lui rimane fuori dal campo, senza tornare a difendere con la squadra un risultato importante. Questo è tipico di uno che è disperato.

    Anche in allenamento, quando uno degli attaccanti sbaglia, si auto criticano subito e si avvertono dei pensieri negativi. Questo mi preoccupa. Ovvio che dobbiamo segnare per vincere le partite, ma i loro gol arriveranno: Tammy e Belotti arriveranno. Segneranno sicuramente più di Zaniolo, anche se pure Nicolò deve farne qualcuno.

    Quello che mi preoccupa, al di là della stanchezza - che è vera, non è una scusa - è la poca gestione della partita: due tocchi, un tocco, differenti ritmi, l’attesa dell’uscita dell’avversario. Noi studiamo tantissimo l’avversario, sappiamo come pressa e come trovare gli spazi.

    Qualche volta vedo delle cose in partita che mi fanno pensare che il mio italiano sia diventato orribile, perché i giocatori sicuramente non mi capiscono, perché fanno delle cose che sono esattamente il contrario di quello di cui parliamo. Però magari anche questo è figlio della stanchezza.

    Dobbiamo sopravvivere a questo momento difficile. Quando a inizio stagione sono andati via Mkhitaryan e Veretout, era Wijnaldum l’uomo scelto per giocare, per dare alla squadra questi ritmi, per darci una diversità di gioco a centrocampo. Quando lo abbiamo perso, siamo andati in difficoltà lì”.