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Svilar: “Sono qui per imparare e migliorare giorno dopo giorno”


Mile Svilar ha parlato in conferenza stampa di presentazione a Trigoria. Il portiere, classe 1999, viene dal Benfica.

L’incontro con i giornalisti è stato introdotto da Tiago Pinto, general manager dell’area sportiva del Club

Ecco le dichiarazioni del dirigente giallorosso.

“Il mercato è iniziato ieri. Seguiamo il modello di sempre. Oggi il giocatore risponderà alle vostre domande, io parlerò alla fine della sessione trasferimenti".

“Su Mile volevo dire che sono molto contento di portarlo a Roma. È un giocatore, un simbolo di quello che vogliamo fare in questo progetto. Guardando al presente e al futuro. Ha un percorso magari diverso da tutti gli altri, con l’età che ha un percorso importante con due club importanti come l’Anderlecht e il Benfica”.

“Il Benfica è un grande club, siamo tutti d’accordo. Lì ha guadagnato tanta esperienza. Tutti gli specialisti riconoscono in lui le qualità di tecnica e velocità. Sono molto contento di averlo portato a Roma.

Abbiamo una vita insieme io e lui. Quando Smile è arrivato al Benfica, per me era la prima stagione al Benfica. E ora stiamo di nuovo insieme. Sono sicuro sarà importante per il presente e il futuro della Roma”.


La conferenza di Mile Svilar.

Quali sono le motivazioni che ti hanno portato a Roma?

“Ho scelto la Roma perché è un grandissimo club. Il progetto presentato mi è subito piaciuto tantissimo. Sono qui per lavorare duro, giorno per giorno, per migliorare poi vedremo in futuro cosa accadrà”.

A proposito di Mourinho, ebbe parole molto importante nei tuoi confronti in passato. Avresti immaginato sarebbe diventato il tuo allenatore?

“Quelle parole ebbero un effetto molto forte su di me. Mourinho è un grande manager, uno dei più grandi di sempre. Non avrei immaginato che mi potesse allenare nel proseguo della carriera, nemmeno nei sogni più belli. Ma a volte certe cose succedono, ora sono felicissimo di essere in un grande club, con un grande allenatore, una grande città, grandi tifosi, dove si parla una lingua molto bella”.

Hai sentito Matic anche questa volta, dopo averlo sentito ai tempi del Benfica prima di scegliere il club portoghese? E quante lingue parli?

“Sì, è vero, conosco Matic da una decina di anni: quando andai al Benfica, Nemanja mi parlò molto bene del club portoghese. Una grande società, lì sono stato molto bene. Non ho parlato con lui prima di venire alla Roma, stavolta a parlarmi bene della Roma è stato Tiago Pinto”.

“Si è ripetuta una situazione simile, con protagonisti diversi. Sono nato in Belgio, i miei amici sono lì, ma sono serbo, la mia famiglia è serba, mi sento serbo a tutti gli effetti. Parlo 5 lingue, al momento. L’italiano un po’ lo capisco, ma non lo parlo ancora”.

Sei un portiere che dialoga anche con i compagni di reparto? E ti spaventa il fatto che Rui Patricio abbia giocato praticamente sempre nella stagione scorsa?

“Mi piace giocare sia corto, che lungo, a seconda delle esigenze della partita e delle indicazioni tattiche. Non sono preoccupato dalla concorrenza, sono venuto qui per imparare, lavorare duro, quando avrò delle occasioni cercherò di coglierle. E cercherò di migliorare giorno dopo giorno”.

Andare via dal Benfica ti potrà aiutare di confermare il tuo talento qui a Roma?

“Sono partito molto forte al Benfica, poi evidentemente qualcosa è successo. Poi non sono sceso nel Benfica B, ma è stata un’occasione di giocare e fare esperienza nella seconda divisione portoghese. Arrivare qui alla Roma, in un grande club, con le persone giuste intorno, significa un’occasione per lavorare duro e migliorare affinando il mio talento. Quello che conta di più”.

Come immagini il tifo casalingo qui a Roma? Diverso da quello in Portogallo?

“Una tifoseria diversa non lo so, anche quelli del Benfica sono straordinari. Sicuramente non vedo l’ora di sentire il calore di questi tifosi. Per ora ho potuto vedere su Instagram la partecipazione dello stadio Olimpico, l’atmosfera generale incredibile. Non vedo l’ora di poterla sentire dal vivo”.

Il blasone europeo della Roma – cresciuto negli ultimi anni – ti ha convinto a scegliere questo Club?

“Quando ero bambino avevo una maglia della Roma. Non credo che il blasone internazionale del Club sia un fatto emerso solo negli ultimi anni. Per quanto riguarda le conversazioni con Tiago Pinto, mi ha parlato di quelli che sono i progetti, le aspettative, il futuro”.

Cosa ti ha insegnato tuo padre? Anche lui portiere…

“Soprattutto all’inizio mi ha insegnato tutto. Avevo 12 anni, mio padre era sempre dietro la porta quando giocavo. A fine partita mi diceva cosa avevo fatto bene e meno bene. A partire dai quindici anni ho avuto, poi, ha iniziato a seguirmi un grande preparatore dei portieri, che ha completato la mia formazione, affinando ciò che avevo imparato. In sostanza, da mio padre ho imparato molto, moltissimo”.

Che emozioni ti ha trasmesso la vittoria della Conference League? E cosa ti aspetti dalla Serie A?

“Vincere una competizione europea è sempre qualcosa di straordinario, enorme. Basta vedere quanto se ne è parlato negli ultimi mesi. Quanto alla Serie A, è un campionato che ho sempre seguito, mi è sempre piaciuto, non vedo l’ora di cominciare”.