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Parla Carlo Brizzi: "Io, testimone dello Scudetto 1942"


Nato nel 1930, Carlo aveva infatti 12 anni quando il 14 giugno 1942 la Roma batté il Modena e conquistò il tricolore

Alla Roma, Carlo ha dedicato una delle sue opere: "Dai Tempi di Testaccio (Confessioni di un romanista)". Disponibile su Amazon in formato ebook e cartaceo, il libro mette in parallelo i fatti della vita con i fatti della Roma.

Pubblicato nel 2001 dalla casa editrice dell'indimenticato giornalista Francesco Campanella, il volume è stato rieditato proprio in vista degli 80 anni dal primo Scudetto.

Ecco cosa ricorda Carlo, ecco cosa ci ha detto questo straordinario testimone della prima Roma Campione!


A distanza di 80 anni, ricorda qualc...

"Aspetti, le dico subito la formazione: Masetti, Brunella, Andreoli, Donati, Mornese, Jacobini, Borsetti, Cappellini, Amadei, Coscia, Pantò. Svenivamo per quei giocatori".

Svenivamo?

"Dalla gioia. Erano dei grandissimi campioni. Non ci eravamo abituati: venivamo da una Roma che ogni tanto aveva preso dei sonori schiaffi, calcisticamente parlando. La Roma del 41-42 era una società fatta di dirigenti appassionati. Pensi che vivevano le partite assieme a noi tifosi".

Quale immagine associa al 14 giugno 1942?

“Lo sciamare per le vie delle città dopo la vittoria sul Modena. I romanisti presero la linea 1 del tram allo Stadio Nazionale per festeggiare tutti assieme a piazzale Flaminio”.

E quale fu il giocatore chiave?

“Un certo Amadei... Amedeo era un centravanti galattico. Aveva una velocità bruciante e una straordinaria precisione nelle conclusioni a rete. Il simbolo della Roma del '42 è stato Amadei, come Falcao lo è stato nel 1983 e Totti nel 2001. Sono stati le spine dorsali delle squadre campioni”.

Un altro calciatore epico di quella Roma fu Masetti.

“Era l’anti-Piola per eccellenza (che giocava nella Lazio, ndr). Un anticonformista: non metteva la maglia che indossavano tutti i portieri, ma una camicia di seta nera. Fu un grandissimo portiere”.

Le hai vinto tre Scudetti: qual è quello che ha maggiormente nel cuore?

“Quello di Totti, perché per me è stato il più sofferto”.

Ci dice cos’è per lei la Roma?

“Non è una frase fatta: la Roma non si discute, si ama. È come chiedere cosa sia il Colosseo. La Roma è Roma, è la mia città, è il mio amore infinito. È un amore che in 92 anni non si è mai incrinato”.