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Vina e i sei uruguaiani che lo hanno preceduto in giallorosso


Matias Vina sarà il settimo giocatore uruguaiano della Roma dal 1927. Non tantissimi i rappresentanti della “Celeste” del passato in giallorosso. Sei, per l'esattezza, prima dell'Palmeiras.

Matias Vina sarà il settimo giocatore uruguaiano della Roma dal 1927. Non tantissimi i rappresentanti della “Celeste” del passato in giallorosso.

Eppure, alcuni sono stati elementi cruciali non solo nel corso romanista, ma nella storia del calcio. Giocatori che hanno contribuito a scrivere pagine memorabili di questo sport. A cominciare dal primo dei sei, rigorosamente in ordine cronologico dal primo arrivato al più recente.

Alcides Ghiggia, 1953-61: il suo acquisto fu ufficializzato da Renato Sacerdoti durante un’assemblea del 31 maggio 1953, poche ore dopo la prima partita di sempre disputata dalla Roma allo stadio Olimpico, Roma-Spal 0-0. Partita non memorabile, se non ai fini statistici per il fattore campo. Però la giornata sì, memorabile. Storica. Arriva nella Capitale l’eroe del Maracanazo, l’uomo che mandò in crisi una nazione intera, il Brasile, tre anni prima.

Nel Mondiale del 1950. Quello che si disputò in casa dei verdeoro e vide l’affermazione clamorosa dell’Uruguay nella fase finale, a scapito proprio della Seleçao. Brasile-Uruguay finì 1-2, con reti “celesti” di Schiaffino e Ghiggia. Due futuri romanisti. Ghiggia – ala destra irresistibile con talento smisurato – nella Roma sarà anche capitano, diventerà un punto di riferimento. Dal 1953 al 1961 totalizza 213 presenze e 19 gol. È uno dei 31 membri della Hall of Fame del Club.

Juan Alberto Schiaffino, 1960-62: l’altro eroe del Maracanazo insieme a Ghiggia. Lui nella Capitale ci arriva nel 1960, negli anni della Dolce Vita felliniana. Non fu l’unica tappa italiana, la Roma lo prese dal Milan. In tempo per dare un contributo non indifferente nella conquista della Coppa delle Fiere del 1961. Centrocampista completo, meraviglioso, 47 presenze e 3 gol in giallorosso. Lo racconta con parole migliori Giancarlo De Sisti in un’intervista di qualche tempo fa ad asroma.com.

“Schiaffino per me era una sorta di divinità. Era a fine carriera, ma dava sempre dimostrazione della sua classe. Sul terreno di gioco e fuori. Di lui ammiravo soprattutto l’umiltà: veniva ad allenarsi con la Seicento o spesso anche in autobus. Se sono diventato uno dei più grandi recuperatori di palloni di quell’epoca lo devo soprattutto a lui che mi insegnò come intercettare la sfera guardando negli occhi l’avversario nel momento del passaggio decisivo. Con questo trucco ne ho fregati tanti…”.

Daniel Fonseca, 1994-97: il fiore all’occhiello del mercato estivo del 1994. La sessione in cui il presidente Franco Sensi decide di affiancare un altro grande attaccante ad Abel Balbo e di rinforzare la rosa per puntare ad un posto in Coppa UEFA. Fonseca era stato uno dei migliori attaccanti del campionato 1993-94 nel Napoli di Marcello Lippi. Seconda punta tecnica, rappresentava il completamento ideale del 9 argentino. Il numero 11, voluto fortemente da Carlo Mazzone che lo aveva allenato a Cagliari.

Nonostante un ottimo inizio, suggellato da un gol nello storico derby del 27 novembre 1994, in cui la Roma vinse 3-0 con sigilli di Balbo, Cappioli e – appunto – Fonseca, l’uruguaiano nella sua esperienza romanista non trova la massima espressione della carriera. Non riesce a compiere definitivamente il salto di qualità dal punto di vista della continuità, anche se poi sarà venduto alla Juventus nel 1997. 79 presenze, 28 gol.

Gianni Guigou 2000-03: il suo nome fa parte della faraonica campagna acquisti di Franco Sensi dell’estate del 2000. Gabriel Batistuta, Emerson Ferreira da Rosa, Walter Samuel (anche se tecnicamente preso un anno prima), Jonathan Zebina e, lui, Gianni Martinez Bismark Guigou. Guigou, nella compagnia dei nuovi, era il meno conosciuto arrivando dal Nacional Montevideo. Ma le sue doti di centrocampista si fecero notare subito.

Pur non essendo un titolarissimo nella stagione del terzo scudetto, in un paio di momenti c’è il suo zampino. In Roma-Fiorentina 1-0, gol di Batistuta, l’assist di testa glielo fornisce lui con un comodo appoggio che favorisce il destro esplosivo del Re Leone. E poi, a Liverpool, decide con un tiro dal limite che permette alla Roma di espugnare Anfield Road. L’1-0 finale non è sufficiente per passare il turno, ma resta quella l’ultima vittoria romanista in Inghilterra. I tifosi gli dedicarono anche un coro, sulle note della sigla della famiglia Addams.

Nicolas Lopez 2012-13: ingaggiato nel gennaio 2012 e inizialmente viene aggregato alla Primavera, Nico dimostra da subito di avere qualità, tecnica e rapidità da attaccante esterno. Zdenek Zeman lo include nella rosa di prima squadra del 2012-13, spendendo pubblicamente parole di elogio per lui.

E lui – Nico Lopez – al debutto assoluto alla prima giornata contro il Catania va subito in gol con una giocata di livello, controllando il pallone e tirando di prima intenzione battendo il portiere avversario (Andujar). Tuttavia, quello resta l’unico acuto degno di nota. Esaurirà le sue presenze nella Roma in quella stessa stagione, arrivando a 7 partite ufficiali. Oggi è un giocatore del Tigre UANL in Messico.

Mauro Goicoechea 2012-13: anche lui è nella rosa di prima squadra della stagione 2012-13, preso dal Danubio negli ultimi giorni di mercato. Voluto da Zeman come alternativa a Marteen Stekelenburg in porta, inizialmente dà sensazioni di essere un buon interprete del ruolo, con doti di reattività tra i pali e di possedere una discreta proprietà tecnica nel rilancio dell’azione (qualità – tra le altre – per cui il boemo lo chiese).

Ma la sua esperienza nella Roma è condizionata e segnata da un paio di errori. Nel derby perso del 2012, Lazio-Roma 3-2 soprattutto su un gol di Candreva da calcio di punizione. E da un autogol inaspettato in Roma-Cagliari 2-4, sconfitta che costa la panchina a Zeman. Attualmente è di proprietà del Tolosa.