Rudi Voeller, non Rudolf perché “nemmeno mia madre mi chiama più così”, è stato uno dei beniamini più amati della Sud e della tifoseria romanista tutta.
Non soltanto per i gol che segnava da centravanti di razza quale era (reti che sono state tante, ma non di produzione infinita, 68 in 198 gare), soprattutto per tutto il resto che metteva sul terreno di gioco. Senza risparmiarsi mai. Offrendo quantità e qualità nella stessa misura.
E la gente lo adorava. Fino a ribattezzarlo “il tedesco volante”, acclamandolo sul ritornello de “La notte vola” di Lorella Cuccarini. Un canto coinvolgente, che partiva non appena il 9 biondo toccava palla: “Vola, sotto la curva vola, la curva s’innamora, tedesco vola”.
Viene replicato pure quando Voeller torna da allenatore nel 2004, in quel Roma-Fiorentina 1-0 (Montella), che resta l’unico suo successo sulla panchina della Capitale. Ecco, se c’è un’abitudine che s’è persa più di altre è quella di dedicare ai calciatori della Roma cori personalizzati.
Raramente, nell’ultimo decennio, se si escludono Totti e De Rossi – per i quali vale un discorso a parte –, i giocatori romanisti hanno avuto un trattamento esclusivo. Ad eccezione di Radja Nainggolan (“Ollellè, ollallà, Radja Nainggolan, Radja Nainggolan”, motivo a sua volta dedicato in passato a Vincent Candela), pochi altri sono stati chiamati in causa singolarmente.
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Nemmeno Dzeko, ad esempio, che ha segnato più di cento gol in cinque anni, ha potuto ascoltare note sul suo nome, se non per qualche generico “Dzeko, Dzeko” in momenti di particolare esaltazione. Episodi sporadici, in ogni caso. La tradizione dei cori ad hoc per i giocatori, invece, resta molto presente nel calcio inglese.
Si può verificare facilmente vedendo la serie dedicata al Manchester City “All or nothing”, in cui vengono celebrati a più riprese Sergio Aguero, Kevin De Bruyne, Vincent Kompany e altri. Oppure – per menzionare un altro esempio – si può cercare su YouTube come i sostenitori dell’Arsenal inneggiavano a Olivier Giroud, riadattando “Hey Jude” dei Beatles. Ma nulla a che fare con la canzone per il tedesco.
Il singolo della Cuccarini esce nel gennaio del 1989 per far da sigla al programma tv di Canale 5 “Odiens” (tra gli autori dell’arrangiamento, il maestro Beppe Vessicchio). E poco dopo il passaggio televisivo, il brano diventa rapidamente materiale vocale per i tifosi della Roma, ideale per caricare e spingere ancora di più l’attaccante della Germania Ovest.
Si adatta perfettamente al personaggio, pur senza nominare espressamente Voeller nel breve testo. Ma il riferimento è ovvio e immediato. Corre la stagione 1988-89, quella in cui Rudi si riprende totalmente dopo il passaggio a vuoto del primo anno.
Dino Viola lo aveva confermato al termine della stagione precedente e lui – a posto fisicamente e mentalmente – era tornato quello di sempre. Se non più forte ancora. Con quella spinta popolare fortissima, ideata per lui. Da allora, la sua ascesa è rapida, continua e incessante.
Dal Flaminio all’Olimpico rinnovato. La Cuccarini – nota tifosa giallorossa – si emozionava ogni volta che veniva intonato il suo lavoro: “Fu una bella soddisfazione ascoltarlo dalla meravigliosa Curva Sud – dichiarerà anni dopo – Me ne accorsi dalla televisione vedendo una partita della Roma, quando lo racconto ai miei figli non ci riescono a credere”.
“Vola, sotto la curva vola, la curva si innamora, tedesco vola”.
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