Terza puntata delle rubrica "Grandi esultanze". Quelle che hanno fatto la nostra Storia.
In "Splendori e miserie del gioco del calcio", Eduardo Galeano paragona una partita a una maestosa rappresentazione teatrale. La sua penna ci ricorda come "non tutti i giocatori recitino solo con le gambe". Paulo Roberto Falcao salì sul palco del campionato 1982-83 e incantò i romanisti con la grandezza di ogni suo gesto. Esultanze comprese.
Stadio Arena Garibaldi. Pisa. È il 13 marzo 1983. È una data spartiacque. La Roma che si cucirà sul petto quello Scudetto ha perso sette giorni prima un altro scontro diretto con la Juventus, dopo quello dell'andata. Il margine tra noi e loro si è ridotto a 3 punti, nell'era del calcio tutto alle 15, di 90° minuto, del panino con la frittata e delle vittorie che valevano 2 punti. E il Pisa costruito dal leggendario Romeo Anconetani è una mina di un campionato a sedici squadre.
Quella Roma però è troppo grossa, è troppo piena di classe per fallire. Al 13' l'ala destra "Dodo" Chierico si libera del diretto marcatore e pennella al centro. Sbuca Conti. Ma alle sue spalle è sovrastato dalla figura imponente del 5 per eccellenza. Il Divino vola in cielo, insacca di testa, allontana i fantasmi.
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Poi, fa qualcosa di straordinario. Falcao corre come sa, corre come fa, corre col goooool in gola, e mentre lo urla al cielo solleva la manica del braccio destro. Lo stesso braccio che un attimo dopo mostrerà prepotente, come a rivendicare il diritto divino della Roma a quello Scudetto. Falcao si smarca con eleganza del giogo del polsino per esternare, libero, la felicità di una rete così importante, viatico di un successo consolidato dal raddoppio di Ago Di Bartolomei nel secondo tempo.
Dopo Roma-Colonia dell'8 dicembre 1982 - un'altra pagina epica della nostra Storia - il Divino disse: "Avrei potuto cercare l'abbraccio anche delle tribune ma ho preferito correre verso i tifosi della Curva Sud. Un po' perché avevo segnato proprio sotto i loro occhi, ma sono corso da loro soprattutto perché costituiscono il simbolo e l'anima del tifo giallorosso. Della passione popolare verso la Roma".
La passione di un popolo che un tempo acclamò Paulo Roberto Falcao. Il mattatore della Roma Campione.
Grandi esultanze: 1. Conti sotto la Sud; 2. I salti di Rizzitelli
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