Dopo aver ricoperto per tanti anni il ruolo di preparatore atletico nello stesso club ucraino sotto la direzione tecnica di Mircea Lucescu, oggi è tornato in veste di manager nell'area scouting.
Un passo indietro: Nicolini, bresciano di Caino, classe 1970, laureato Isef, nasce come statistico. Negli anni 90, con Adriano Bacconi, è uno dei fondatori della Digital Soccer Project (oggi Panini Digital), un sistema che rileva i gesti salienti dei giocatori nelle partite ed elabora dati e grafiche per le società di A e B. Poi, l’inizio della carriera da tecnico performante. Tanti giri in Europa fino a tornare alla base, a quella che lui stesso considera “una casa”.
Che club è lo Shakhtar?
“Possiamo dire che dal 2004, dall’inizio dell’era Lucescu, si è assestato come migliore squadra dell’est europeo. D’altronde, competere con i top club a livello continentale, ogni anno, arrivando almeno tra le prime 8 di un torneo, e vincere con regolarità competizioni nazionali come campionato e coppa non è cosa semplice. Eppure, ormai, qui è diventata quasi una regola. Lo Shakhtar è un club moderno, internazionale. Ti dà la possibilità di lavorare al meglio. Il presidente mette a disposizione tutto e di più per essere sempre ambiziosi e al passo con i tempi”.
Per lei com’è stato passare dal campo a un impiego più dirigenziale?
“Nel ruolo mi trovo benissimo. Ci sono altre responsabilità. Certo, manca sicuramente l’adrenalina settimanale della partita, Non c’è la vicinanza al campo, la quotidianità. Dopo 12 anni da preparatore atletico, sono contento di essere tornato in questa nuova veste. Ringrazio Srna che mi ha voluto come suo uomo di fiducia”.
Da un punto di vista tecnico, il lavoro sul campo è più evidente. La squadra mantiene negli anni una matrice offensiva.
“Giochiamo un calcio propositivo, brillante. Sempre con la stessa mentalità, quella di provare a vincere, confrontandoci con tutti. Il nostro attuale allenatore, Castro, ha sposato in pieno la filosofia del club. Ha un’idea offensiva di calcio e impiega diversi calciatori giovani, rischia un po’ di più lavorando sui prospetti, ma concede loro la possibilità di affermarsi gradualmente. Ci vuole tempo”.
Anche perché, pare di capire dall’esterno, lo Shakhtar raramente acquista calciatori già fatti. Li fa crescere pian piano, accompagnandoli nel percorso di crescita.
“Noi crediamo molto nel nostro lavoro e nelle capacità. Prendere Neymar a 20 anni sono capaci tutti. Lo devi prendere a 15-16. Ci vuole pazienza, intuito, un pochino di rischio, il campionato nostro ce lo concede. Da Lucescu in poi è stato aperto un canale preferenziale con il Sudamerica, il Brasile in particolare. Prima non era semplice convincere giovani ragazzi brasiliani a venire in Ucraina. Oggi intravedono nello Shakhtar un passaggio cruciale. Dove poter maturare e competere per titoli importanti. È una filosofia diversa rispetto a quella italiana. In Serie A si punta più sul giocatore pronto, bravo, esperto. Noi li portiamo ad un determinato livello e poi li rivendiamo. Se il City vuole Fernandinho o lo United prende Fred, significa che la direzione del lavoro è corretta”.
Anche un certo Mkhitaryan ha fatto lo stesso percorso dei tanti talenti lanciati dallo Shakhtar.
“Mkhitaryan è un professionista eccellente e un atleta ancora integro. Sente gli spazi, capisce la partita prima ancora delle direttive dell’allenatore. Ha un’intelligenza superiore, oltre che una tecnica sopraffina. Senza dubbio è uno dei migliori giocatori del campionato italiano. Ed è un punto di forza eccezionale della Roma. Non molla mai, è costantemente concentrato sulla partita. Sarà un piacere immenso rivederlo”.
La squadra ritroverà anche il suo ex allenatore Fonseca.
“Il mister lo conosco personalmente, nei suoi anni allo Shakhtar seguivo la squadra come consulente esterno del club. Riportavo alla società, non a lui direttamente o al suo staff tecnico. È un ottimo allenatore, ambizioso, ha ottime capacità. Ha vinto con lo Shakhtar, lavorando al meglio in un contesto già collaudato. E poi è intelligente, sa applicare le sue idee al contesto in cui si trova. Lo ha fatto prima in Ucraina, poi in Italia. Sta facendo vedere secondo me ottime cose, dimostrando di essere un allenatore di livello. Non è stato un buon sorteggio per noi”.
Che impegno prevede?
“La Roma era una delle tre/quattro squadre da evitare. Un piccolo svantaggio c’è in quanto troviamo un allenatore che conosce bene la nostra squadra. Non sarà facile preparare la partita. L’avremmo evitata volentieri”.
Anche lo Shakhtar conosce bene il tecnico, però.
“Sì, ma lui conosce bene tanti calciatori della nostra rosa. Sicuramente sarà un match di livello alto. Come Milan-Manchester United”.
Al ritorno ci sarà l'apporto del pubblico sugli spalti.
“Qui i casi di contagio per il Covid sono limitati. Pesanti perdite non ce ne sono da un pezzo. Se in questa settimana non cambia nulla, come credo, avremo il 50% dello stadio di Kiev con i nostri sostenitori. Credo che vedere del pubblico sulle tribune farà piacere anche alla Roma dopo un anno di partite a porte chiuse”.
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