Numeri lusinghieri, almeno per quanto riguarda la massima divisione. L’ex centravanti – tra le tante – di Parma, Reggina e Sampdoria, classe 1979, oggi ha appeso gli scarpini al chiodo da qualche anno ed è un collaboratore tecnico del Renate (società di Serie C), nello staff di Aimo Diana, primo allenatore e suo amico da una vita.
La squadra lombarda è in buon momento, i nerazzurri sono primi nel girone A con 22 punti. “Io ho un ruolo specifico, contribuisco alla preparazione degli attaccanti e della fase offensiva”, dice.
Prima l’attualità. La Lombardia resta la regione italiana più colpita dal Covid-19. Com’è la situazione nel vostro club e lì dalle parti di Renate in Brianza?
“Io ho finito in questi giorni la quarantena fiduciaria. Mia moglie e mio figlio erano positivi e mi sono dovuto isolare come da protocollo. Loro stanno bene, come pure il sottoscritto. Ho ripreso con gli allenamenti, per il resto in squadra non abbiamo avuto casi. C’è senso di responsabilità da parte di tutti, della società in particolare. Sono contento di stare qui, insieme ad un amico…”.
Da quanto conosce Diana?
“Da quando eravamo ragazzi. Lui è di un anno più grande di me, ma abbiamo condiviso praticamente in simbiosi il percorso nel vivaio del Brescia. Dai giovanissimi fino alla prima squadra. Per poi ritrovarsi a Parma e nella Reggina”.
Ha accennato alla parentesi di Parma, tra il 2001 e il 2003. Che periodo è stato?
“Sicuramente fu un passo importante nella mia carriera. Avevo 22 anni, andavo a giocare in una squadra piena di campioni. Ne posso citare diversi, tipo Milosevic, Mboma, Lamouchi, Cannavaro. Era una squadra davvero forte, io cercavo di imparare da questi grandi. Ma le cose non andarono proprio per il verso giusto, almeno nella prima stagione”.
Perché?
“I risultati stentarono ad arrivare, tanto che cambiammo tre allenatori. Iniziammo con Renzo Ulivieri, poi subentrò Daniel Passerella e finì la stagione Pietro Carmignani. Arrivammo decimi, con una classifica molto corta, salvandoci solo nelle ultime giornate”.
Con Prandelli l’anno dopo andò meglio?
“Il secondo anno ci fu una sorta di rifondazione da parte della società. Vennero messi dentro giocatori più giovani, emergenti, con un allenatore rampante come Prandelli. In questa situazione mi trovai più a mio agio, anche se poi a gennaio passai alla Reggina”.
Non prima di segnare una doppietta alla Roma, in un 3-0 per il Parma al Tardini.
“All’epoca l’attaccante titolare era Adriano, che faceva coppia con Mutu. Io e Gilardino ci alternavamo alle spalle del brasiliano. Quella domenica giocai io e andò bene. Sul secondo gol fui un po’ fortunato, con una sorta di rimpallo dal corner, ma ero posizionato bene”.
Soddisfatto della sua carriera?
“Penso di essere stato fortunato per aver giocato in Serie A in diverse stagioni. Qualche rammarico resta per il periodo della Sampdoria. Iniziò bene, poi la sorte non fu dalla mia parte con la rottura di due crociati. Prima il destro e poi il sinistro. Due infortuni traumatici, il primo peraltro in un Sampdoria-Roma 1-1 del 2005, su un’uscita di Doni. Peccato, anche se sono episodi che possono starci nel percorso di un calciatore”.
A questo proposito, che consiglio si sente di dare a Nicolò Zaniolo? Anche lui ha riportato la rottura dei due crociati ed è in fase di recupero dal secondo.
“Di non anticipare i tempi, di non voler fare il passo più lungo della gamba. È giovane. Era rientrato ai suoi livelli dopo il primo infortunio. Farà lo stesso pure stavolta. C’è da attendere solo il tempo per la riabilitazione. Per il resto, deve aver fiducia che tornerà come prima. La società lo aspetta, i compagni gli vogliono bene, i tifosi se lo coccolano. Bisogna affrontare questi momenti con la testa giusta e non farsi prendere dalla fretta”.
Da ex attaccante, che effetto le fa vedere un centravanti completo come Dzeko?
“È uno degli attaccanti più forti in circolazione. Potente, forte fisicamente, tecnicamente ancora migliore. Se un attaccante giovane deve imparare come muoversi in area, deve guardare Dzeko. Della Roma mi piace tanto anche Mkhitaryan”.
Fonseca?
“Lo apprezzo, fa giocar bene la squadra. Ha belle idee, vuole un calcio propositivo. La Roma è in un buon momento di forma, lo farà vedere anche domenica contro il Parma”.
"A Zaniolo consiglio di non affrettare i tempi, tornerà ai suoi livelli"
- Emiliano Bonazzoli
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