Nel finale di partita la squadra avrebbe dovuto gestire meglio il vantaggio, ma nel complesso è stata solida da un punto di vista mentale ribaltando l’1-0 arrivato dopo un dominio schiacciante nei primi venti minuti. Va ricordato che l’allenatore non aveva a disposizione giocatori come Pellegrini, Zaniolo, Diawara, Perotti e Mancini, e che Dzeko e Veretout erano in panchina perché non al meglio.
Ecco allora alcuni punti di discussione che la vittoria della Sardegna Arena ci ha lasciato.
Tre assist di fila e due gol: è il bilancio delle ultime tre partite giocate da titolare da Henrikh Mkhitaryan, quelle contro Lecce, Gent e Cagliari. Il trequartista arrivato dall’Arsenal sta vivendo un ottimo momento di forma e sta acquisendo sempre più importanza nel gioco di Fonseca.
Domenica la sua è stata una partita a tutto campo, da leader tecnico e punto di riferimento: nel primo tempo ha dato qualità al gioco della Roma sia nella fase di costruzione dell’azione sia in rifinitura, con l'assist splendido per il secondo gol di Kalinic. Nel secondo lo abbiamo visto lavorare molto spalle alla porta per aiutare la squadra a risalire il campo e a superare un pressing generoso ma disordinato del Cagliari.
«Henrikh è speciale, intelligente, quando parte in campo aperto non lo fermi più. È un rifinitore, gli servono spazi aperti», ha detto la scorsa settimana Mircea Lucescu, suo ex allenatore allo Shakhtar, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport.
La strategia della Roma ha aiutato "Miki" a sfruttare al meglio le sue caratteristiche (di cui avevamo parlato anche in questo approfondimento). Dopo le tre sconfitte consecutive e le difficoltà dimostrate dalla squadra nell’accorciare in avanti e nel pressare con efficacia nelle zone avanzate, dalla partita in casa dell’Atalanta stiamo vedendo una Roma più compatta e bilanciata in fase di non possesso. Fino ad Atalanta-Roma il baricentro medio in Serie A era stato di 53,2 metri e nelle ultime tre gare il valore è sceso a 49,8 metri.
La Roma raramente ha pressato il Cagliari fino al limite della sua area: in fase di non possesso ha preferito restare molto corta (appena 18,4 metri secondo i dati della Lega Serie A, miglior valore finora), in un 4-4-2 che ha agevolato la rinconquista della palla a metà campo, a causa degli spazi strettissimi tra le linee, e che ha costretto gli avversari a ricorrere spesso al lancio diretto per le punte.
In questo contesto, la squadra ha utilizzato al meglio la rapidità negli spazi di giocatori come Cengiz, Kluivert, Bruno Peres e Mkhitaryan, a tratti imprendibili per gli avversari.
Partendo dalla fascia centrale del campo, "Miki" ha potuto alternare i colpi migliori del suo repertorio, tra conduzioni veloci, dribbling e scambi rapidi con i compagni.
Un'azione, tra le tante, è un esempio concreto della buona connessione che c'è stata tra Mkhitaryan, Kalinic e Cengiz (tra loro si sono scambiati il pallone 27 volte). È quella che al 13' ha portato al tiro Bruno Peres, al termine di una bella serie di giocate romaniste.
Mkhitaryan ha recuperato un pallone nella zona centrale della metà campo della Roma, ha trovato la sponda di Kalinic, poi ha vinto due o tre duelli e si è spostato verso il centrocampo per allargare il gioco per Cengiz; l'esterno turco si è portato sulla trequarti, ha aspettato i movimenti di Bruno Peres e "Miki" e ha servito in profondità il terzino destro, che è andato al tiro da buona posizione senza riuscire a segnare.
Questa è la mappa delle azioni tentate e riuscite di Mkhitaryan nelle sue ultime cinque partite. Stupisce la capacità di giocare il pallone in ogni zona del campo, ma soprattutto la percentuale costante di riuscita.
Con suoi primi gol da romanista e un assist per Kluivert, Nikola Kalinic ha dimostrato che Fonseca ha fatto bene a fidarsi di lui. L'allenatore aveva visto Dzeko affaticato dopo il ritorno con il Gent così ha rilanciato il vice in una partita importante. Al di là dei gol, Kalinic ha avuto un buon impatto in generale sul gioco offensivo della Roma grazie ai suoi smarcamenti continui, ai suoi appoggi, spesso di prima, che hanno favorito lo sviluppo del gioco come nell'azione che abbiamo visto in precedenza.
Un grave infortunio nella prima parte della stagione aveva rallentato l'inserimento di questo giocatore che era arrivato alla Roma per rilanciarsi dopo una stagione non facile. Kalinic in forma costituisce per Fonseca un'alternativa di qualità, un giocatore che può diventare molto utile nel momento cruciale della stagione.
Cagliari-Roma è stata anche la partita dell'esordio dal primo minuto di Gonzalo Villar in Serie A. Fonseca lo aveva già mandato in campo nei finali di tre partite ad alta tensione (Sassuolo, Atalanta e il ritorno con il Gent) e domenica ha dato al suo centrocampista una nuova dimostrazione di fiducia. Villar è stato impiegato da mediano, nella zona di centrodestra, con i compiti di costruzione che nelle ultime settimane l’allenatore aveva affidato a Veretout; nel finale, dopo l’ingresso in campo del francese, si è spostato più avanti, come trequartista centrale.
Senza strafare, attento anche a controllare i movimenti ai lati e alle sue spalle di Joao Pedro e Rog, Villar ha confermato le qualità che aveva fatto vedere negli spezzoni di gara finora giocati: è uno che ha una buona personalità, si fa sempre vedere e offre linee di passaggio, non ha paura di giocare il pallone e di gestirlo sotto pressione. Lo abbiamo visto in due o tre occasioni uscire con qualità da situazioni in cui aveva più uomini addosso.
Villar ha accettato lo scontro fisico con i giocatori del Cagliari, si è preso due pestoni da Oliva e Simeone, e ha rimediato un giallo per un'entrata scomposta su Nainggolan. Nella sua partita ci sono 30 passaggi riusciti su 34 (di cui 8 riusciti in avanti su 10 tentati), otto duelli vinti su 16 provati.
Villar insomma ha dato dimostrazione di poter contribuire alla causa da subito, velocizzando i tempi di ambientamento che il salto dalla seconda serie spagnola alla Serie A richiede. Una buona notizia in più per Fonseca.
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