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Il diario di Ante Coric del Tour negli Stati Uniti


Il centrocampista croato, acquistato questa estate dalla Dinamo Zagabria, descrive l’esperienza con il suo nuovo club mentre si appresta a disputare l’International Champions Cup 2018 in terra americana…

Il centrocampista croato, acquistato questa estate dalla Dinamo Zagabria, descrive l’esperienza con il suo nuovo club mentre si appresta a disputare l’International Champions Cup 2018 in terra americana…

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Parte 2: 27 luglio

Serata difficile a San Diego

Certo, non abbiamo ottenuto il risultato che volevamo contro gli Spurs, ma non credo che dovremmo sbatterci troppo la testa. Abbiamo provato alcune soluzioni e sono stati tanti i giocatori schierati per testare lo stato di forma a questo punto della preparazione. E poi, abbiamo creato tante occasioni secondo me. Io ho giocato nel secondo tempo, non abbiamo fatto una brutta partita, anzi. Certo, il risultato è quello che è, ma non credo che spieghi come sia andata veramente la partita.

Personalmente, penso di aver fatto bene – anche perché erano anni che non giocavo contro una squadra molto importante come il Tottenham. Non ero nervoso, ma poco prima del fischio d’inizio ho sentito scorrere l’adrenalina, la tensione – ero di nuovo emozionato. Prima di entrare in campo mi sono guardato intorno e ho pensato: “Grazie Dio, giocherò in questa partita!”. Una volta cominciata e una volta entrato in campo, mi sono soltanto concentrato sul match, mi sono detto “Dai Ante, gioca! Gioca!”.

Ho parlato con il Mister il giorno prima della partita e mi ha detto: “Vorrei metterti in attacco sulla sinistra, è un problema?” e io ho risposto: “Per me non sarebbe un problema nemmeno se mi mettesse come terzino destro! Sono un calciatore della Roma e giocherei ovunque in campo!”. Poi, mi ha spiegato nello specifico cosa avrei dovuto fare, cosa che mi ha aiutato tantissimo. Ho già giocato in quel ruolo quando ero in Croazia, ma in un ruolo più limitato, e sicuramente non così avanzato sulla sinistra. Poi, nel corso della partita, mi ha dato un sacco di istruzioni, mi diceva sempre “Vai, vai, vai!” per andare a pressare il difensore. È proprio questo ciò di cui ho bisogno per continuare a crescere, so di dover migliorare e voglio farlo, così, forse, un giorno potrò essere come Kevin Strootman!

“La partita è stata favolosa anche perché sulla maglia c’era il mio nome, e per me era la prima volta. Ero davvero emozionato da questa cosa! Ma ciò che mi ha colpito ancora di più è che ci fosse anche l’accento sulle C, non me lo sarei mai aspettato. Me la sono portata a casa e la conserverò tra i miei ricordi”.

Il rapporto con la stampa

“Già di per sé non è facile per la lingua, ma di solito non leggo mai quel che la stampa dice su di me o sulla mia squadra. Non lo facevo nemmeno in Croazia perché ho avuto qualche problemino dato dal fatto che le mie dichiarazioni venivano riportate in modo sbagliato. La gente diceva che io ero arrogante a causa delle cose sbagliate che leggeva, mentre invece l’arroganza è proprio una carattesristica che non mi appartiene. Per me è stato un incubo: mi si può chiamare in tanti modi, ma non sono arrogante. La mia famiglia e i miei amici lo sanno bene, perciò, ha smesso di leggere i giornali, adesso le uniche cose che vedo sono su Instagram – con la gente che dice “Che bravo Ante Coric” o “Molto bene” nei miei post.

“L’altro giorno ho sentito che Kevin Strootman stava parlando di me, dicendo che io gli avevo detto che avrei voluto fare un tunnel a uno dei veterani ma poi mi sono tirato indietro. Ed è vero. In allenamento ho fatto dei tunnel a diversi compagni, pure a Javier Pastore – ma non ci sono rimasto bene. Gli ho chiesto subito scusa, è un grande giocatore e lo rispetto tantissimo e poi mi sono detto “Basta, non farlo più”. Perché in campo è come un riflesso: quando penso in un lampo a come saltare l’avversario, a volte il tunnel è il modo migliore, ma dopo un paio di volte mi sono detto basta – questi sono grandi giocatori che rispetto tantissimo, quindi è meglio perdere palla in allenamento piuttosto che dare una brutta impressione. Queste cose non le devo fare in allenamento, le devo fare in partita.

“Non mi ero reso conto che il presidente avesse speso parole di elogio per me alla radio l’altro giorno – beh, almeno non fin quando ho scritto questo diario – ma queste sono le cose che voglio sentire! Per me vuol dire tanto, e spero di meritarmi sempre più ammirazione in futuro.”

Un’emozione continua

“Martedì è stato pubblicato il calendario della Serie A, è un buon calendario, anche se è un po’ tosto. La prima sarà contro il Torino; l’anno scorso ho guardato spesso la Serie A e so che si tratta di una squadra forte e pericolosa, gioca un po’ come giochiamo noi, aggredisce e pressa e, forse, punta più sul contropiede. È una formazione molto pericolosa, ma non vedo l’ora che arrivi quel momento. Certo, prima ci sono Barcellona e Real Madrid, ma noi ci stiamo preparando al debutto in Serie A. Già vedere il calendario delle partite è una bella emozione, come sapere già quando andremo a San Siro o quando vivrò il mio primo derby della Capitale. Spero di farmi trovare pronto e di essere convocato per l’occasione e godermelo fino in fondo. Solo a parlarne mi viene la pelle d’oca!

“In generale, trascorriamo giornate sfiancanti, anche se abbiamo un po’ di tempo libero, specialmente dopo pranzo. Di solito mi piace dormire, ma facciamo anche delle cose divertenti, come la Sfida della Pallina da Tennis. Non sono andato benissimo, ma pensavo soltanto a divertirmi piuttosto che a fare un buon punteggio, facevo lo stiloso utilizzando l’interno del piede. Il calcio è bellezza e risultato, quindi, se l’avessi fatto in modo noioso sena rischiare, sarei arrivato facilmente a 80 o 90 palleggi, ma non mi interessava vincere.

“La sera, dopo cena, abbiamo un po’ di tempo prima del coprifuoco e io, Bianda, Kluivert e Schick di solito lo trascorriamo giocando a Fortnite o a FIFA. Diciamo subito che William non è un fenomeno a Fortnite, su FIFA se la cava abbastanza bene – certo, contro di me perde sempre, ma è bravino – ma Fortnite non fa per lui. Se sono il migliore a Fortnite? Non lo direi mai, come per il campo, sta agli altri giudicare. Forse dovreste chiedere a Patrik o a Justin, ma diciamo che forse potrebbero nominarmi.

“I giorni passano molto velocemente, la partita contro gli Spurs è stata un bello spettacolo e ora ci aspetta il Barcellona. Bellissimo, non vedo l’ora.”


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Parte I: 24 luglio

Un’avventura americana

È la prima volta che vado negli Stati Uniti, non c’ero mai stato. Sono molto felice di visitare un paese di cui ho sempre sentito parlare molto, ma soprattutto sono felice di essere qui con l’AS Roma.

Sono davvero felice di fare parte di questa squadra; i giocatori, lo staff e l’allenatore sono persone stupende. Non sono qui da molto ma fino ad ora è andato tutto benissimo, spero continui così.

Non vedo l’ora di giocare e di affrontare alcune delle squadre più forti del mondo: il Tottenham, il Barcellona e il Real Madrid.

In questo momento, il semplice fatto di far parte della squadra è un piacere, perché sono giovane e ho tempo per inserirmi al meglio. Ma se avrò la possibilità di giocare in queste partite e di mostrare quello di cui sono capace, sarà ancora meglio, per me e per tutti quelli che hanno avuto fiducia nelle mie capacità.

Ho già avuto un piccolo assaggio di quello che significa giocare per questo Club e sono rimasto colpito dal grande numero di tifosi che è venuto a vederci nelle gare contro Latina e Avellino. A essere sincero, sono rimasto un po’ sorpreso. In Croazia nessuno viene ad assistere alle amichevoli, la gente non sa nemmeno che ci siano. Ma a Frosinone, per la gara contro l’Avellino c’erano circa 5.000 tifosi, è stato bello. Anche al Tre Fontane c’erano moltissime persone ad assistere al nostro allenamento a porte aperte. Non avevo mai visto nulla del genere, non avevo mai visto così tanti tifosi assistere a una seduta di allenamento. Non fa che confermare la grandezza di questo Club.

Nella mia stanza conservo la prima maglia della Roma. La porterò in Croazia e la esporrò nel mio bar. Significa molto per me.

Imparare il metodo “all’italiana”

Sono arrivato a Trigoria per il ritiro prima che arrivassero gli altri. C’eravamo solo io e William Bianda all’inizio e abbiamo iniziato gli allenamenti prima del ritiro vero e proprio. Abbiamo corso un po’ più degli altri perché, appunto, siamo arrivati prima. Le due settimane di ritiro sono state davvero dure; ma è stato un bene per noi e per me soprattutto, perché ho bisogno di lavorare sodo. È stato davvero molto bello.

Gli allenamenti qui sono molto più duri rispetto a quelli che sostenevo in passato. In Croazia erano più rilassati, l’approccio era molto meno tattico. Qui la tattica è di gran lunga l’aspetto più importante e dovrò lavorare molto su questo per essere sicuro di rispettare i dettami dell’allenatore.

Il ritmo degli allenamenti è molto alto, si va veloci e la palla si muove rapidamente. All’inizio è difficile ma dopo un po’ ti abitui. Sono in grado di adattarmi velocemente. Magari sono altri a doverlo giudicare ma dopo qualche giorno penso di essermi messo in ritmo. Mi piace lo stile di gioco veloce, mi piace essere in grado di vedere le cose velocemente e mi piace che l’allenatore voglia che ci facciamo trovare negli “spazi stretti” per incidere sulla partita. Per me tutto questo è fantastico.

È fantastico anche poter imparare dai compagni. Quando vedi Daniele De Rossi e la sua abilità nel passare il pallone, non puoi che imparare qualcosa. Quando credi che il pallone sia perso, dal nulla Daniele riesce a creare un’occasione con un passaggio meraviglioso. È incredibile.

Poi c’è Edin Dzeko. Se gli dai la palla, lui riesce a tenerla, oppure si gira e segna. Oggi ha segnato una tripletta in tre minuti durante la partitella in allenamento, è qualcosa a cui stenti a credere. Gioca ad un livello altissimo e questo ti stimola, ti motiva e ti dà l’occasione per imparare qualcosa di nuovo.

Una nuova amicizia

Come ho detto prima, sono arrivato a Roma prima degli altri, così come William Bianda. A Trigoria condividevamo anche la stanza. All’inizio William non parlava una parola di inglese. Anzi, diciamo che non parlava proprio, ma dopo qualche giorno usavamo Google Translate per fare un po’ di conversazione. Poi ha iniziato a migliorare e a parlare sempre meglio in inglese, anche se continua sempre a fare domande come: ‘How is? How is?’ or ‘What is? What is?’.

Ma si fa capire e migliora di giorno in giorno. Adesso parla in inglese, fa ancora un po’ di errori ma si riesce a capire e piano piano diventa sempre più sciolto.

Io e William stiamo imparando l’italiano con Claudio Bisceglia, l’interprete del Club. Capisco già molto bene l’italiano, sicuramente meglio di quanto avrei pensato. Credo di capire almeno il 90% del lessico calcistico. Parlare è un po’ più difficile ma dopo due o tre mesi sarò in grado di parlare bene in italiano.

A Trigoria condivido la stanza con William e la condivido anche qui, durante la tournée. Anche durante il viaggio in aereo ci siamo seduti vicini, è come un fratello per me, un fratello nato da un’altra madre. Siamo diventati migliori amici, affrontiamo questa esperienza e questa nuova avventura insieme, vedremo come andrà! Spero potremo giocare insieme per molto tempo.

Per rilassarci dopo gli allenamenti giochiamo a FIFA. Non so se lo posso dire ma va bene, lo dico: contro William vinco quasi sempre. Ma lui si arrabbia, quindi a volte devo concedergli qualcosa. Sono decisamente più bravo di lui. Magari in Francia non giocano così bene a FIFA, il livello non è alto. Magari è come il suo inglese, migliorerà nel corso della tournée!