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L'opinione: 5 motivi per cui Luciano Spalletti è l’uomo giusto per la Roma

5 motivi per cui Luciano Spalletti è l’uomo giusto per la Roma

A seguito della nomina di Luciano Spalletti ad allenatore della Roma, l’editorialista Julian De Martinis illustra le cinque ragioni per cui crede che Luciano Spalletti sia l’uomo giusto per guidare la squadra giallorossa…

1. Un bellissimo stile di gioco…

Ripensate (o guardatevi dei video su YouTube) al calcio praticato dalla squadra sotto la guida di Spalletti. Cosa vi ricorda? Colpi di tacco, passaggi in scioltezza e la squadra che si muove all’unisono per il raggiungimento di un obiettivo comune. La Roma di Spalletti era una macchina ben oliata che a volte rasentava la perfezione. Esteticamente, il sistema di gioco attuato dal toscano non prevedeva una punta di ruolo, si affidava in mezzo al campo al duo complementare composto da David Pizarro eDaniele De Rossi – uno yin a fungere da raffinato metronomo a cui rubare il pallone era praticamente impossibile e uno yang grintoso a schermare la difesa – e a un quartetto avanzato formato da giocatori dalla tecnica sublime (Francesco Totti e Mirko Vucinic) così come da corridori inesauribili (come Simone Perrotta) e terzini larghi in grado di penetrare e effettuare solidegiocate di raccordo (gli indimenticabili Max Tonetto, Christian Panucci e Marco Cassetti). Alexander Doni, poi, era dotato di riflessi straordinari, in grado di respingere gli assalti che riuscivano a oltrepassare la linea formata da Juan e Philippe Mexes. Ma il vero fascino consisteva nell’omogeneità della formazione di Spalletti e da come l’allenatore riusciva a unire in maniera armonica gli effettivi a sua disposizione e a farli giocare, davvero, come una squadra.

2. …condito dalla sostanza

La Roma di Spalletti non avrà mai vinto lo Scudetto, ma ogni stagione la vedeva sempre in corsa per la conquista del titolo, classificandosi come seconda nelle stagioni 2005-06 e 2006-07 e arrivando a soli tre punti dalla vetta l’anno successivo. I trofei sono comunque arrivati, tre in quattro stagioni di gestione. Le due Coppe Italia consecutive conquistate nelle stagioni 2006-07 e 2007-08 dimostrano quanto la Roma di Spalletti sapesse farsi trovare pronta nelle gare più importanti.

3. Flessibilità tattica

Lo stile di gioco espresso dalla Roma sotto la guida del tecnico toscano era reso possibile dalla squadra a sua disposizione; privo di una prima punta che potesse guidare la linea d’attacco, Spalletti aveva trasformato Francesco Totti in un falso nueve, facendo leva sulle sue abilità di finalizzatore e sui suoi passaggi e movimenti illuminanti per inventare, creare e segnare gol. Con Mexes e Juan a formare una diga nel reparto arretrato, il resto della squadra partecipava al flusso di gioco che veniva creato dal capitano giallorosso. I risultati della nuova posizione di Totti? Parlano da soli: Totti si è aggiudicato infatti la Scarpa d’Oro nella stagione 2006-07 dopo un’accanita lotta con l’attaccante del Real Madrid Ruud Van Nistelrooy.

4. Un curriculum più completo

Dopo aver lasciato la Roma nel 2009, Spalletti si era guadagnato la reputazione di un allenatore capace di tirare fuori il meglio dalla squadra a propria disposizione, in grado sì di conquistare coppe nazionali ma a cui ancora mancava in bacheca la vittoria di un campionato. Dopo essere stato ingaggiato dallo Zenit San Pietroburgo, Spalletti ha presto sfatato questo mito, vincendo per due volte consecutive la Premier League russa, oltre a conquistare una Coppa di Russia e una Supercoppa tra il 2010 e il 2012. L’allenatore di Certaldo ritorna ora nella capitale da tecnico più esperto e navigato ma, soprattutto, da tecnico vincente.

5. Pedigree europeo

La Roma ha raramente, o non ha quasi mai avuto la capacità di spendere propria dei top team europei ma con Spalletti al timone le campagne europee si sono rivelate spesso entusiasmanti. Nella sua prima stagione, la formazione giallorossa è infatti approdata agli ottavi di finale di Coppa Uefa, venendo eliminata dal Middlesbrough in virtù dei gol segnati in trasferta e da quel momento in poi la squadra ha cominciato a maturare un processo di crescita sul palcoscenico continentale. Nella stagione successiva, infatti, dopo essersi qualificata come seconda nel gruppo G nella fase a gironi della Champions League, la compagine giallorossa ha eliminato il Lione nella doppia sfida degli ottavi di finale, grazie a una strepitosa prova in terra francese (con un gol di Mancini che è rimasto impresso nella memoria dei romanisti), prima di arrendersi al Manchester United nei quarti di finale. Nella stagione 2007-08 la Roma coglie ancora un secondo posto nel proprio girone di Champions League, prima di disputare probabilmente la suamiglior gara nella massima competizione europea con un doppio 2-1 rifilato al Real Madrid allo Stadio Olimpico prima e al Santiago Bernabéu dopo, che le garantisce l’accesso ai quarti di finale, dove incontra ancora una volta il Manchester United ed è costretta nuovamente a cedere l’onore delle armi. La stagione successiva vede la Roma fermarsi agli ottavi di finale, eliminata amaramente dall’Arsenal ai calci di rigore, ma non bisogna dimenticare le fantastiche prove offerte dai giallorossi negli incontri della fase a girone, tra cui la vittoria per 3-1 contro il Chelsea all’Olimpico e quella esterna di Bordeaux, sempre per 3-1. Nonostante alcune sconfitte cocenti, che hanno comportato l’eliminazione dei giallorossi dalla competizione, sotto la guida di Spalletti la squadra ha sempre colto la qualificazione alla fase a eliminazione diretta.