“Con lui ho giocato quattro anni e posso solo dire che è un grande portiere. È davvero forte con i piedi e ha un rendimento sempre altissimo. Uno dei migliori nel suo ruolo, senza dubbio”.
“Appena arrivato in Spagna dalla Francia, ho giocato un anno con lui al Siviglia: è un autentico fenomeno, terzino destro e bravo a svariare su tutta la fascia. Saliva a centrocampo, in attacco, sapeva segnare gol. In assoluto è uno dei più forti calciatori con cui abbia giocato”.
“Quando ero piccolo c’era il grande Milan e lui emergeva per la sua eleganza. Un difensore centrale che sapeva giocare la palla, molto intelligente. Davvero forte, uno dei maggiori interpreti del suo ruolo”.
“Un calciatore che gioca fino a 40 anni militando sempre nella stessa squadra, che è partito terzino e poi si è convertito in centrale, non è altro che una forza della natura e ha tutto il mio rispetto”.
“Parliamo di un esempio di lotta nella vita, ha avuto due malattie gravi e le ha superate con la sua forza di volontà. È tornato a giocare a grandi livelli: Barcellona, Monaco e Olimpiakos. Cos’altro dire? Un fenomeno e un esempio, come calciatore e come uomo. La dimostrazione che per andare avanti bisogna lottare”.
“Il mio idolo d’infanzia, quando ho iniziato a seguire il calcio, in particolare quello africano, era il migliore calciatore dei miei connazionali del momento. Mancino come me: era il mio idolo. Sapeva fare tutto. Era il leader del suo Paese, della sua nazionale. All’epoca non guardavo molto il calcio europeo e lui era il mio idolo”.
“L’incarnazione dell’eleganza, con il suo controllo di palla… Svariava a destra e a sinistra, era straordinario. Se ti piace il calcio, non può non piacerti Zidane”.
“Anche lui mancino, non velocissimo, ma vedeva le giocate prima degli altri. Mi ricordo un suo assist per Raul contro il Manchester United: una giocata sulla linea di fondo, un colpo di tacco per liberarsi di un avversario, incredibile. Non velocissimo, ma geniale con la palla al piede e, cosa più importante, svelto di testa. Un giocatore che mi piace molto”.
“Un goleador, ma allo stesso tempo un giocatore elegante. Ho sempre avuto un debole per i calciatori eleganti, che sanno trattare bene la palla, quelli che fanno la differenza. Mi ricordo ancora quel gol straordinario al volo contro la Russia…”.
“Con Leo ho giocato quattro anni a Barcellona. Quattro palloni d’oro, non so quante Champions. Mi sono allenato con lui ogni giorno: era ed è un fenomeno. Il suo è un dono divino”.
“In una parola: idolo africano. Ha vinto il Pallone d’Oro e ha fatto qualcosa di straordinario perché in quel momento c’erano tantissimi grandi campioni: Zidane, Van Basten, Figo, Ronaldo… Oggi il duello è sostanzialmente ristretto a Ronaldo e Messi, ma ai suoi tempi era diverso. Un idolo per me e per tutto il continente africano”.
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