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23 anni fa Roma-Torino 5-2, finale di ritorno di Coppa Italia

23 anni fa Roma-Torino 5-2, finale di ritorno di Coppa Italia

Oggi ricorre il 23° anniversario di Roma-Torino 5-2, finale di ritorno di Coppa Italia, nella quale la Roma per poco non riuscì a ribaltare il 3-0 subito allo stadio delle Alpi nella gara d’andata

Oggi ricorre il 23° anniversario di Roma-Torino 5-2, finale di ritorno di Coppa Italia, nella quale la Roma per poco non riuscì a ribaltare il 3-0 subito allo Stadio delle Alpi nella gara d’andata.

Ecco il ricordo di Tonino Cagnucci di quella sera.

Il giorno dopo un giornalista de la Stampa scrisse così:

L’ultima mezz’ora è stata l’assalto a un muro sbrecciato. La Roma si è fatta straordinaria, grandissima, violenta come un temporale d’estate. Così bella da far piangere di gioia la sua gente. I granata hanno giocato gettando le ultime once di energia. Soltanto un Dio padano può spiegare come hanno fatto a salvare con il 5-2 l’esilissimo filo che li teneva legati alla loro Coppa Italia...

- Marco Ansaldo, La Stampa

“Soltanto un Dio padano può spiegare” come il Toro ha vinto quella Coppa, mentre noi no, né il giorno dopo, né adesso sappiamo spiegare cos’era quello che ci aveva spinto a riempire l’Olimpico nell’impresa pressoché impossibile di rimontare lo 0-3 dell’andata del Dell’Alpi, nemmeno adesso sappiamo cos’era quella cosa che ci ha spinto a crederci prima di iniziare tanto da scrivere “Certi di farcela, annientiamoli: Insieme si può”; nemmeno adesso sappiamo cos’era quella cosa che ci aveva spinto a colorare tutto lo stadio, a far accendere e a girare decine e decine di girandole pirotecniche all’ingresso in campo, nemmeno adesso sappiamo cos’era che ci ha portato in vantaggio certi di aver iniziato a scrivere una pagina memorabile e soprattutto cos’era quella cosa che dopo il primo e il secondo pareggio di Silenzi a crederci persino più di prima.

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Soltanto un Dio padano può spiegare come il Toro ha vinto quella coppa, nessuno però riuscirà mai a spiegare come ci credevamo, come tifavamo malgrado giocassimo in porta con un ragazzino, Fimiani, per colpa di assurde e invisibili squalifiche ai primi due portieri, Cervone e Zinetti, nel tunnel del post partita della semifinale Milan-Roma, per le partite di andata e ritorno della finale.

Forse soprattutto quelle squalifiche un dio padano può spiegare, in un momento in cui politicamente eravamo debolissimi, dopo la morte di Viola, i problemi giudiziari di Ciarrapico e il passaggio della società appena formalizzato alla coppia Mezzaroma-Sensi.

Ma nessuno può spiegare quello che è successo quando Mihajlovic ha segnato la punizione del 5-2, lui il Sinisa romanista, che era venuto dalla Stella Rossa campione d’Europa allo slogan “ne segno due su tre” e invece in tutto l’anno ne segnò due e quella era la seconda (la prima in un Brescia-Roma di campionato utile solo per la storia: l’esordio di Totti).

Nessuno può spiegare soprattutto le lacrime di Giuseppe Giannini dopo il palo che avrebbe significato il 6-2, dopo i suoi tre rigori segnati, tre su tre, e una partita immensa, totale, forse la sua più grande in tutta la sua carriera.

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“Forse soltanto un Dio padano può spiegare” come quella Coppa sia finita al Toro, e in fondo a noi va bene così: perché tutti quella sera e il giorno dopo ci siamo stretti stretti attorno alla Roma e al nostro “Dimmi cos’è” che si chiama Roma ma che nemmeno un dio può dire.