In vista della gara dei quarti di Coppa Italia di questa sera tra Roma e Cesena all'Olimpico, ecco le parole rilasciate al Match Program ufficiale del club da Francesco Antonioli, doppio ex della sfida, che ha giocato nella capitale dal 1999 al 2003 e in Emilia a fine carriera dal 2009 al 2012...
Non è nato a Cesena, ma ha scelto la cittadina emiliana la ha scelta per vivere. Francesco Antonioli, con la maglia della Roma ha collezionato 145 presenze di cui 10 in Coppa Italia. Con la Roma ha vinto uno Scudetto e una Supercoppa. Oggi è allenatore dei portieri della formazione bianconera e torna all’Olimpico sempre con una certa emozione. “A Cesena si vive bene, c’è la tranquillità giusta per lavorare bene”.
Proprio a Cesena ha chiuso la sua carriera tra i pali prima di entrare a far parte dello staff tecnico, come è successo?
“Vivevo già a Cesena ed ero stanco di continuare a cambiare città con una maglia diversa. Non ero più un ragazzino così, dopo un periodo difficile, avevo avuto un lutto in famiglia, decisi di smettere con il calcio.
Un giorno per la strada incontrai Bisoli, ex allenatore del Cesena che mi chiese cosa stessi facendo. Una volta che gli confessai che avevo deciso di smettere, che ero stufo di girare, mi propose di giocare con loro. In quei tre anni risalimmo in promozione e le cose andarono bene, poi sono passato nello staff”.
Il Cesena che stagione sta facendo?
“Non buonissima, non stiamo rispettando le aspettative. La squadra era stata costruita per fare un campionato diverso, non per essere in fondo alla classifica”.
Dopo i primi due mesi senza vittorie, c’è stato il cambio allenatore?
“Sì, con l’arrivo di Camplone le cose sono andate un po’ meglio, ma ancora la strada per la salvezza è lunga”.
Cosa manca?
“La squadra ha dei problemi e le manca di fare il salto di qualità”.
Cosa ha funzionato contro il Sassuolo, squadra che era data per favorita dell’incontro di ottavo di Coppa Italia?
“Abbiamo iniziato piano e poi siamo venuti fuori nel corso della partita. Forse tutto ha funzionato perché non avevamo la responsabilità di dover fare punti per forza come avviene in campionato. Lo abbiamo affrontato al meglio, con leggerezza”.
Crede che la necessità di pensare al campionato possa essere motivo per il Cesena di non dare importanza alla gara dell’Olimpico?
“La Coppa Italia non è il nostro obiettivo primario anche per le problematiche economiche che abbiamo. La società ha bisogno di puntare alla permanenza in serie B. Ma, certo, giocare all’Olimpico è una vetrina importante, una occasione unica per mettersi in mostra”.
Che gara si aspetta, quindi?
“Non lo so; spero che venga fuori una bella gara da parte nostra.
Per noi deve essere un allenamento importante in vista della gara con il Carpi. Non so il mister chi deciderà di far giocare, se dare spazio a chi gioca meno oppure impiegare chi ha più partite sulle spalle. Mi auguro una bella gara”.
Crede la Roma possa correre il rischio di sottovalutare l’avversario?
“Dopo la sconfitta di domenica a Genova sicuramente no. Dopo aver interrotto la striscia positiva vorrà subito riprendere la giusta via”.
Un giudizio su Camplone?
“È un allenatore preparato, schietto e attento. Chiede attenzione ai suoi giocatori, ma non è un sergente di ferro”.
Cosa ne pensa della stagione della Roma?
“È una grande squadra, le manca solo di fare quel salto in più per diventare come la Juve, avere quella mentalità vincente che non ti fa mollare mai e alla fine i risultati arrivano.
Con il ritorno di Spalletti la Roma mi sembra molto più motivata e gioca bene. Non conosco personalmente i suoi metodi di lavoro, ma il fatto che conosca già la piazza di Roma è molto importante, è un notevole vantaggio”.
Con la maglia giallorossa ha conquistato uno Scudetto e una Supercoppa, qual è stato l’ingrediente vincente?
“Quell’anno tutto è andato nel verso giusto. Tutte le componenti dello spogliatoio hanno funzionato. Il gruppo aveva voglia di vincere. Avevamo la mentalità giusta”.
Tornando al presente cosa ne pensa dei due portieri della Roma?
“Alisson lo conosco poco, l’ho visto solo in coppa Italia e non posso giudicarlo.
Invece Szczesny lo seguo già dai tempi dell’Arsenal. Alla Roma sta facendo molto bene ed è stato davvero bravo ad abituarsi velocemente ai ritmi del nostro calcio”.
Chi è a suo parere il portiere emergente in questo momento del calcio italiano?
“Non è un nome nuovo, ma Donnarumma era una giovane promessa e dopo un anno e mezzo continua ad essere all’altezza della situazione. Giocare in serie A a diciassette anni e mezza non è da tutti”.
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