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L'intervista esclusiva a Kareem Abdul-Jabbar

L'intervista esclusiva a Kareem Abdul-Jabbar

La leggenda NBA Kareem Abdul-Jabbar è stato ospite della Roma questo venerdì, presso il centro sportivo di Trigoria, dove ha potuto incontrare i giocatori e lo staff del club giallorosso

Abdul-Jabbar, 69 anni, è il miglior realizzatore nella storia della NBA e nella sua ventennale carriera ha conquistato sei anelli, uno con i Milwaukee Bucks e cinque con la maglia dei Los Angeles Lakers.

Venerdì, l’ex cestista americano ha potuto scambiare due parole con il capitano giallorosso Francesco Totti, un’icona del calcio moderno, che sta attualmente disputando il venticinquesimo anno di carriera ai massimi livelli.

La passione per il calcio di Abdul-Jabbar risale agli Anni 60, in seguito all’incontro con Pelé; la leggenda del basket d’oltreoceano ha reso omaggio al capitano della Roma, tracciando un parallelo tra i due, in grado di competere entrambi ai massimi livelli per moltissimi anni.

“Il fatto che qualcuno riesca a dare il proprio contributo in maniera continuativa per più di vent’anni, nel contesto di uno sport di squadra, è sicuramente un risultato straordinario” – ha affermato Abdul Jabbar. “E Totti merita certamente questo riconoscimento”.

Inoltre, in riferimento ai traguardi simili raggiunti in epoche diverse, ha aggiunto: “Non credo che le sfide da affrontare siano diverse. L’epoca non è importante, è sempre difficile essere così longevi”.

“Credo che un giocatore esperto sappia capire come si fa a vincere, come si fa ad avere successo. Se a questa consapevolezza abbina un allenamento intenso, allora potrà rendere al massimo per molto tempo”.

“Se si è fisicamente pronti, in campo è possibile poi far leva sull’esperienza per prendere le decisioni corrette e credo che i veterani sappiano padroneggiare questo aspetto dell’allenamento e della preparazione e siano per questo motivo importantissimi”.

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Nel tempo trascorso a Trigoria, Abdul-Jabbar ha potuto visitare le diverse strutture e osservare alcune sedute di allenamento, nonché scambiare qualche parola con Luciano Spalletti, al direttore sportivo Frederic Massara e agli altri membri dello staff.

“Negli Anni 60, quando frequentavo l’università, ho avuto l’occasione di conoscere Pelé e il mio rapporto con lui mi ha consentito di avvicinarmi al calcio – ha affermato Abdul-Jabbar. “È interessante osservare la differenza tra il modo di fare europeo e quello americano.

“Negli Stati Uniti lo sviluppo dei giovani atleti finalizzato al lancio nello sport professionistico è affidato quasi totalmente alle università, mentre qui in Europa vige il sistema dei club, è una cosa completamente diversa. Quindi è interessante comprendere come i club acquisiscono i talenti e come sviluppano i giocatori affinché questi possano poi affermarsi nello sport professionistico”.

Abdul-Jabbar è inoltre rimasto colpito dalle strutture visitate.

“Credo che ci siano stati grandi progressi circa il “come” allenare i giocatori e questo ha portato i club a costruire determinate strutture e a dotarsi di personale specializzato per poter allenare i loro atleti” – ha fatto notare l’ex cestista. “È un segnale che lo sport si sta evolvendo e che cerca sempre il modo di sviluppare un prodotto sempre migliore”.

Di certo non estraneo alle grandi vittorie, Abdul-Jabbar ha inoltre parlato di come è riuscito a superare i periodi difficili della sua carriera e di cosa ci sia bisogno per affermare una mentalità vincente e puntare sempre al massimo risultato.

“È possibile trasformare i momenti negativi in situazioni positive quando si dispone di giocatori fortemente motivati, in grado di rinunciare a qualcosa pur di migliorare” – ha dichiarato Abdul-Jabbar. “Le squadre devono continuamente migliorare per mantenere il predominio e continuare a vincere. Il predominio deriva dal saper attrarre il talento e, viceversa, gli effettivi componenti della squadra devono essere pronti a lavorare duramente.

“Quando si ha successo, si è sempre un bersaglio. E se si continua ad avere successo, ecco che il bersaglio diventa sempre più grande e sempre più persone vogliono metterti i bastoni tra le ruote. Bisogna quindi essere preparati a rimanere in alto e questo richiede moltissimi sacrifici”.