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    Simone Legno: “Mi sento legato a Roma e la Roma è un suo simbolo”


    È l'autore del restyling di Romolo e in questa intervista ci ha raccontato qualcosa in più sulla sua vita

    Ciao Simone, quando è nata la tua passione per la Roma?

    “Sono nato e cresciuto a Roma, quartiere Nuovo Salario, ma l’ambiente che mi circondava era pieno di tifosi di altre squadre, non so perché. Io, però, ho scelto la Roma, perché aveva il nome della mia città, mi rappresentava davvero. Sono romano, mi piacevano i colori e più passava il tempo più diventava una vera e propria fede. Io questa città l’ho sempre sentita: il primo giorno che ho marinato la scuola in vita mia sono andato al Colosseo. Mi sento legato a Roma e la Roma è un suo simbolo: è goliardica, passionale, rappresenta la gioia e l’orgoglio della nostra città”.

    Qual è stata la prima partita che hai visto allo Stadio?

    “Fu un pareggio interno contro il Milan, 1-1: segnò Rizzitelli. Era la stagione 1991-92 e c’era Bianchi in panchina. Mio padre non voleva che andassi perché pensava che fosse pericoloso, ma io comprai il biglietto di nascosto”.

    Chi era il tuo idolo giallorosso da bambino?

    “Bruno Conti, senza dubbio. Anche perché l’Italia Campione del Mondo del 1982 è nel mio cuore. Avevo il suo adesivo, un campione incredibile”.

    Qual è la partita alla quale sei più legato?

    “Roma-Parma del 17 giugno è una partita indimenticabile. Non trovai i biglietti e organizzai un gruppo assieme ai miei amici romanisti per vederla insieme. Partimmo verso il centro, con i motorini, tutti insieme. Fu una festa incredibile, un ricordo indelebile. Tra quelle più recenti, però, sono sicuro che non dimenticherò mai Roma-Barcellona con il gol di Manolas. Da italiano all’estero mi ha dato grandissime soddisfazioni: è stata un’emozione grandiosa, perché me ne parlavano tutti, ovunque. Mi dicevano: “sei tifoso della Roma? Hai battuto il Barcellona, abbiamo visto la partita!”. Me lo hanno ripetuto ovunque, in Messico, in Giappone, in ogni parte del mondo. Bastava indossare una maglia della Roma per giocare a calcetto che tutti ti parlavano di quella partita. È stato un vero orgoglio”.

    Ci racconti com’è nata l’avventura di tokidoki?

    “Ho frequentato l’Istituto Europeo di Design a Roma e ho iniziato a lavorare su dei miei progetti. Tutto è nato dal web, nei primi Anni Duemila. Avevo creato un mio diario creativo, un’esperienza artistica multimediale. Lì diverse aziende hanno iniziato a contattarmi, mi sono prima spostato a Milano per lavorare con varie agenzie italiane e internazionali. Sono cresciuto sempre di più, diversi brand mi hanno chiesto di collaborare con i miei design. Poi ho incontrato la mia socia in affari, che mi ha supportato a livello logistico, abbiamo dato vita a tokidoki nel 2005, quando mi sono trasferito negli Stati Uniti. Abbiamo iniziato dalle piccole fiere, girando il mondo e siamo cresciuti sempre di più”.

    Come definiresti il tuo stile creativo?

    “È un mix di diverse realtà. Alla base c’è lo stile kawaii giapponese e la pop culture di quel mondo, con un tocco punk-rock: sono stato per più di dieci anni in una band e tutti i capelli colorati e i tatuaggi che si vedono nei miei prodotti derivano da quel panorama. La mano del design italiano è il confine all’interno del quale potremmo riassumere il tutto. L’originalità di tokidoki è frutto dei miei viaggi e delle fonti di ispirazione che hanno caratterizzato la mia vita”.

    Quando ti sei avvicinato alla Roma per questo progetto?

    “Mi è sempre piaciuto Romolo come personaggio e i miei figli giocavano anche con il suo peluche. Ho provato a mettere mano al personaggio dandogli le caratteristiche dei characters che faccio io. È l’evoluzione di un soggetto, che nel mondo del design è sempre esistita. Il Mickey Mouse degli esordi non è uguale a quello che c’è adesso. Sono anni che lavoro con Hello Kitty, Marvel e SpongeBob: ho messo mano a tanti personaggi. Il restyling che avevo in mente è piaciuto alla Società e ci siamo subito trovati. Essendo tifoso della Roma ci ho messo ancora più impegno rispetto ai progetti seguiti nel corso della mia carriera”.

    Qual è l’idea che è alla base di Romolo?

    “Volevo creare un filone che rappresentasse più romanisti possibili, per questo ci sarà anche un personaggio femminile accanto a lui. Anche mia figlia tifa Roma e deve esserci qualcosa anche per le bambine come lei. Romolo non sarà isolato, avrà una storia a fargli da contorno, una chiave moderna della leggenda legata alla fondazione della nostra città. Tutti i characters avranno diverse peculiarità e alcuni di loro saranno più umani e adatti a una fascia di età più piccola”.

    Presto saranno disponibili i tuoi prodotti in retail in collaborazione con la Roma. Ci racconti qualcosa in più su questo progetto?

    “Lanceremo prima dei cappelli New Era e dei collectable toys. Saranno affiancati da prodotti di cartoleria, per la scuola, noi romanisti siamo tutti cresciuti con il diario, l’astuccio e lo zaino della Roma, io ancora li conservo i miei. Poi ci sarà una linea di abbigliamento per donna, uomo e bambini”.

    Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

    “Con tokidoki vogliamo continuare a espanderci in più paesi possibili e in più fasce di prodotto. Ora stiamo collaborando in India, stiamo lavorando per creare un tokidoki hotel in Cina, ci stiamo espandendo in Sudamerica. Tokidoki ha un linguaggio diverso a seconda del mercato di riferimento. E la Roma si inserisce alla perfezione in questo contesto: spero di portare i nostri colori in tutto il mondo, ancora di più”.

    Come fai a seguire la Roma con un oceano che ti separa dalla tua squadra del cuore?

    “Con sveglie al mattino presto se sono in America, altrimenti interrompendo i meeting o il sonno in tutto il mondo. Se i miei figli seguono la partita con me e sanno che il weekend dipende dal mio umore. Quando la Roma vince gelato per tutti, se va male non si parla. Ogni mattina la prima cosa che faccio è controllare tutti i siti della Roma e quando ho letto del rinnovo di Dzeko è stata una bellissima giornata, mi si è riempito il cuore!”.

    Cosa ne pensi della stagione che è appena iniziata?

    “Io ho sempre grandi speranze all’inizio di ogni stagione e nutro sempre grande fiducia nei nostri calciatori. La squadra quest’anno è stata veramente studiata bene, mi piacciono tantissimo i nuovi innesti, su tutti Zappacosta, Smalling e Mkhitaryan. Sono contento che ci siano tanti giovani italiani, il nostro calcio deve tornare a essere sinonimo di garanzia e mi rende felice vedere certi ragazzi con noi. Speriamo sia una stagione ricca di soddisfazioni. Forza Roma!”.