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La conferenza stampa integrale di Luciano Spalletti

La conferenza stampa integrale di Luciano Spalletti

Ecco il testo integrale della conferenza stampa tenuta da Luciano Spalletti alla vigilia di Roma-Frosinone

Come ha visto Stephan El Shaaraway in settimana?

“La valutazione da fare in maniera approfondita è se potrà dare contributo per tutta la partita o se guardarlo per qualche altro allenamento. Era tanto che non giocava, sarà più facile che venga utilizzato nel corso della partita. Ha qualità importanti di corsa, di tecnica, sente la porta e ci completa il reparto in un ruolo in cui eravamo scoperti. Può fare il terzo offensivo che punta l’uomo ma può fare anche tutta la fascia”.

Quali sono le condizioni di Iago Falque, Maicon e Florenzi?

“Quando sono arrivato Iago Falque aveva questa infiammazione al tendine rotuleo. Per farmi vedere che era al massimo ha spinto di più ed è aumentata l’infiammazione. Riscontrato il problema abbiamo deciso di fargli fare allenamento differenziato e ora sta meglio. Maicon va un po’ gestito in base al problema che ha ma le sue intenzioni mi sembrano belle, sane e importanti. Valuteremo oggi nell’allenamento. Florenzi difficilmente sarà in campo, ha preso questa legnata a fine partita a Torino, che è stata il motivo della sua piccola protesta che io non voglio che faccia visto che è un grande calciatore. Non avevo valutato bene l’entità del colpo che aveva ricevuto. Ha un dolore importante, fortunatamente non c’è frattura ma è un danno per noi perché probabilmente non sarà della partita”.

Per il ruolo di esterno alto può essere utilizzato Torosidis?

“Lo può fare anche lui, mi sembra la soluzione più corretta ma c’è da considerare anche Maicon”.

Cosa dobbiamo aspettarci di meglio rispetto alla partita contro il Verona?

“Voglio aspettarmi di meglio anche rispetto alla Juve. Abbiamo fatto passi in avanti, corretto alcune cose ma dobbiamo metterci di più in altre, trovare gli equilibri ed essere bravi a saper interpretare le situazioni di gioco che possano farci riappropriare delle nostre qualità. Dobbiamo avere ordine come contro la Juventus, ma anche essere più sbarazzini, ripartire di più e fare male agli avversari”.

Cosa serve a Mohamed Salah per riprendersi e quale può essere la sua collocazione migliore in campo?

“Salah è stato penalizzato dall’infortunio: si vede che non ha ancora spunto e brillantezza che avevano contraddistinto le sue qualità. Lui, come prima cosa, deve pensare sempre a puntare l’uomo: è questa la sua qualità. Poi rispetto ai 10 metri più dentro o più fuori, ciò che va riconosciuto è quando si deve venire a prendere la palla sui piedi o in profondità: quella è una situazione che deve riconoscere il calciatore. Dipende dal tipo di gioco che stiamo sviluppando e il tipo di interpretazione da dare. Lui è bravo palla al piede anche nello stretto. Secondo me fa più fatica a partire dall’esterno: il tragitto è più lungo e si incontrano più avversari. Se si torna per vie centrali, nel ribaltamento di fronte è più breve la strada per attaccare la porta. Queste sono precisazioni da superare: è il giocatore che deve sapere interpretare la situazione. Se la linea difensiva ti viene addosso bisogna andare oltre, attaccare in profondità. Una linea che molla di più e tende a coprire lo spazio alle spalle, allora bisogna giocare tra le linee. Sono cose che i giocatori sanno e che devono solo applicare. La sintesi comunque è che Salah non ha ancora ritrovato il suo spunto da aggiungere alla sua qualità.

La conferenza stampa integrale di Luciano Spalletti

Le hanno dato fastidio le dichiarazioni di Zdenek Zeman su ambiente e sulla gestione di Totti?

“La gestione di Totti è un’altra cosa. Rabbrividisco al fatto che ci ho parlato al telefono due minuti prima che facesse queste dichiarazioni e mi aveva detto tutt’altro. Gli ho chiesto al telefono se da buon osservatore della Roma avesse un consiglio e mi ha risposto “Lì nessuno rispetta le regole”. Poi sento dire queste cose e rabbrividisco: me le poteva dire al telefono senza mandarmele a dire suscitando attenzione.

Sulla gestione Totti: io gestisco la Roma, soprattutto in questo momento non è una gestione di un singolo. Io devo vincere la prossima partita. È una gestione rispetto agli avversari e questa è la partita più importante del momento. Se pensiamo ai numeri in trasferta del Frosinone sembrerebbe tutto facile: ma non è così, dipende dal momento. Per noi questa partita è paragonabile a qualsiasi finale più importante che potremmo giocare. Se i giocatori non mettono l’attenzione giusta è tutto sbagliato. La gestione va in funzione d quello che è la partita fondamentale per il nostro futuro: la partita di domani. Gioca chi mi dà più garanzia per i risultati della Roma. Gioca chi è più pronto: la Roma in questo momento ha bisogno di prontezza in generale, a livello di corsa, forza, disponibilità al sacrificio: questa è la partita più importante”.

Ervin Zukanovic sarebbe un acquisto con la sua approvazione? Ritiene l’attacco completo attualmente?

“Allora: Gervinho voleva andare in tutte le maniere. El Shaarawy voleva venire in tutte le maniere: per cui per me è chiaro chi è che serve alla Roma: serve El Shaarawy e non Gervinho che va a guadagnare tre volte quello che guadagnava. Ervin è un calciatore che gioca in Italia da due anni, che viene a giocare in un reparto in cui per fare risultato subito è ciò di cui abbiamo bisogno. Sabatini è stato bravo a inserirsi al momento giusto, ora il mercato è fatto così. È un giocatore che ho avallato perché lo conosco. Il giocatore è di carattere, forte fisicamente, fortissimo di testa, buon piede, sa iniziare l’azione. Non è velocissimo ma ha una bella presa di posizione nell’interpretazione del ruolo, nell’aspettare, uscire o scappare: sa fare il suo mestiere. Perotti continuiamo a guardarlo. Stiamo cercando un giocatore che ci possa dare una mano sull’uno contro uno che è una cosa fondamentale. Sei già alla superiorità numerica se hai giocatore che salta l’uomo. Avere un giocatore che ti guarda in faccia e ti supera, ti crea la superiorità numerica che non devi trovare attraverso il gioco: avere un giocatore che salta l’uomo è una scorciatoia verso l’obiettivo”.

Che rapporto ha con lo staff dei preparatori atletici?

“Mi hanno dato dei programmi che hanno fatto precedenti ma questi sono sempre da abbinare al lavoro in campo. Ho trovato due persone molto aperte e disponibili a parlare e visto che lo sono gli dico anche il mio parere. Di conseguenza si fa un lavoro che piaccia a me e che sia di completamento al cumulo di quello che devono fare i calciatori”.

Ha trovato un ambiente difficile da gestire?

“Qui non è che si possa programmare il proprio comportamento. Bisogna gestire le situazioni di volta in volta. È la sintesi di ciò che dissi all’inizio: sono tornato alla Roma perché l’ambiente è bellissimo con tutte le sue difficoltà, che sono dettate dal troppo amore. Bisogna essere equilibrati, avere obiettivi sani, pensare all’importanza di questa partita e non alle soluzioni del mercato. La soluzione è rifare squadra noi: bisogna fare di più rispetto a quanto fatto con Verona e Juventus e metter qualcosa in più. La domenica si prendono i punti ma li si guadagnano col lavoro in settimana. E noi siamo pronti per farlo. Ci vuole anche un po’ di fortuna. Con il Verona potevamo perdere, ma anche stravincere la partita con un paio di occasioni non sfruttate. Il troppo amore diventa pericoloso quando nell’occasione si sente il morso della tensione. Bisognerebbe mettere tutto da parte, la Roma è una cosa bella, con tutto il contorno di sciarpe e bandiere che si vede dal centro del campo fino alla punta degli spalti. Se fossimo tutti insieme si avrebbero molte più possibilità”.

Ha notato differenze nell’impatto di giocare in casa e in trasferta?

“La differenza tra giuocare in casa e fuori? I calciatori sono dei ragazzi, soggetti a sentire i cambiamenti degli umori intorno. Sarebbe bene mettere da parte ciò che è successo e tirare le somme a fine anno. Fino a fine anno siamo un’unica cosa tutti: vogliamo bene alla Roma e il sentimento verso la Roma dovrebbe andare oltre le cose momentanee: così i giocatori possono dare il massimo. Le difficoltà sono quelle di giocare in uno stadio fatto bene come quello della Juventus. Vorrò vedere in futuro le partite della Roma in un proprio stadio fatto così. Quello è il modo giusto di fare sport e spettacolo: loro sono stati bravi e stanno raccogliendo i frutti della seconda squadra, che protegge e avvolge i giocatori che vanno in campo”.

In Doumbia ha trovato come in Gervinho la volontà di andare o ha valutato di reintegrarlo?

“Doumbia lo conosco: in Russia quando ci ho giocato contro mi ha creato problemi, è veloce, in area segna. Ha qualche problema a giocare di squadra. Mi è sembrato un discorso già affrontato, tirarlo fuori di nuovo avrebbe potuto creare qualche casino e qualche dubbio in più. Noi il centravanti ce lo abbiamo ed è Dzeko, un giocatore che ha delle qualità. Cosa gli serve per sbloccarsi? Prender in considerazione due movimenti giusti, puntarci e far vedere le sue qualità. Bisogna dargli fiducia”.

Ha detto che vuole una squadra più sbarazzina: come incidere su questo?

“Bisogna azzardare qualcosa in più. Quando abbiamo palla sulla mediana e torniamo dal portiere, diventa più difficile. Facendo il confronto con la Juventus nella partita, loro hanno riportato indietro pochi palloni, noi tantissimi. Ma noi dovremmo giocare a viso aperto con loro: è una cosa da invertire, da cambiare. Attualmente siamo al di sotto delle nostre qualità. I giocatori lo sanno, c’è da mettere sul piatto molto di più individualmente, sono bravi ma stanno giocando al di sotto del loro massimo, me compreso”.