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Cafu su Roma, Totti, lo Scudetto del 2001 e il pallonetto a Nedved...

Cafu su Roma, Totti, lo Scudetto del 2001 e il pallonetto a Nedved...

Il due volte campione del mondo col Brasile nel 1994 e 2002 e difensore della Roma dal 1997 al 2003 con cui ha accumulato 218 presenze e 8 gol e vinto lo Scudetto e la Supercoppa di Lega nel 2001, è intervenuto oggi ai microfoni della radio ufficiale della società

Marcos Cafu, due volte campione del mondo col Brasile nel 1994 e 2002 e difensore della Roma dal 1997 al 2003 con cui ha accumulato 218 presenze e 8 gol e vinto lo Scudetto e la Supercoppa di Lega nel 2001, è intervenuto oggi ai microfoni della radio ufficiale della società dove ha parlato del suo legame con il club giallorosso, della sua stima verso il suo ex compagno di squadra Totti e dei grandi ricordi che ha sulla vittoria del campionato italiano con la squadra di Capello, compreso il gesto tecnico su Nedved nel Derby di quell’anno…

Ciao Marcos, a distanza di anni come è rimasto il tuo legame con Roma?

“E’ un grandissimo rapporto, molto particolare. Ho tanti amici fuori dal campo nella capitale, amicizie che mi sono costruito negli anni in cui ho vestito la maglia della Roma e che coltivo ancora oggi. Ma sono rimasto amico anche con i miei vecchi compagni di squadra. Ho un ottimo ricordo della città e dell'accoglienza che fu riservata a me e alla mia famiglia. Tra l'altro la Roma è sempre stata molto famosa in Brasile perché ha avuto tanti campioni brasiliano e per me era incredibile pensare di essere anche io tra i calciatori brasiliani così conosciuti a Roma”.

Il più grande di tutti è stato Falcao…

“A lui devo tantissimo. E' stato il mio primo allenatore con la Nazionale, mi ha convocato nel 1990 per una partita in Spagna. Lì è iniziata la mia carriera con il Brasile, lui ha creduto subito in me e io gliene sarò per sempre grato”.

Tu hai smesso a 38 anni: cosa pensi quando vedi Totti, a 39, ancora decisivo?

“Totti è un campione, è il simbolo della Roma. A quasi 40 anni ha ancora voglia di giocare, correre, dimostrare di poter essere decisivo. Questo è bello per tutti noi calciatori. Solo noi sappiamo quando è il momento di smettere e cosa ci comunica il nostro corpo. Solo noi ne siamo consapevoli. Il Capitano ha voglia di giocare e di rendersi utile e questo è bellissimo. Io ho giocato fino a 38 anni, ma mica riuscivo ad essere decisivo come lui. Totti sa benissimo cosa deve fare e vederlo ora giocare anche solo per 20-30 minuti è sempre piacevole”.

Sei stato tra i protagonisti dell’anno dello Scudetto: i tuoi ricordi?

“Vincere lo Scudetto con la Roma non è una cosa semplice. Esserci riusciti ci dà un posto di rilievo nella storia del calcio romano e italiano. Quando l'arbitro ha fischiato la fine dell'ultima partita, col Parma, è stato un momento bellissimo. Il coronamento di una stagione non facile, ma di cui alla fine restano bellissimi ricordi, come sempre quando si vince. Vincemmo anche il derby quell’anno: avevamo una squadra forte e consapevole di ciò che voleva. Ricordo tutti i gol dei miei compagni. Ma la cosa più bella fu vedere i tifosi festeggiare per mesi nelle strade, negli uffici, nei negozi e aver regalato loro una grande gioia”.

Il tuo sombrero a Nedved al derby è rimasto nella memoria dei tifosi: lo hai rivisto?

“Ho rivisto tante volte quell'azione. Ogni volta che incontro i tifosi della Roma mi parlano di quel pallonetto, mi chiedono di raccontarlo. E' stata un'azione veloce, rapida, bella da vedere. Nedved è un grandissimo calciatore, ma in quel momento non poteva fare niente”.

Ti aspettiamo a Trigoria, Marcos!

“Grazie. Tornare a Trigoria è sempre un piacere e appena posso verrò sicuramente”.