“Faccio un punto sugli infortunati. Keita è fermo a causa della caviglia sinistra. L’abbiamo ringraziato perché nell’ultima partita si era messo a disposizione per giocare anche se non stava bene, ma in queste settimane abbiamo dovuto tener conto di questa sua situazione e probabilmente non sarà a disposizione domani. Poi c’è Manolas che ha preso una botta al piede e se gli riaffiora un po’ di dolore e va gestito, oggi potrebbe non allenarsi e potrebbe non essere in condizione di partecipare alla partita. Rientrano invece Torosidis, Florenzi, Iago Falque e Uçan. Poi voglio fare i complimenti a Ranieri, perché ha fatto veramente un gran lavoro e non ricordo davvero un’impresa simile”.
Si aspetta un Chievo spensierato o una squadra meno aperta?
“Intanto c’è da dire che i nostri avversari hanno calciatori specialisti per questo tipo di campionato, per trovare la salvezza in modo sicuro e per lavorare in tranquillità. Con loro sei sicuro: ti puoi fidare. Nel Chievo c’è una cultura e una storia che parte da Malesani, in Serie B, che aveva una squadra bellissima sotto l’aspetto della intensità e della tattica, passando per Delneri poi, senza dimenticare il periodo di Corini che a me è piaciuto molto. Maran ora ha modificato qualcosa e ha mantenuto il 4-4-2 anche se schierato con il rombo. Verranno a giocarsi la partita perché gli piace fare così, il loro è un timbro e un marchio del nostro campionato. È difficilissimo batterli e il fatto che siano tranquilli gli dà qualcosa in più, anche se noi abbiamo incontrato avversari forti anche in altre occasioni e non ci cambia molto”.
Strootman è tornato a giocare 90 minuti: come lo ha visto dopo il match di Genova?
“Lui è una macchina, è sempre uguale. Fin da primo giorno in cui è tornato a disposizione nel gruppo è sempre stato uguale, si allena sempre alla stessa maniera. Anche se vuoi far diventare un allenamento meno intenso, Kevin va sempre alla ricerca del massimo, ha bisogno di toccare quel livello per essere la figura che più gli si addice: leader, campione, giocatore che vuol sempre impegnarsi al massimo per raggiungere il massimo. Quando è tornato in campo, dentro se stesso ha avuto anche un aiuto, un segnale che poi aveva lavorato bene: è stata una conferma di quello che ha fatto e ha costituito un premio per il suo impegno. Quando inizialmente gli avevo detto che fosse incluso in lista in Champions e poi non c’è stato più, è venuto in allenamento e ha lavorato allo stesso modo. Fu un errore mio e pensai che potesse essere disturbato, ma sono quelli i momenti in cui ti rendi conto con quale persona hai a che fare. Ha giocato la sua prima partita importante da campione qual è, ai livelli che ci aspetta da lui. Considerato che ci sono altri calciatori forti in quel reparto che hanno giocato a quel livello lì, però, adesso è difficile dire se sarà in campo dal primo minuto: la formazione la farò domani”.
Cosa significa il ritorno del pubblico delle grandi occasioni?
“Significa molto, avevamo nostalgia. Ogni giorno chiedevamo quanti spettatori ci fossero all’Olimpico, essendo abituati a quel tipo di abbraccio. Significa ritrovare un grandissimo amico che precedentemente ti aveva aiutato moltissimo e che per un periodo non ha potuto più aiutarti: poi lo ritrovi ed è un grandissimo piacere. Significa ricominciare con una forza maggiore: quando si ha una squadra forte e una Curva bellissima diventa tutto più facile se si lavora nella stessa direzione, tutti insieme”.
Totti può giocare titolare?
“Secondo me Totti sta incarnando perfettamente la figura che speravo diventasse. In termini di presenza dentro la squadra, nel gruppo, di condizione fisica e in termini di intensità e di qualità negli allenamenti, sta facendo perfettamente quello che volevo e io sono molto soddisfatto del suo contributo”.
Nelle ultime sette partite Dzeko è stato titolare solo una volta: è perché la squadra ha trovato un equilibrio senza di lui o perché da lui è mancata qualcosa?
“Per me contano i risultati della squadra e mi sembra che in 17 partite si siano fatti una quarantina di gol. Se la squadra vince le partite e fa gol io sono a dama. Dzeko l’ho fatto giocare poco, è colpa mia, altrimenti lui avrebbe fatto e dato di più. Ha delle caratteristiche che altri non hanno e se facciamo funzionare le sue con quelle del resto dei calciatori, si hanno dei numeri in più. Lui, comunque, c’è stato in questo periodo, ha fatto il suo. Non l’ho fatto sentire in una situazione molto comoda rispetto agli altri, ma per me contano gli atteggiamenti utili ai risultati della Roma. Lavoro solo in funzione di questo aspetto. Nella squadra non ho parenti”.
Lei che ne pensa dei commenti di Sabatini sulla certezza o meno che certi calciatori rimangano alla Roma in futuro?
“A questi calciatori gli va dato un grandissimo merito di aver portato a casa un risultato quasi impossibile e cioè la certezza aritmetica del terzo posto. Ci siamo creati un’opportunità come quella del secondo e non posso parlare di mercato, portando la testa dei ragazzi da un’altra parte. L’obiettivo della squadra adesso è solo uno. Nel loro modo di stare in panchina, di stare in campo. Un esempio è quando sono andati a fare il proseguo della barriera quando ha calciato la punizione Totti: sono tutti segnali importanti, vuol dire che tutti vogliono dare il loro contributo, è una goduria per un allenatore. Ora sono tutti sintonizzati sulla partita di domani perché è quella che ci permette di raccogliere i frutti degli sforzi fatti in precedenza. Devono tutti rimanere su questo livello di attenzione. La direzione sono loro a indicarla ora: la strada è lì e va solo percorsa. L’impossibile a volte succede. Noi ci siamo creati quest’opportunità e come dice il Califfo tutto il resto è noia”.
Ci dà un giudizio su Paredes, Sanabria e Iturbe: tre calciatori ora in prestito e che torneranno alla Roma al termine della stagione?
“Sono tre buoni calciatori, lo hanno fatto vedere in precedenza, a volte capita di vivere un periodo bello o un periodo brutto in questo tipo di lavoro, però sono tutti e tre calciatori di valore che verranno valutati bene. Noi abbiamo uno specialista come Sabatini in fatto di mercato, che sa far bene il suo lavoro e lo facciamo fare a lui. Voglio vedere cosa sarà questa mossa del “gatto maculato” di cui ha parlato (ride, ndr). È giusto che faccia i suoi movimenti, le sue prove e le sue indagini. Io sono dentro il campo, dove voglio riuscire a far funzionare tutti insieme i ragazzi e questa squadra. Sono loro che poi determinano il risultato, ma bisogna farli funzionare tutti insieme”.
Il gap con la Juventus è legato alla mentalità e al carattere?
“I calciatori devono avere tecnica, ma anche carattere per poter completare il tutto. Noi qualche passo in avanti da quel punto di vista lo dobbiamo fare. Abbiamo riacquisito l’approccio di calciatori che possono dare tanto. Sta migliorando anche Castan, un giocatore che se sta bene durante gli allenamenti ti fa avvertire il suo peso e così il livello caratteriale sale per tutti. Strootman l’ho già citato, De Rossi ha fatto bene in durante la partita contro il Genoa, Pjanic è un giocatore che le sue responsabilità se le prende e diventa leader del gruppo. Di leader ne abbiamo bisogno più di uno. Questo aspetto è quello che dobbiamo ancora migliorare, quando andiamo a guardare la Juve. Hanno giocatori tutti dello stesso livello e Allegri è stato bravissimo a cambiare anche schema tattico della squadra, hanno giocato a tre o a quattro, ha cambiato le partite, i giocatori sanno metter in pratica quello che lui chiede in un attimo. Secondo me, però, ce ne sono anche tante di squadre con cui confrontarsi, per esempio anche il Napoli è forte. Anche l’Inter e il Milan lo sono. Non bisogna vedere solo quelle che ti arrivano davanti. Queste citate sono tutte forti, poi serve trovare la chiave per riuscire a far funzionare al meglio la squadra. Chiunque può arrivarti davanti, ma dipende da come lavori e dal clima che ti crei intorno. Dipende dal livello di professionalità usata in maniera continuativa durante gli allenamenti e anche aa casa. Dipende da tanti fattori. Quando sono tutti coinvolti come in questo momento è la nostra squadra, si vive un momento bellissimo e ci sta anche di passare avanti a chiunque. Ma non è detto che non sei più o meno forte degli altri, è segno che stai facendo funzionare al massimo la tua squadra”.
Qual è il ruolo ideale di Florenzi?
“Non so proprio quale sia il suo ruolo migliore. Se giocasse alto prenderebbe il posto di El Shaarawy o di Salah. E ci sa stare. Quando lo usi basso non è un difensore vero e proprio, ma costringe l’avversario di reparto a fare cose diverse e poi viene davanti a sommare, a dare qualche numero in più rispetto a quello che fa Salah. Può giocare da molte parti. Questo è un merito, è una qualità che serve alla squadra. Ne va tenuto conto perché bisogna cercar di far quadrare la forza della squadra, se riesci a far essere più forte un collettivo arrivi un po’ più in là. Di strada ne abbiamo fatta e i fatti dicono che tantissimo non abbiamo sbagliato, poi è chiaro che potremmo fare ancora meglio e questi aspetti li guarderemo. Florenzi va tenuto in considerazione per tre ruoli perché li sa fare in maniera eccellente tutti e tre: basso, alto e centrocampista”.