“Prima di iniziare faccio un punto sugli infortunati: oltre a Gyomber, non ci sarà Vainqueur domani: ha subito un affaticamento all‘adduttore e con dispiacere non ce l’ha fatta a recuperare. Tutti e due riinizieranno all’incirca a metà della prossima settimana. Poi ci sono un altro paio di situazioni non chiarissime ma gestibilissime se non peggiorano oggi. Per il resto sono quindi tutti a disposizione”.
È un’emozione particolare tornare in panchina al derby?
“È vero e viene trasferita da quella che è la passione per questa partita e per questa squadra, che naturalmente ti coinvolge se lavori in questa città. Però noi abbiamo anche altri obiettivi e dobbiamo essere bravi a saper gestire quelle le emozioni guardando anche i nostri traguardi stagionali”.
Dopo gli impegni dei Nazionali, come arriva la squadra al Derby e a questo sprint di fine stagione?
“Al Derby ci arriviamo bene, però mi sarebbe piaciuto giocarlo ad armi pari e cioè che anche loro avessero avuto altri obiettivi ai quali pensare in questo momento della stagione. Sento parlare di differenze: io non lo so chi ci arriva meglio, ma so che per loro noi siamo l’unica ragione. Noi, invece, ne abbiamo anche altre. Spero che i miei giocatori siano beai ad essere forti nella testa a saper gestire queste alte cose oltre che il Derby.
Come risponderebbe al sondaggio Totti titolare o no al Derby?
“Se penso a un sondaggio anche io lo farei giocare. Poi se gioca, di sicuro ha la fascia di Capitano. Ci sono tanti sondaggi che si possono fare, però gli amanti del calcio hanno ragione a essere appassionati delle belle giocate o delle belle storie di calcio e per questo motivo sarebbe giusto vederlo in campo giocare questa partita qui perché poi lui ha sempre fatto vedere delle grandi giocate nei Derby. È chiaro però che da allenatore bisogna scindere un po’ quella che è l’emozione e la passione per lo sport e andare a considerare tante cose, che io spero di fare nella maniera giusta, perché è una partita importante e un risultato importante, noi dobbiamo inseguire incessantemente quello che è l’obiettivo e cioè la Champions”.
Sono passati solo 14 mesi dalla doppietta di Totti nel Derby. Cosa è cambiato?
“Io ora le rispondo come ho risposto prima, anche se avevo detto che su Totti non avrei più risposto. Perché sennò si diventa un po’ monotoni. Analizzare una partita o guardare una partita sono due concetti differenti: l’analisi della partita tiene conto di situazioni che gli addetti ai lavori probabilmente da sentimentali e passionali non sanno vedere, perché Francesco le giocate le farà sempre. Se si tratta di giocate glie lo possiamo fare di altri cinque o sei anni il contratto, perché il piede gli rimane quello: sono altre le cose che devono essere considerate. Chi gli dice nel primo tempo di quella partita la Roma è andata sotto di due gol perché non aveva l’apporto di un calciatore a coprire degli spazi? Da un punto di vista mio la gestione di una partita diventa fondamentale e per tenere un pallino del gioco bisogna tenere la palla e correre senza la palla è la fatica più grande che si fa in una partita di calcio. Poi Totti quando ha la palla sul piede la mette come vuole, se vedi gli allenamenti è un piacere. Ma come si fa quando la palla la hanno gli altri? Totti è un passionale, quando entra in campo mette subito la palla all’incrocio dei pali. Conosce quello, metterla là, la forza la qualità, la precisione, non ci sono tanti preamboli o situazioni da dovergli mettere attorno. Lui vuole il contatto con la palla, con l’attrezzo”.
“Io di Totti ne voglio 15. Voglio gente forte come Totti e sembra che voi ne abbiate l’interesse a farne giocare uno. E lavoro per averne 15 forti come lui. Io devo far bene il mio di ruolo e non vado a interferire in altre posizioni, proprio perché è Totti è una questione delicata. Io non voglio essere messo dentro quella che è la storia di Totti: è un’altra cosa. È facile. Io debbo gestire la squadra dal punto di vista tecnico-tattico, per avere risultati che sono per noi fondamentali. Se la squadra funziona devo dare forza anche agli altri. Attraverso la crescita poi si trova il confronto di livello contro qualsiasi avversario. Io gestisco questo aspetto, sul quale non voglio interferenze perché la responsabilità è la mia. Su altri aspetti non voglio interferenze sul rapporto tra Società e Totti, perché devono dirsi tutto tra loro sul grandissimo passato avuto da Francesco in questa società. Io non devo interferire su questo aspetto”.
È deluso dalla mancata presenza della Sud allo Stadio?
“Prima di tutto mi dispiace quando vedo sui giornali certi numeri sulla previsione delle presenze del Derby. Mi sarebbe piaciuto sentire parlare di un progetto di stadio pieno. Mettiamoci tutti seduti per trovare le componenti per riuscire a riempire l’Olimpico, chiunque ci giochi. Personalmente mi adopererò per quelle che sono le mie possibilità per conoscere più cose e chiederò di poter parlare con Gabrielli per conoscere meglio la situazione, per conoscere meglio le componenti. Però sicuramente mi dispiace e penso che per i nostri tifosi sia un sacrificio enorme. Io ne ho visiti di Derby, l’ho visto lo stadio, l’ho vista la Curva Sud. Per la dipendenza da Roma che si ha in questo ambiente mi sembra difficile che ne possano farne a meno. Capisco il loro sacrificio, dunque. Poi sento parlare che a giugno si troverà la soluzione, ma bisogna trovarla prima perché noi tutti la vogliamo. Il Derby fa battere le mani, però fa battere molto di più i cuori. E i cuori quando battono fanno lo stesso rumore, anche da Testaccio, quindi da questo punto di vista noi avremo lo stesso sentimento e lo stesso apporto per questo Derby perché sappiamo bene quanti cuori batteranno per questa Roma”.
La Lazio finora ha fatto meglio contro squadre forti e domani sarete voi a dover fare la partita. Come vi approcciate a una sfida del genere?
“Noi cercheremo di vincere la partita, loro sono una buona squadra e hanno offerto buone prestazioni contro grandi avversarie perché hanno una buona rosa. Hanno un grandissimo allenatore, Stefano Pioli, che conosco e ho visto lavorare: è un professionista di prima qualità e la squadra grazie alle sue indicazioni saprà sicuramente come comportarsi in campo. Ma noi dovremo fare la partita oltre che vincerla, perché abbiamo quella mira lì: essere una squadra che si confronta con tutti con l‘idea di vincere la partita”.
Quanto è difficile pensare che oltre a Totti potrebbe tenere in panchina anche De Rossi?
“Da un mio punto di vista mio è molto più facile per quello che poi potrebbe sembrare. Io tento di far giocare i migliori, lo dice l’inno della Champions e per aspirare a quella competizione alla quale vogliamo partecipare assolutamente, dobbiamo pensare sempre a quella competizione, la Roma deve esserci stabilmente. Questo deve essere l’obiettivo e il traguardo di sempre. Daniele ha fatto dei buonissimi allenamenti ultimamente, vedi quello di ieri: niente è scontato, Daniele può essere negli undici ma bisogna valutare bene l’equilibrio di squadra, quello che propongono anche altri calciatori che hanno lo stesso ruolo suo. Io ho una rosa a disposizione e devo fare attenzione anche agli altri. De Rossi conosce il modo di pensare di un allenatore, quindi io sono tranquillissimo”.
In alcuni suoi derby con lei in panchina c’è stato un approccio sbagliato all’inizio: come sei evita questo errore?
“Io con i Derby sono in parità, tra vinti persi e pareggiati. Devo accettare il verdetto del campo, anche se ricordo bene gli episodi di quelle partite che non sono andate bene. In certi casi la squadra subì da un punto di vista di nervosismo perché entravano troppo contratti e perché forse erano poco consapevoli della loro forza. A me sembra che questa squadra sia consapevole della sua forza, che ne abbia preso coscienza e che non farà errori di nessun genere. Loro però sono una buona squadra e possono avere la meglio in certe situazioni della partita. Noi in precedenza in quegli anni lì abbiamo fatto un buon risultato e abbiamo ricevuto una grande spinta. Ne uscimmo in difficoltà e poi ci sono stati altri derby in cui abbiamo avuto enormi spinte, come ad esempio le undici vittorie.
Meglio normalizzare questa partita oppure caricarla?
“Abbiamo anche altre attenzioni, vogliamo avere altri confronti di livello. Vogliamo aprirci e vedere cosa c’è più in là, il confronto con l’Europa calcistica. Poi è chiaro che questo diventa un passaggio importantissimo però per noi il Derby non deve essere l’unica ragione di esistere”.
Nel cambiare la cultura di questa squadra la Roma deve diventare un punto di arrivo per la carriera dei calciatori?
“I giocatori lo sanno bene. Possono stare tranquilli, che non disperdano energie in questo senso. Prima di tutto da qui alla fine del campionato su quella che è la ragione di vita dei risultati della Roma, poi chi vuole andar via va via. Capiterà che sceglieremo qualcuno da mandar via e loro potranno star tranquilli, già lo sanno, non ci sono problemi. Chi ha mire importanti, prima di tutto deve giocare da calciatore importante, perché poi se ritieni di essere bravo devi far vedere di essere bravo e allo stesso tempo, quando si arriva in fondo, uno esprime le proprie ambizioni, che sono giuste. Verranno accontentati per dove vorranno andare. Non si può legare a nessuno. Si è sempre giocato a pallone e sempre si giocherà. L’obiettivo nostro è quello di avere gente che lotta per arrivare a quei risultati di cui abbiamo sempre parlato”.
Nainggolan ha detto che la Roma non è inferiore a Juve e Napoli.
“Allora vuol dire che se lui ha constatato questo e la distanza è quella lì, bisogna mettere qualcosa di più sul piatto per colmare quel vuoto. Se lui dice di essere alla pari di qualcuno che è davanti a noi vuol dire che abbiamo lasciato qualcosa”.