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6 cose che abbiamo imparato dal pareggio per 1-1 contro il Porto

Sei cose che abbiamo imparato dal pareggio per 1-1 contro il Porto

La squadra di Spalletti torna a Roma con un pareggio e un importantissimo gol in trasferta: questo il bilancio della durissima gara d’andata disputata ieri in Portogallo. Edward Stratmann individua sei punti di discussione...

La partenza lanciata

Nella prima gara ufficiale della stagione, l’approccio della Roma ha fatto subito presagire qualcosa di positivo, con i giallorossi a controllare abilmente il pallone e a dettare efficacemente passaggi e temi di gioco. Aiutati dal movimento degli attaccanti, in particolare Radjia Nainggolan, Diego Perotti e Mohamed Salah, gli ospiti hanno lavorato ai fianchi la difesa avversaria per trovare gli spazi giusti, opera culminata meritatamente con la rete del vantaggio giunta al 21º minuto del primo tempo.

Lo spirito guerriero

Dopo che la Roma è passata in vantaggio al minuto 21 della gara, a causa di un autogol di Felipe, tutto sembrava andare come previsto nella fondamentale gara di andata dei preliminari di Champions League contro il Porto. Ma al 41º minuto l’espulsione di Thomas Vermaelen ha costretto la formazione di Spalletti a giocare in inferiorità numerica per il resto della partita. C’è da dire, però, che i giallorossi hanno battagliato per tutta la gara per portare a casa il preziodo pareggio, dimostrando quello spirito guerriero che la scorsa stagione ha consentito alla squadra di Spalletti di reagire in più occasioni alle situazioni avverse.

“Giocare quasi 60 minuti in dieci uomini ci è costato moltissime energie” – ha spiegato nel dopo partita un esausto Nainggolan. “Abbiamo lottato, nel secondo tempo abbiamo fatto più fatica ma è normale. Non si può essere al 100% alla prima partita della stagione ma abbiamo corso molto. Abbiamo fatto risultato e ora sta a noi completare l’opera in casa”.

La partenza lanciata

La flessibilità del modulo

Se la formazione ufficiale consegnata da Spalletti indicava che il tecnico toscano avrebbe utilizzato il consueto 4-3-3, è stato interessante notare come la Roma passasse con frequenza a un modulo che assomigliava spesso e volentieri a un 4-2-3-1 a seconda della posizione di Nainggolan. Al belga era stata chiaramente concessa la licenza di spingere in avanti e occupare le posizioni proprie dei numeri 10, così da aggiungere un’ulteriore minaccia al reparto arretrato portoghese. Questo accorgimento tattico ha funzionato bene, poiché la qualità di Nainggolan palla al piede e il suo eccellente senso della posizione hanno creato spazi per lui e per i suoi compagni di squadra.

La flessibilità del modulo

I movimenti di Perotti

È stato importante notare che, durante le frequenti avanzate di Nainggolan, Perotti, l’esterno sinistro giallorosso controbilanciava in maniera intelligente i movimenti del belga, scalando a centrocampista centrale, al fine di assicurare la presenza di tre giocatori della Roma al centro del campo. Questo ha consentito alla Roma di mantenere il possesso di palla e a Nainggolan di sganciarsi, contribuendo inoltre al dominio giallorosso della prima metà di gara.

Salah e Dzeko

Un altro aspetto da sottolineare è l’intesa tra Salah ed Edin Dzeko, che hanno dimostrato di capirsi alla perfezione. Tale intesa si è notata, ad esempio, quando Dzeko vedeva Salah avanzare sulla destra e si proponeva immediatamente per ricevere il passaggio. Quindi, dopo che il pallone era stato recapitato sui piedi del bosniaco, il giocatore egiziano continuava la sua progressione e Dzeko assecondava le sue corse scambiando nuovamente con lui. La fluidità e l’efficienza di questi scambi spesso non consentivano agli avversari di trovare contromisure.

In poche parole, i due sono stati costantemente una spina nel fianco per il Porto e gli uomini di Nuno Espirito Santo hanno faticato nel tenerli, soprattutto all’inizio. Il fatto che Dzeko abbia vinto 16 duelli testimonia la bontà della sua prestazione.

Da sottolineare, inoltre, sono gli sforzi difensivi dei due dopo che i giallorossi si sono trovati in inferiorità numerica, cosa evidenziata anche da Spalletti dopo la gara. “Dzeko ha fatto un’ottima partita, così come Salah. Nel secondo tempo si sono entrambi sacrificati per la squadra svolgendo compiti difensivi” – ha dichiarato l’allenatore.

ddr

L’influenza di De Rossi

Daniele ha ancora una volta messo in campo grinta, determinazione e intelligenza. Dal punto di vista difensivo, non ha mai mancato di fare il consueto lavoro sporco e di venire in aiuto dei difensori. In fase offensiva, invece, De Rossi ha come sempre distribuito palloni in maniera efficiente, in una partita in cui il capitano ha fatto registrare 53 passaggi tentati, più di ogni altro giocatore della Roma. Anche a 33 anni, De Rossi ha dimostrato perché la sua esperienza, la sua leadership e la sua conoscenza del gioco possano ancora tornare utili alla sua amata Roma.