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Falcao: “La Roma è una squadra grande che deve pensare in grande”


Secondo molti fu proprio l’arrivo di Paulo Roberto Falcao nel 1980 a fare della Roma una grande squadra. Oggi, a quasi 40 anni di distanza, secondo la leggenda brasiliana, il club giallorosso ha ancora le carte in regola per competere ai massimi livelli

“La Roma è una squadra grande che deve pensare in grande”, ha dichiarato il Divino nella conferenza stampa tenutasi oggi a Trigoria, in occasione della presentazione del docufilm “Chiedi chi era Falcao”, prodotto da Roma Studio e che sarà trasmesso per la prima volta su Roma TV giovedì alle 22:00.

“Pensare in grande vuol dire anche avere un proprio stadio, come club del calibro di Real Madrid e Barcellona. È importante avere una casa, una casa tutta tua. Ho letto polemiche in cui non voglio entrare. Ma io riconosco che è importante entrare in uno stadio tutto tuo, questa potrebbe essere la ciliegina sulla torta. Con uno stadio la Roma potrebbe essere ancora più grande”.

Falcao ha ricordato il suo arrivo nella Capitale: “Per me questo è un momento speciale. All’epoca era molto difficile per un brasiliano essere l’unico straniero in squadra. Ho avuto la fortuna di avere un allenatore, Liedholm, che mi ha aiutato molto. Non era facile combattere con tante squadre potenti politicamente all’ora. Quella squadra riuscì a conquistare in poco tempo la simpatica grazie al bel calcio che giocava. Tutto anche grazie alla capacità del presidente Viola e di Liedholm, figura straordinaria per tutta la squadra”.

“Tutte le difficoltà dell’epoca hanno dato consistenza e le condizioni di iniziare a fare una squadra grande. Siamo diventati una squadra simpatica. Cosa più importante per me: la Roma non vinceva il campionato da 40 anni e quella fu la grande sfida. Bisogna saper rischiare. Io venivo dall’Internacional che aveva vinto tutto. Qui ho trovato una squadra adatta e una squadra che mi ha dato tutte le condizioni che avevo in Brasile. Sono venuto qui con il corpo e con la testa”.

“Quando al primo anno abbiamo quasi vinto lo Scudetto la squadra ha iniziato a diventare grande”.

falcao

Trentacinque anni dopo c’è sempre la sfida tra Roma e Juve: trovi sia ancora difficile combatterla?

“Parliamo di una squadra fortissima, come ai tempi. La vittoria fu straordinaria all’epoca, siamo riusciti a battere la Juventus che aveva metà squadra in Nazionale italiana. Questa fu la grande vittoria della Roma. Oggi c’è sempre questa lotta ed è bello che sia così”.

Ti fa più piacere ricevere l’affetto dei padri o dei giovani?

“L’amore non si definisce, non è una cosa facile da definire. Quello che mi ha sempre colpito è stato questo, trovare una persona che mi ha visto giocare e vincere lo Scudetto è normale. Però un ragazzo di 20 o 21 anni all’epoca non era nemmeno nato e sicuramente questo riconoscimento mi fa molto piacere”.

Sei ricordato soprattutto per la mentalità che hai portato nel gruppo. Se volessi spiegare come si porta la mentalità vincente in un gruppo come lo spiegheresti?

“La Roma aveva già una mentalità vincente, ma era sempre difficile giocare contro il nord. Io ero sicuro della capacità dei giocatori che avevo accanto, una partita non si vince o si perde prima. Avevamo Bruno Conti, che aveva le capacità tecniche di un giocatore brasiliano. Una squadra che dava 7 poteva dare 8 o 9. Questo è stato il mio contributo. Bruno era più tecnico di me, Agostino tirava più forte di me, Vierchowod era più veloce di me, c’era Carletto (Ancelotti)…siamo riusciti a formare una squadra che poteva vincere. Il mio contributo è stato questo: far capire a tutti che si potevano vincere le partite e arrivare allo Scudetto”.

Quanti passi avanti ha fatto la Roma secondo lei dal 1980 a oggi?

“Difficile dirlo, ma sicuramente tanti. Questa struttura è al top, ha tutte le possibilità di fare dei bellissimi risultati. All’epoca il risultato si costruiva sul campo, oggi invece si può cominciare a costruire una vittoria anche fuori. C’è la possibilità di conoscere giocatori meglio, senza pensare al singolo momento ma pensando al futuro: questo devono fare le grandi squadre. Vedo una Trigoria diversa, che profuma di vittoria”.

falcao

La ragnatela che vi insegnò Liedhlom ha delle somiglianze con il tiki taka di Guardiola messo in piedi al Barcellona?

“Tutte le squadre italiane negli Anni 80 giocavano con la marcatura a uomo e Liedholm voleva cambiare, passando a zona: cosa molto difficile. È lui che ha portato il calcio a zona in Italia, con il fuorigioco. Sacchi poi ha applicato il pressing a quel tipo di calcio. Avevamo Bruno e Agostini bravi con la palla e Liedholm ci chiedeva il possesso. Pruzzo era un giocatore di area, io riuscivo a organizzare un po’, c’era la velocità di Nela, Maldera, Marangon, Oddi, Nappi…ognuno faceva le cose giuste nel suo ruolo e fatte bene. Verticalizzavamo anche, non giocavamo solo laterale. Era una squadra che giocava bene: abbiamo vinto meno di quello che potevamo vincere”.

Nel video c’è un suo inchino alla Curva Sud: che effetto fa vedere le partite della Roma in cui non c’è più tanta gente?

“Per me è molto brutto, la Sud era sempre con noi e non solo all’Olimpico. “La Roma non si discute, si ama”, loro portano sempre questo motto in trasferta. Spero si possano mettere d’accordo e tornare. Lo dico senza conoscere bene il perché, non sarebbe onesto e serio parlare di qualcosa che non so. L’unica cosa che so dire è che la Curva Sud manca tanto e mi auguro possa tornare”.

All’incontro con la stampa era presente anche il Direttore Genereale della Roma Mauro Baldissoni, che ha parlato così della leggenda giallorossa: “Quella in cui arrivò Falcao negli Anni 80 era una squadra piena di talento che aveva il bisogno di sentirsi importante e forte e credo che sia indubbio che l’arrivo di Paulo ha realizzato esattamente questo, il far sentire tutti quei grandi giocatori forti”.

“Non può esserci futuro senza passato”, ha proseguito Baldissoni. “Dobbiamo recuperare i nostri valori. È importante il sentimento tra tifosi e giocatori che scendono in campo: è sempre stata questa la vera essenza della Roma, indipendentemente da quello che si vince. Con il progetto della Hall of Fame abbiamo voluto recuperare il valore di alcuni protagonisti e sono contento di vederne alcuni in prima fila oggi. Il pregio di tutto questo sforzo è quello di avere di nuovo a fianco a noi alcuni di loro”.