“Mi manca un piccolo dettaglio per dare il mio giudizio sulla vittoria del girone in Champions League: la partita di domenica a Verona”, ha dichiarato il direttore sportivo. “Tutti sappiamo che dopo un grande successo a Roma c’è il rischio di accontentarsi. Se faremo una buona partita a Verona e vinceremo sarò più contento che dopo la partita con il Qarabag. Sarebbe uno step importante nella crescita della società”.
Il dirigente giallorosso ha partecipato quest’oggi all’evento di presentazione del libro: "Monchi, il Re Mida del calcio mondiale", che ripercorre i segreti del suo lavoro e ha risposto ad alcune domande da parte della stampa.
“Quello che abbiamo fatto nel girone è bellissimo ma non possiamo fermarci qui. Dobbiamo continuare per raggiungere quello che i tifosi chiedono. Credo che il tifoso sia contento della fase a gironi ma si aspetta qualcosa in più e domenica sarà un esame. Può essere uno dei momenti più importanti del campionato”.
In che momento avete deciso che Di Francesco sarebbe stato l’uomo giusto per la Roma?
“Qui c’è un testimone: Mauro Baldissoni. Lui conosce la mia impressione la prima volta in cui abbiamo parlato con Eusebio. Quando sono uscito da quell’incontro mi ero convinto che Eusebio sarebbe stato perfetto per il nostro progetto. Siamo molto soddisfatti di Eusebio. Abbiamo fatto una scelta importante. Abbiamo fiducia in lui”.
Una delle sue strategie è mantenere i pilastri della squadra: qual è stato finora il rinnovo più difficile? E quanto manca a quello di Florenzi?
“Difficile nessuno. Tutti volevano restare qui, Daniele, Kevin, Radja, Federico, Kostas e Diego: tutti volevano restare. Questo rende le cose più facile. Se il calciatore vuole andare via invece è impossibile. È anche un merito della società. Tutti avevano possibilità d andare in squadre importanti: questo dice molto della crescita della società. Quello di Florenzi è il prossimo obiettivo”.
Quanto sente sua questa Roma?
“Io sono della Roma, la Roma non è mia. Sono fortunato di essere arrivato in una squadra in cui prima di me ha avuto uno dei migliori DS del calcio italiano. Quando ho iniziato a Siviglia non c’era nulla, qui c’erano già grandi giocatori. La domanda è quanto potrò apportare io alla Roma”.
Avrebbe preferito avere Totti come calciatore o ora come dirigente?
“Tutti i direttori sportivi del mondo lo vorrebbero come giocatore. Ma una volta che ha smesso da giocatore, mi ritengo fortunato a lavorare insieme a lui. Mi porta a conoscere tante cose di Roma che sono importanti per me. E credo che lui sia contento accanto a me. Inizia a conoscere qualcosa che per lui è nuova, dopo un percorso incredibile da calciatore. Possiamo continuare insieme e fare cose importanti per la Roma”.
Perché ha scelto di venire alla Roma?
“Ho immaginato che qui avrei potuto trovare un posto simile a Siviglia in cui lavorare. Dopo questi mesi posso dire di non aver sbagliato. È vero, ho ricevuto delle proposte da squadre importanti. Ma avevo dato la mia parola ed ero convinto che Roma fosse il posto più interessante e adatto al mio modo di lavorare”.
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